Tremonti loda l’austerità di Berlinguer
20 gennaio 2011 il Riformista
Ettore Colombo
Sarà pur vero che «quelli presenti sono tempi in cui è difficile essere capiti in modo diretto», sospira il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Ma si fa fatica a non contestualizzare all’oggi la sua presenza come relatore alla presentazione dei discorsi pronunciati dal leader del Pci Enrico Berlinguer nel gennaio del 1977 e ripubblicati ora dalle Edizioni dell’asino con il titolo – che vale, da solo, un programma – La via dell’austerità. La presentazione che, ieri sera, ha visto Tremonti e lo storico dirigente del Pci, oggi direttore della rivista Le Ragioni del socialismo, Emanuele Macaluso intrecciare un fitto dialogo sulle ragioni (e i torti) del Berlinguer di allora, è stata voluta dall’associazione di Luigi Manconi, ‘A buon diritto’, e ospitata dalla Provincia di Roma. Ad ascoltare, tra gli altri, Bianca Berlinguer, Gianni De Michelis, Bobo Craxi, Rino Formica, Ugo Sposetti, Franca Chiaromonte, il padrone di casa Nicola Zingaretti.
Non nuovo a citazioni colte e, soprattutto, che entrano direttamente in corpore vili di una sinistra che ha dimenticato i suoi padri fondativi (da Berlinguer a fino a Karl Marx direttamente), una cosa è certa: il ministro dell’Economia ama interloquire a sinistra almeno quanto ricerca il dialogo con papa Benedetto XVI e con una Chiesa cattolica che, proprio come lui, si pone in atteggiamento dialettico con il capitalismo.
Non stupisce, quindi, ricordare che la prima citazione di Berlinguer e dell’austerità la fece ad agosto quando, invitato al Meeting di Cl, stupì tutti tirando fuori il segretario del Pci e quel testo del 1977. E il richiamo all’oggi c’è eccome, per quanto ‘alto’: «Ho trovato una coppia di parole uguali, crisi e austerità, in due persone diverse, Berlinguer e David Cameron (che ne ha fatto lo slogan elettorale con cui è andato al governo, ndr). E penso che austerità è una parola che si può usare o meno anche oggi. Cameron lo fa». E chi vuol capire capisce. Poi, Tremonti si lancia in una disanima della crisi di ’77 e dintorni rispetto a quella attuale, ricordando che allora era meno rilevante sul piano economico e molto più su quello politico, anche se «il sistema politico era forte e assediava la democrazia» (tesi che Macaluso contesterà) ma che, per «ironia della storia», proprio allora il mondo occidentale e capitalista si stava riorganizzando (base di partenza la nascita del G7 nel 1975 a Rambouillet) e stava per sferrare la sua controffensiva, quella che diventerà l’epoca di Reagan e della Thatcher, sulla base di tre codici-caposaldo unici (monetario, con il dollaro, linguistico, con l’inglese, politico con la democrazia occidentale). «Quei tre codici non funzionano più», spiega, e il G20 è in crisi. Oggi, dopo la crisi, «non possiamo continuare a fare più debito che ricchezza, più deficit che Pil», afferma il ministro, quasi a ricordare (e a difendere) la sua ferrea politica di controllo dei conti ma anche che oggi «la crisi è più economica che politica». E se per Tremonti «l’albero storto della nostra finanza pubblica parte da lì, dagli anni Settanta, e non dagli anni Ottanta, come si dice, e da quel disegno di centralizzazione della finanza pubblica a scapito di quella locale», resta agli atti il suo richiamo alla necessità di introdurre «elementi di moralità nella vita pubblica» come, allora, si proponeva di fare Berlinguer che, per Tremonti, non prefigurava una teoria «dirigista, pauperista, ma un diverso progetto di società, né capitalista né socialdemocratico». Onore delle armi, almeno.
Ma a rimettere i puntini sulle i riguardo a Berlinguer ci pensa Macaluso. Innanzitutto, ricordando che «il segretario del Pci, con cui ho lavorato tanto, ogni giorno per molti anni, non era affatto un personaggio cupo, un monaco trappista che voleva la povertà, e non il benessere, per tutti, era invece un uomo vitale e straordinario, che amava la vita». Poi, contestualizzando il discorso sull’austerità sulla scia del fallimento della politica della programmazione del centrosinistra, idea-forza che Berlinguer voleva rilanciare: «La sua ‘Terza via’ vedeva le contraddizioni del mondo capitalista, ma anche quelle del mondo comunista. L’austerità non era una via al socialismo, era il tentativo di cercare una transizione per una società di tipo nuovo e un diverso modello di sviluppo. Oggi chi ne parla? Perché la sinistra non lo fa più? L’intervento pubblico nel mercato è un tema cruciale, invece, e il Pd, invece di cercare di ‘marchionizzarsi’, come si dice voglia fare Veltroni, dovrebbe riprendere questo dibattito. Non per dare le risposte di Berlinguer, ma per dare risposte».



