23 dicembre 2009 :

* Il 70° detenuto suicida è morto proclamandosi innocente… e se lo fosse stato davvero?
* Rebibbia, si suicida killer dei Mazzarella
* Immigrati, tensione al Cie di Ponte Galeria



Immigrati, tensione al Cie di Ponte Galeria
Situazione tesa all'interno del centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, a Roma. Questa mattina, nel giro di pochi minuti, un immigrato algerino si è ferito con un rasoio mentre un tunisino ha tentato, invano, di darsi fuoco. L'algerino M. A., 25 anni proveniente dal carcere di Velletri, si trova da cinque mesi nel cie in attesa del riconoscimento da parte del suo paese di origine.

Questa mattina si è colpito più volte un braccio con una lametta per protestare contro il fatto che un connazionale che sarebbe entrato nel centro dopo di lui sarebbe stato fatto giù uscire. Il trentenne marocchino A M., invece, si trova da tre mesi e mezzo al cie ed ha provato a darsi fuoco con un accendino.

L'uomo non vuol essere rimpatriato in Marocco e chiede, invano, di poter uscire dal centro per trasferirsi in Francia, dove dice di avere dei parenti. Attualmente a Ponte Galeria sono ospitate 263 persone, 151 uomini e 112 donne. soprattutto fra gli uomini, la presenza è in deciso aumento, al punto che il settore maschile è quasi pieno.

«Le norme in tema di immigrazione a causa della lentezza delle identificazioni, non è più una eventualità ma una certezza la possibilità, per gli ospiti, di trascorrere sei mesi nel centro», denuncia i garanti dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni: «A questo, a Ponte Galeria, si aggiunge anche la criticità delle condizioni di permanenza aggravata, negli ultimi giorni, dall'interruzione della collaborazione tra croce rossa e asl sull'assistenza sanitaria. A Ponte Galeria tutto sarà fuorchè un bel natale».
Ansa
23 dicembre 2009

Rebibbia, si suicida killer dei Mazzarella

Ciro Spirito, collaboratore di giustizia, si è tolto la vita nel carcere romano. Disposta l'autopsia

NAPOLI - Ciro Giovanni Spirito, 35 anni, il collaboratore di giustizia suicidatosi oggi nel carcere romano di Rebibbia, era detenuto in quanto ritenuto un killer del clan camorristico dei Mazzarella. L’uomo è stato trovato impiccato all’alba di oggi, con la cintura dell’accappatoio allo stipite di un armadietto. Sul posto è arrivato il magistrato di turno Andrea Mosca, che ha avviato accertamenti per stabilire le cause del suicidio. Spirito, a quanto si è appreso, non ha lasciato messaggi per spiegare il gesto. Domani il magistrato affiderà l’autopsia ad un medico legale.

LA STORIA - Spirito, insieme con il boss Vincenzo Mazzarella, di 53 anni, fu arrestato nel 1999 a Nizza dalla Squadra Mobile di Napoli in collaborazione con agenti di polizia francesi. I due, come ricostruisce l'Ansa, furono sorpresi in un lussuoso residence dell’ hotel Siracuse a Villeneve Luobet. Mazzarella e Spirito finirono in manette con l’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico. A Spirito, in particolare, si contestava anche l’omicidio di Egidio Cutarelli, avvenuto il 16 febbraio 1998, davanti al carcere di Poggioreale a Napoli. Il delitto avvenne nell’ ambito dello scontro tra gli esponenti del clan Mazzarella e quelli della «Alleanza di Secondigliano». Nella sparatoria morì anche il padre di Vincenzo Mazzarella, Francesco. L’agguato era stato organizzato dai killer dell’«Alleanza di Secondigliano» contro Vincenzo Mazzarella che quel giorno doveva essere scarcerato.


23 dicembre 2009
La Repubblica



Il 70° detenuto suicida è morto proclamandosi innocente… e se lo fosse stato davvero?


