Slovenia, via libera ai matrimoni tra gay

di Mauro Manzin
TRIESTE Il governo sloveno ha sottoposto al Parlamento un nuovo disegno di legge sulla famiglia che tra l'altro definisce quale "unione familiare" le convivenze registrate di coppie omosessuali riconoscendo loro anche il diritto all'adozione dei bambini.

"Non intendiamo creare nuove forme di famiglia, ma riconoscere quello che nella realtà già esiste e la famiglia tradizionale godrà anche in futuro del pieno appoggio e della protezione dello Stato", ha dichiarato il ministro della famiglia e della previdenza sociale Ivan Svetlik.

La proposta di legge è stata accolta dopo un lungo dibattito pubblico, gode dell'appoggio dell'intero governo che intende difenderlo nonostante il netto dissenso espresso dall'opposizione di centro-destra e della Chiesa cattolica che hanno annunciato, nel caso venisse approvato, iniziative referendarie per la sua abrogazione.

Secondo Svetlik un terzo delle unioni in Slovenia sono 'atipiche', ovvero forme di famiglia non tradizionali e tutte verranno equiparate alla famiglia tradizionale. L'obbligo di riconoscere alle coppie gay e lesbiche la definizione di 'unione familiare' e il diritto di adozione deriva dalla decisione, secondo Svetlik, della Corte costituzionale che ha definito discriminatoria l'attuale legge sulle coppie omosessuali. Il ministro fa riferimento anche alla legislazione europea e sulle sentenze applicate da diversi tribunali in Slovenia. "Vogliamo semplicemente rendere legale la nuova prasi che negli ultimi 35 anni è sorta nelle famiglie slovene - precisa ancora il ministro - con la nascita di gruppi famigliari atipici che hanno raggiunto la ragguardevole cifra di un terzo delle unioni famigliari".

Pronta e dura la reazione della Chiesa che ha nettamente bocciato il disegno di legge approvato dal governo di centrosinistra guidato da Borut Pahor. Pesanti anche le reazioni dell’opposizione che sta già pensando a indire un referendum abrogativo della legge se questa venisse approvata (si parla della prossima primavera) dal Parlamento. Infatti, in questo caso non occorrerebbe raccogliere le 40mila firme previste per la consultazione popolare. Basterebbe la firma di dieci parlamentari e la maggioranza semplice in Parlamento, oppure la firma di 30 deputati senza alcun passaggio parlamentare.

"Sono rattristato - commenta il deputato del Partito democratico dell’ex premier Jansa (centrodestra), France Cukjati - che di fronte a un argomento così delicato il governo si ostina ad andare contro quello che è il consenso sociale e antepone il diritto delle coppie omosessuali al diritto dei bambini. In Parlamento - conclude - presenteremo molti emendamenti, ma se ciò non basterà allora daremo battaglia con il referendum".
(18 dicembre 2009)
La Repubblica
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