“La via dell’austerità” di Enrico Berlinguer
21.11.2011 City
In due importanti discorsi del 1977 Enrico Berlinguer, segretario generale del Pci dal 1972 al 1984, elaborò, la proposta dell’austerità, contro il consumismo e un modello produttivo iniquo, come chiave culturale e politica per costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sobrietà, il superamento delle diseguaglianze e un diverso equilibrio tra Nord e Sud del mondo. Se ne discute nell’incontro organizzato dall’Associazione A buon diritto con Emanuele Macaluso, direttore di “Le nuove ragioni del socialismo”, e Giulio Tremonti. Introduce Nicola Zingaretti, coordinano Luigi Manconi, presidente A buon diritto, e Marino Sinibaldi, direttore di Radio Rai 3.



Tremonti alle radici del deficit «Tutto è cominciato negli anni 70»

Corriere della Sera 21 gennaio 2011
ROMA— «L’albero storto della nostra finanza pubblica nasce con il debito fatto negli anni Settanta, non negli Ottanta» . Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti interviene alla presentazione del libro «La via dell’austerità» di Enrico Berlinguer e ripercorre la stagione del compromesso storico, che sostiene essere all’origine della degenerazione della finanza italiana. Mentre il leader del Pci introduceva nella politica italiana il concetto dell’austerity, proponendo un modello di sviluppo fondato sulla sobrietà e la riduzione dei consumi, contemporaneamente, spiega Tremonti, si seguiva un modello del tutto opposto. A Rambouillet si riunivano i sei vertici dei sei Paesi più industrializzati, per reagire all’espansione del sistema comunista, e in Italia il ministro Gaetano Stammati aboliva la finanza locale: «Allora l’Italia diventa l’unico Paese con una finanza centrale: l’Italia era più federalista ai tempi di Mussolini di oggi. E dunque il centro, caricato di troppi oneri, se ne libera fabbricando debito pubblico. Da allora la curva del debito si sviluppa in maniera progressiva» . Negli anni Settanta, spiega il ministro dell’Economia, «la crisi era più politica che economica, oggi è il contrario» . Tremonti ricorda che il termine austerità è stato usato di recente anche da David Cameron e, anche se non condivide molte cose dell’analisi di Berlinguer, spiega che «oggi si ripresenta lo spazio per politiche che non siano esattamente la programmazione economica ma che vanno in quella direzione» . Alla presentazione del libro, Emanuele Macaluso ricorda che spesso la figura di Berlinguer è stata equivocata: «È stato descritto come un monaco trappista, come un personaggio cupo. Invece era vitale, aveva una visione gioiosa della vita» .
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Commenti (1)
  • Marco Mandelli  - La via dell'austerità
    Grazie per aver organizzato la presentazione del libro di Enrico Berlinguer.
    Sembra scritto ieri.
    Cordialmente
    Marco Mandelli, Nettuno (Roma)
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