E' stato bello?
Luigi Manconi
politicamente correttissimo
1-      Dai, è finita, su. È inutile ora cincischiare. È andata così. E’ stato bello (per voi), ma non è durata. Se solo uno pensa che le due più strenue battaglie del centro-destra – condotte sul piano ideologico e, allo stesso tempo, sul piano performativo – sono state quelle sul Testamento biologico e sulle intercettazioni, c’è da ridere.
Dalla prima è venuto fuori, approvato dal solo Senato, un testo che costituisce la lesione più profonda mai inferta al nostro ordinamento giuridico: e ora, tutto ciò è come archiviato, azzerato, evaporato. Dalla seconda battaglia è derivata una leggina, una cacatina simil-giuridica da fare impallidire un giure consulto come Roberto Calderoli, e già Silvio Berlusconi ne ha preso congedo. Tutto finito. Ne valeva la pena, caro direttore? Valeva la pena che lei si infervorasse a tal punto da strapazzare la mia amica Claudia Fusani? Valeva la pena fare fuoco e fiamme, e in nome del garantismo? Pensa davvero che lo meritino quei birbanti le cui garanzie lei giustamente (sì, ho scritto: giustamente) tutela? Perché da qui non si sfugge: e invece, lei, da qui si tiene un po’ alla larga, fa melina, indulge nel ticchete e tocchete. Mi spiego: io non ho alcuna difficoltà ad assumere posizioni inflessibilmente garantiste nei confronti, che so?, di Denis Verdini e, mi voglio rovinare, di Flavio Carboni (lo faccio, si figuri, nei confronti di Giorgia Ricci, in custodia cautelare dal febbraio 2010, affetta da sclerosi multipla attiva, impresentabile socialmente e ignorata da tutti, ma proprio da tutti). E non chiedo contropartite. Come già mi è capitato di scrivere, il garantismo è un assoluto. Ma - affermato che un indagato è niente più che un indagato, innocentissimo fino a prova contraria -  è mai possibile che non ci sia un solo esponente del Pdl capace di affermare che tanta doverosa intransigenza garantista andrebbe applicata anche a chi non è coordinatore del Pdl e nemmeno parlamentare e nemmeno iscritto alla Confindustria? E dunque quelle stesse garanzie andrebbero assicurate agli eritrei respinti dall’Italia e perseguitati in Libia, così come ai detenuti anonimi, che dispongono di uno spazio di 2,50 metri quadri a testa. Vede, i giustizialisti di sinistra (ce ne sono, o quanti ce ne sono) hanno un vantaggio rispetto a quelli di destra: sono forcaioli nella stessa truce misura verso Stefano Mazzitelli, dirigente della Telecom Sparkle, e verso Ben Asri Sabri, inerpicato per cinque giorni sul tetto del Cie di Torino.


2-  Credo di avere incontrato una sola volta il ministro Sandro Bondi, nel 2001 o nel 2002. Sottoponevo, in quei giorni, ad alcuni esponenti politici di sicura ispirazione cattolica un testo favorevole a una legge sul Testamento biologico. Il testo in questione non entrava nei dettagli, ma si limitava a illustrare le ragioni cliniche, sociali e morali che possono motivare una normativa sulle Dichiarazioni anticipate di volontà. Il colloquio con Bondi si svolse in un clima discreto e ovattato, in un’atmosfera di reciproca gentilezza e attenzione, con toni misurati e argomenti pacati. Bondi, dopo alcuni giorni di riflessione, firmò quel testo (unitamente ad altri esponenti cattolici). La memoria di quell’incontro mi consegna l’immagine assai singolare di un uomo così assolutamente innocente da poter commettere qualunque atto e così incondizionatamente ingenuo da poter sostenere qualunque alterazione della verità. Capisco che utilizzare per Bondi le categorie di innocenza e ingenuità risulti incomprensibile, e non solo agli occhi della mia parte politica, eppure sono seriamente convinto di quanto affermo. C’è, in Bondi, una singolarissima doppiezza, che non è precisamente ipocrisia. Si tratta, piuttosto, di una vera e propria scissione tra due percezioni del mondo: quella in cui si muove, certo senza soverchia abilità, come dirigente politico tra altri dirigenti e militanti politici; e quella in cui procede goffamente, quasi a tentoni, come un musiliano “uomo senza qualità”, preda dello spirito del tempo e della  sua insensatezza. Scrive Bondi (il Foglio 28 luglio): “ho provato un senso di angoscia e di turbamento” per tante cause: ad esempio per “la barbarie della politica dell’amico-nemico” e per le “propalazioni di insinuazioni e notizie inventate di sana pianta”. Per qualche ragione che mi riesce imperscrutabile, tendo a credere al suo “turbamento”, ma poi ecco – indocile – quella mia curiosità: ma come è potuto accadere che a Silvio Berlusconi capitassero per le mani, in una incalzante e micidiale successione, le trascrizioni delle telefonate di Piero Fassino, il filmato dell’incontro tra Piero Marrazzo e le trans, un dossier contro Stefano Caldoro, e chissà cos’altro ancora? È questo, forse,  “l’abisso in cui siamo precipitati” (Sandro Bondi, ibidem).

il Foglio 3 agosto 2010
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