Care amiche e cari amici,
su richiesta dei familiari di Francesco Mastrogiovanni, A Buon Diritto ha deciso di far conoscere uno dei documenti più strazianti e più "istruttivi" sulla privazione della libertà nel nostro paese. Qui non si parla di carceri, né di Centri di identificazione e di espulsione e nemmeno di caserme, bensì di un luogo civilissimo come dovrebbe essere - come tutti ci aspettiamo che sia - un ospedale. Ebbene, nei reparti psichiatrici di numerosi ospedali italiani si consuma tutt'ora - e si ripete da un secolo - una forma terribile e degradante di violenza nei confronti di pazienti inermi. Qualcosa di molto simile alla tortura. Ci riferiamo all'uso di quello strumento che è il letto di contenzione come mezzo di contenimento nei confronti di chi sia affetto da una qualche manifestazione di disagio mentale. E parliamo, in particolare, di Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare di 58 anni, mai diagnosticato come infermo di mente, ma con occasionali comportamenti che potevano apparire, agli occhi di qualcuno, "bizzarri": e regolarmente occupato, apprezzato e stimato, in un'attività professionale assai delicata quale l'insegnamento in una scuola elementare. Per aver violato alcune regole del codice della strada, guidando la sua auto in una zona pedonale (ma anche sulla veridicità di questo episodio esistono forti dubbi), Mastrogiovanni subisce una misura di Trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Trasferito nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Vallo della Lucania, il 31 luglio 2009, viene immediatamente legato - con cinghie ai polsi e alle caviglie, a un letto di contenzione. Qui rimarrà "imprigionato" per oltre 82 ore, fino a quando morirà. Nel corso di questo tempo infinito, e di questa infinita agonia, una telecamera collocata nel reparto, riprende l'intero svolgimento dei fatti: il progressivo deperire di Mastrogiovanni, tenuto per quasi 4 giorni senza cibo né acqua, senza alcuna assistenza terapeutica e nell'indifferenza di almeno 18 tra infermieri e medici, che non muovono un dito, non offrono aiuto, non prestano soccorso. Il processo per i rinviati a giudizio (medici e infermieri accusati di sequestro di persona, falso ideologico e morte come conseguenza di altro delitto) è in corso e il 2 ottobre inizierà la requisitoria del pubblico ministero. Osservatori e familiari sono fortemente preoccupati, allarmati per come è andato il processo finora e timorosi che il suo esito allontani, piuttosto che avvicinare, la verità. Da qui la decisione - assai difficile e sofferta  - di far conoscere quel terribile documento che testimonia, minuto dopo minuto, il compiersi di una agonia. E' una visione a tratti intollerabile ma, ancor prima e ancor più, è intollerabile che quella agonia sia stata determinata da scelte amministrative e sanitarie, compiute da persone in carne e ossa, e non certo volute dal caso o da una imponderabile disgrazia. Per questo abbiamo deciso, in collaborazione con L'Espresso.it, di mandare in onda l'orrore. http://speciali.espresso.repubblica.it/interattivi/franco-mastrogiovanni/index.html
Che almeno si sappia.
Luigi Manconi
Valentina Calderone
Valentina Brinis
Cecilia Aldazabal
Care amiche e cari amici,
su richiesta dei familiari di Francesco Mastrogiovanni, A Buon Diritto ha deciso di far conoscere uno dei documenti più strazianti e più "istruttivi" sulla privazione della libertà nel nostro paese. Qui non si parla di carceri, né di Centri di identificazione e di espulsione e nemmeno di caserme, bensì di un luogo civilissimo come dovrebbe essere - come tutti ci aspettiamo che sia - un ospedale. Ebbene, nei reparti psichiatrici di numerosi ospedali italiani si consuma tutt'ora - e si ripete da un secolo - una forma terribile e degradante di violenza nei confronti di pazienti inermi. Qualcosa di molto simile alla tortura.
Ci riferiamo all'uso di quello strumento che è il letto di contenzione come mezzo di contenimento nei confronti di chi sia affetto da una qualche manifestazione di disagio mentale. E parliamo, in particolare, di Francesco Mastrogiovanni, maestro elementare di 58 anni, mai diagnosticato come infermo di mente, ma con occasionali comportamenti che potevano apparire, agli occhi di qualcuno, "bizzarri": e regolarmente occupato, apprezzato e stimato, in un'attività professionale assai delicata quale l'insegnamento in una scuola elementare. Per aver violato alcune regole del codice della strada, guidando la sua auto in una zona pedonale (ma anche sulla veridicità di questo episodio esistono forti dubbi), Mastrogiovanni subisce una misura di Trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Trasferito nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Vallo della Lucania, il 31 luglio 2009, viene immediatamente legato - con cinghie ai polsi e alle caviglie, a un letto di contenzione. Qui rimarrà "imprigionato" per oltre 82 ore, fino a quando morirà. Nel corso di questo tempo infinito, e di questa infinita agonia, una telecamera collocata nel reparto, riprende l'intero svolgimento dei fatti: il progressivo deperire di Mastrogiovanni, tenuto per quasi 4 giorni senza cibo né acqua, senza alcuna assistenza terapeutica e nell'indifferenza di almeno 18 tra infermieri e medici, che non muovono un dito, non offrono aiuto, non prestano soccorso. Il processo per i rinviati a giudizio (medici e infermieri accusati di sequestro di persona, falso ideologico e morte come conseguenza di altro delitto) è in corso e il 2 ottobre inizierà la requisitoria del pubblico ministero. Osservatori e familiari sono fortemente preoccupati, allarmati per come è andato il processo finora e timorosi che il suo esito allontani, piuttosto che avvicinare, la verità. Da qui la decisione - assai difficile e sofferta  - di far conoscere quel terribile documento che testimonia, minuto dopo minuto, il compiersi di una agonia. E' una visione a tratti intollerabile ma, ancor prima e ancor più, è intollerabile che quella agonia sia stata determinata da scelte amministrative e sanitarie, compiute da persone in carne e ossa, e non certo volute dal caso o da una imponderabile disgrazia. Per questo abbiamo deciso, in collaborazione con L'Espresso.it, di mandare in onda l'orrore. http://speciali.espresso.repubblica.it/interattivi/franco-mastrogiovanni/index.html
Che almeno si sappia.

