Legge bavaglio, l'informazione e le regole
Luigi Manconi

Ai fini delle indagini - e della repressione del crimine – che utilità ha sapere se il Gentiluomo del Papa, Angelo Balducci, prediliga gli amplessi eterosessuale o quelli omosessuali?
Nessuna utilità, ovviamente, e tuttavia di quelle preferenze sessuali siamo stati meticolosamente messi a conoscenza, così come del tenore dei rapporti  tra Anna Falchi e Stefano Ricucci e, ancora, delle piccole miserie e degli  ordinari affanni  di tanti intercettati senza infamia e senza lode; e di quelli con molta infamia. Insomma, l’attuale legge sulle intercettazioni telefoniche  consente –  o non è in grado di impedire efficacemente – tante iniquità, grandi e piccole. Ma sarebbe bastato – questo è il punto – intervenire tassativamente e severamente su alcune contraddizioni della attuale normativa per ottenere una disciplina rigorosa e intelligente. Si sarebbe potuto prevedere, ad esempio, la distruzione di tutte le trascrizioni irrilevanti.  Così non è stato fatto e il risultato è un orribile pastrocchio, destinato probabilmente a produrre danni senza nemmeno soddisfare le intenzioni di chi lo ha pervicacemente voluto. All’origine c’è una truffa: quale mai sarebbe, infatti, il collegamento tra la necessità di offrire maggiore privacy con la limitazione dei tempi delle intercettazioni? Nessuno. Cosicché quella legge risulta interamente costruita al fine di ostacolare il lavoro della magistratura e della polizia giudiziaria (che pure hanno le loro responsabilità nella diffusione di materiale riservato). Detto tutto ciò, resta il quesito richiamato all’inizio: ovvero come impedire che circoli una massa abnorme di notizie prive di alcuna utilità per le indagini e volte solo a vellicare la morbosità lubrica di mezza Italia (e la mia con essa, naturalmente) sulle ordinarie miserie di esseri umani, osservati dal buco della serratura? E destinate a sfregiare l’immagine di persone talvolta nemmeno indagate e, in ogni caso, ancora tutelate dalla presunzione di innocenza? È un errore, infatti, immaginare che la libertà di informazione sia l’incondizionata e sregolata possibilità di “mettere in piazza” ed esporre al pubblico sguardo la vita privata delle persone. Ciò sarebbe consentito solo ed esclusivamente quando la violazione del diritto alla privacy fosse funzionale alla repressione di un reato. Al di là dell’ignominia del disegno di legge del centro destra resta il fatto che regolare questa materia non è semplicissimo. E, in generale, non è semplicissimo garantire l’equilibrio nella tutela di diritti che possono risultare – e in parte effettivamente sono – in conflitto tra loro: diritti tutti degni di protezione giuridica e di trascrizione legislativa: quello a indagini efficaci e penetranti, quello alla tutela della sfera della riservatezza personale, quello all’informazione su quanto è di pubblico interesse. I nostri regimi democratici, quotidianamente, pongono alla coscienza del cittadino e alla decisione del legislatore la faticosa necessità di far convivere pacificamente diritti diversi, ugualmente legittimi, riducendo al minimo il predominio dell’uno sull’altro. La legge sulle intercettazioni rinuncia preventivamente a qualunque possibilità di combinare quelle diverse esigenze. Così come vi rinuncia la gran parte della mobilitazione contro la legge sulle intercettazioni, quando non tiene nella massima cura quel bene altrettanto prezioso che è la dimensione intangibile delle opzioni e delle relazioni personali degli individui.
La Nuova Sardegna, 27-05-2010
Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.