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Per la prima volta, a marzo, gli extracomunitari potrebbero scioperare
JENNER MELETTI

STANGHELLA (PADOVA) - Sarà difficile anche bere un caffè, nel giorno X. Le ragazze del bar Due Archi, il più grande di piazza Pighin, sono infatti brave e gentili e anche cinesi. Sarà dura andare alla Santa Messa, quel giorno. Don Victor Hugo Toapanta Bastida è infatti molto "extracomunitario" perché arriva dall'Ecuador. Celebra l'Eucarestia, confessa e visita i malati nella parrocchia di Stroppare e nel giorno X potrebbe decidere di chiudersi in canonica. Sarà difficile fare la spesa. I garzoni dei fornai arrivano quasi tutti dall'Est o dal Nord Africa, i macellatori di polli sono tunisini o senegalesi, la frutta e la verdura sono raccolte e lavorate da mani straniere. Difficile anche distrarsi: nella società sportiva Rugby Stanghella ci sono infatti tre marocchini e un nigeriano che potrebbero appendere le scarpe al chiodo. I signori Mario e Toni dovranno restare in casa perché senza l'aiuto della badante non riescono più ad arrivare al bar.

Il giorno X - il tam tam viaggia su Internet e in particolare su Facebook - arriverà a marzo e si chiamerà "Blacks Out", fuori i neri. Ad accendere la miccia è stato un libro, "Blacks Out, un giorno senza immigrati", che è stato scritto da Vladimiro Polchi e che sarà pubblicato da Laterza giovedì 14 gennaio. Forse per la prima volta una fiction si sta trasformando in realtà.

"Ho scritto un romanzo - dice Vladimiro Polchi - dove tutti i personaggi e tutti i numeri sono veri. Ho fatto la cronaca di un giorno in cui gli italiani stupefatti scoprono che gli stranieri non si sono presentati al lavoro. E così si accorgono di quanto siano importanti. Ma poi è successa una cosa strana. Nei mesi di lavorazione del libro e nell'incontro con varie associazioni di migranti, sindacati, organizzazioni cattoliche è nato un vasto comitato. Lo scopo? Provare a passare dalla finzione letteraria alla realtà. E così il comitato - ne fanno parte associazioni di immigrati, Arci, Acli, Migrantes, i radicali, l'Asgi, i responsabili immigrazione Cgil, Uil e Sei Ugl... - ha deciso che il 20 marzo sarà un giorno senza immigrati. Un vero e proprio sciopero? Sicuramente un'iniziativa per farsi sentire, per contare, per non essere mai più invisibili. Su Facebook è nato anche un altro grande comitato che propone "Un primo marzo senza immigrati", con oltre 20mila membri. Tra i due gruppi è sorto un coordinamento e si sta cercando di unificare le date".


Ci sono tre querce, davanti al municipio di Stanghella. "I marocchini si trovano lì, di giorno e di sera". Ci sono anche in una sera di pioggia gelata. "Lo sciopero? Io non posso farlo - dice Mohammed, nato vicino a Marrachech - perché sono in cassa integrazione. Qui a Stanghella non si sta né bene né male. In fabbrica non ci sono tanti problemi ma qui in paese non tutti ti guardano nel modo giusto. Entri al bar e gli italiani fanno commenti e parlano di te come se tu non capissi l'italiano". "Io vado a scuola, all'istituto tecnico - racconta Driss - e fra i compagni di classe ci sono quelli bravi e anche i razzisti. Se c'è una discussione, sai già cosa diranno alla fine: vai al tuo paese. Fra gli adulti è ancora peggio. Se facessi lo sciopero a scuola, qualcuno sarebbe felice. Ci sono genitori che se vedono il loro figlio assieme a me lo sgridano e gli dicono: ma vai con un marocchino?".

Stanghella, con 4.450 abitanti, è solo un pezzetto di quell'Italia che senza stranieri (qui regolari e clandestini sono il 6 - 7% della popolazione, come nella media nazionale) si incepperebbe. "Straniero" è infatti il 9,7% del nostro Pil, pari a 122 miliardi. Sono arrivati da oltre confine il 50% degli operai delle fonderie, il 10% degli infermieri, il 67% delle colf e badanti. Molti maestri e docenti sarebbero senza cattedra, senza i 650.000 alunni figli di immigrati. Le casse dello Stato sarebbero più magre, senza i 6 miliardi di tasse e contributi dei migranti. Persino il 5% dei preti non è nato in Italia. "Le prime facce straniere - dice don Silvano Silvestrin, il parroco - le ho viste dieci anni fa visitando gli ammalati. Ho trovato le prime badanti, che ormai sono indispensabili. All'inizio c'erano le polacche - molte sono tornate a casa perché la situazione economica del loro Paese è migliorata - e ora ci sono le moldave, le ucraine, le russe. Pagando meno che nelle case di riposo, i nostri vecchi restano nelle loro case".