Luigi Manconi
Valentina Calderone
Valentina Brinis
Cecilia Aldazabal
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Commenti (8)
  • Giovanni Maria Sini  - La società disumana degli indifferenti
    Piena adesione e sostegn a questa lodevole iniziativa per onorare la memoria di Franco e la dignità di tutta la famiglia brutalizzata da una società troppo spesso e sempre più disumana.
    Aspettiamo e confidiamo che giustizia sia fatta.
    http://postideologico.wordpress.com/2012/09/28/la-societa-disumana-deg li-indifferenti/
  • daniele  - Mengele è vivo
    che la sanità vada a rotoli è una triste realta, ma che si trasformi in un strumento di tortura, questo è veramente troppo.
    Bisogna scrivere e far conoscere questi orrori.
    http://comeinunospecchio.myblog.it/
  • adriano  - giusto
    giusto
  • Betty
    Ho 34 anni ed il 29 giugno ho perso mio padre a causa di un tumore. L'ho accompagnato e seguito ininterrottamente durante tutto il suo dolore.
    Vedere le immagini di quel video mi fa male, malissimo. Mi riporta alla mente le sofferenze di mio padre. Ciò nonostante NON SMETTO DI FARLO!
    Guardo il video e riesco a sentire le urla di quell'uomo. E mi sento parte di questa coraggiosa famiglia che-dolorosamente-ha fatto la scelta giusta. Sono con voi...vi stringo...
  • Anonimo
    Dolore immenso per questa giovane e sfortunata persona e per la sua famiglia, ma a margine di questa vicenda, per completezza bisogna risalire alle responsabilita' di chi dovrebbe vigilare su tali trattamenti e non lo fa. Un trattamento di questo genere deve essere "validato " e autorizzato. Chi lo ha fatto? Chi con negligenza o per disinteresse ha autorizzato tale trattamento che presuppone una incapacita', anche se temporanea, di intendere? Potrebbe capitare a tutti se non si incide in maniera significativa nel definire, al di la' delle responsabilita' dei medici, ad attribuire le responsabilita' di coloro che hanno autorizzato tale trattamento.
  • mattia sfondrini  - CONTENZIONE ANCHE NELL'OSPEDALE DI COMO
    sottoscrivo alla lettera tutto quanto dice questo testo. è IMPORTANTISSIMO che se ne parli; perchè queste cose continuano ad avvenire tutt'ora.
    adesso io sono stato vittima di un caso del tutto simile a questo; solo che non ci sono crepato, perchè mi hanno slegato dopo un giorno-
    ma posso dirlo di persona: è pesantissima come cosa, NON E' ALTRO CHE TORTURA IN PRATICA.
    è tortura, a tutti gli effetti, io non ho mai avuto problemi mentali, posso dire pienamente che mi è stata fatta per aver partecipato a delle manifestazioni politiche in un periodo politicamente teso.
    HO I DOCUMENTI CHE DIMOSTRANO COME LA CONTENZIONE VENGA FATTA PER MOTIVI PURAMENTE COERCITIVI; e adesso sto parlando con avvocati perchè vorrei informare l'opinione pubblica proprio di questo.
    ti legano a quei letti per obbligarti a prendere farmaci o altro.
    ho i documenti che lo dimostrano.
  • adriano  - sono solidale con te
    sono solidale con te

    leggi il mio commento

    Adriano
  • adriano  - tso
    P R O C U R A D E L L A R E P V B B L I C A

    Al Sig. Procuratore della Repubblica di Catania
    p.za Giovanni Verga

    io sottoscritto EMANUELE ADRIANO MARIA nato a Catania il 18 Giugno 1967 e residente a Catania (CT) in via Bronte 27 A, tel. 340.61.30.991, 095.8841811, dichiaro quanto segue …

    giorno venerdi 20 marzo 2009 alle ore 17.00 circa sono stato rapito dalla mia abitazione (sita a catania in via bronte 27 A al piano rialzato), sequestrato e torturato all’interno dell’ ospedale Vittorio Emanuele di via plebiscito a catania da cui sono stato liberato il giorno 31 marzo 2009.

    Giorno 20 marzo 2009 alle 17.00 un gruppo di individui (identificatisi come vigili urbani) mi hanno costretto con violenza e minacce ad aprire la porta della mia abitazione (sita a catania in via bronte 27 A al piano rialzato), mi hanno insultato e rapito legandomi delle manette di metallo ai polsi, mi hanno fatto salire all’interno di una vettura sanitaria e condotto al detto ospedale all’ inte...
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