Plinio Toniolo, 55 anni, artigiano, ex assessore del Comune di Nove (Vi) è il settantesimo detenuto che si toglie la vita dall’inizio dell’anno: si tratta del numero più alto di suicidi in carcere mai registrato in Italia.

Toniolo è il quarto detenuto che muore suicida nella Casa Circondariale di Vicenza negli ultimi 4 anni: il 24 novembre 2008 si uccise Abdelmijd Kachab, algerino di 22 anni;  il 12 aprile 2007 Carlo Maruzzo, di 38 anni e il 6 ottobre 2005 Simon Lleshaj, albanese di 36 anni.

L’uomo era stato arrestato domenica per un mandato di cattura europeo. Le autorità tedesche lo accusavano di fatti molti gravi: atti sessuali su minorenne. Ieri, dopo l'interrogatorio di garanzia, nel quale ha cercato strenuamente di spiegare che quelle accuse erano folli, perché lui di mani addosso a bambini e bambine non ne ha mai messe né aveva mai pensato di metterle, è rientrato in cella. E si è tolto la vita.

Il dramma è stato scoperto intorno alle 16.30. Le guardie penitenziarie hanno dato l'allarme al 118, ma all'arrivo dei sanitari del Suem non c'è stato più nulla da fare, Toniolo era già morto per soffocamento.

Toniolo era stimato sia come artigiano decoratore sia come uomo. Ex assessore del Comune, ha operato una vita nel settore del volontariato e delle opere sociali, a stretto contatto con la parrocchia. Una persona specchiata, viene descritta in paese, che si è sempre spesa per gli altri. Per questo l'artigiano non sarebbe riuscito a reggere quell'accusa infamante.

Da quanto è stato possibile ricostruire, i carabinieri della compagnia di Bassano avevano ricevuto il mandato di cattura europeo spiccato dal tribunale di Berlino. Non avevano potuto fare altro che arrestare Toniolo e accompagnarlo in carcere. Lui si era detto fin dal primo momento sconvolto dell'accusa. Lo stesso ha fatto ieri, quando è stato interrogato dal giudice della Corte d'Appello di Venezia, competente per i casi di arresto ordinato da altri paesi dell'Ue. Toniolo si è difeso, ma quando ha saputo che le manette a suo carico erano state convalidate non avrebbe retto ed avrebbe deciso di farla finita.

Non sapremo mai se Plinio Toniolo era davvero innocente, ma di certo sappiamo che ha usato il suo corpo, la sua vita, nell’estremo tentativo di essere ascoltato e creduto. Come Bruno Vidali, che si è ucciso il 14 novembre scorso nel carcere di Tolmezzo dopo aver inutilmente “gridato” per mesi la sua innocenza, e come tanti altri prima di loro.

Premettendo che ogni decesso dietro le sbarre rappresenta di per sé un fatto inaccettabile per la civiltà del paese e per le nostre coscienze, viene da chiedersi quanti dei detenuti che muoiono ogni anno avrebbero potuto essere fuori dal carcere e, probabilmente, essere ancora vivi.

La custodia cautelare in carcere dovrebbe rappresentare l’eccezione e non una sorta di “anticipazione della pena”, mentre i detenuti in attesa di giudizio sono più numerosi dei condannati (34mila circa contro 31mila).

Le morti sono più frequenti tra i carcerati in attesa di giudizio, rispetto ai condannati, in rapporto di circa 60/40: mediamente, ogni anno in carcere muoiono 90 persone ancora da giudicare con sentenza definitiva e le statistiche degli ultimi 20 anni ci dicono che 4 su 10 sarebbero stati destinati ad una assoluzione, se fossero sopravvissuti.

In allegato la serie storica (2000-2009) dei suicidi e tentati suicidi in carcere e alcune storie di detenuti che si sono suicidati proclamandosi innocenti.
L'Unità
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