Anche la Chiesa ha chiesto soccorso oltre i confini. "Io e il mio confratello Edison Genaro Cordovilla Guevara - dice don Victor Hugo - curiamo le parrocchie di Stanghella e Villa Estense. L'italiano non lo conosciamo ancora bene ma i nostri parrocchiani sono pazienti. Dopo la Messa e l'omelia, qualcuno mi dice: sei stato bravo. Altre volte invece mi sgridano: hai fatto troppi errori". Per sapere quali mestieri siano "in mano" agli stranieri, basta cercare quelli peggiori. Al primo posto la Berica, sulla strada verso Monselice. Un macello di polli che è diventato il pronto soccorso per chi è appena arrivato. Al secondo posto l'agricoltura, con la raccolta di cocomeri e meloni d'estate e con la preparazione di ortaggi e frutta nel freddo dei frigoriferi nel resto dell'anno. "Ma è nell'edilizia - dice Rossano Ranci, che fino a pochi giorni fa ha guidato la Fillea Cgil padovana - che gli stranieri hanno la maggioranza assoluta. Nel padovano arrivano infatti al 52 - 53%. Il loro sciopero bloccherebbe tutto. Con la crisi, molti romeni, polacchi e croati sono tornati a casa. Là oggi riescono a guadagnare 600 - 700 euro che, senza le spese che avrebbero qui, equivalgono a una busta paga italiana di 1300 - 1400 euro. Nei cantieri, soprattutto nei subappalti, oggi troviamo moldavi e ucraini".

Nel giorno X, sarebbe in crisi anche lo stadio del Rugby Stanghella. "Fra i ragazzini - dice il presidente Ruben Venturato - ci sono Salid, Amin ed Eia, marocchini e il nigeriano Amien. Anche noi abbiamo avuto il nostro "caso Balotelli". A Verona, un ragazzino ha detto al nostro Amien: "Vattene, negro". Ma nel rugby noi stiamo attenti a queste cose. L'arbitro ha subito sospeso la partita, ha radunato tutti i giocatori a centro campo e ha imposto le scuse. I due ragazzini si sono abbracciati davanti a tutti". Ruben Venturato è un imprenditore che lavora l'acciaio inossidabile. "In fabbrica ci sono lavoratori del Marocco. Si scherza sul colore della pelle. "Hai saldato troppo, sei diventato scuro". Ma sono solo battute, il clima è buono".

Nessun incidente razziale, nel paese padovano. Ma basta la presenza di facce diverse in piazza Pighin per creare malumore. E la paura dello straniero è stata la carta vincente del centro destra per conquistare, nel giugno scorso, il Comune. "Nel programma - dice l'ex sindaco del centro sinistra, Mauro Sturaro, insegnante di filosofia - non avevano scritto nulla, ma giravano i bar dicendo: "Se vinciamo noi, il giorno dopo i marocchini spariscono"". In via Cuoro 1 abita Abdelfatah Errajifi, presidente dell'associazione culturale La Fede. "Dicono che questa è una moschea, ma non è vero. Ho solo un grande garage dove ci riuniamo per la preghiera. I vicini di casa sono gentili e buoni, e noi con loro siamo buoni e gentili". "Ma via Cuoro - dice l'ex sindaco - votava a sinistra e con la paura di questa moschea ha votato per la lista Lega e Pdl. A una signora che protestava contro questi islamici in preghiera, ho detto: "Signora, se lei dice il rosario a casa sua, io come sindaco cosa posso dire?". Ma non c'è stato nulla da fare. Ha vinto la paura di un nemico che non c'è".

Sotto le tre querce, dopo il pranzo, arrivano anche le badanti. Una pausa di chiacchiere, durante il riposo degli anziani. Poi li porteranno al bar delle ragazze cinesi della famiglia Shi Shan. Donne con il velo, al pomeriggio, vanno a prendere i loro bambini all'asilo parrocchiale don Bosco. "Non posso nascondere - dice il vice sindaco, Sandro Moscardi - che sul problema sicurezza, in campagna elettorale, ci siamo spesi molto. Vogliamo che la nostra sia una comunità tranquilla e i cittadini ci hanno premiato". I "marocchini" - sono tutti marocchini, quelli che non sono nati a Stanghella e dintorni - continuano a trovarsi sotto le querce davanti al Comune. "L'estate scorsa - racconta il vice sindaco - un nostro consigliere, di An, ha avuto uno sprazzo di fantasia. I marocchini fumano molto e buttano le cicche per terra. Lui è arrivato con la macchina piena di scope e le ha distribuite a questi ragazzi. L'hanno presa bene, si sono messi a spazzare la piazza". Ci sono cicche anche davanti al bar Due Archi, ma lì vanno i nati in terra veneta. Non c'è nessuno da educare.

La Repubblica 11 gennaio 2010
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