Si sono incartati. Pd e Pdl sono rimasti schiacciati sotto il peso di scelte che non riescono a fare. Così, a movimentare le acque - e forse a creare qualche nuovo problema ai due grandi partiti - ci stanno pensando i "piccoli". L’Udc, con Rocco Buttiglione, e i Radicali, infatti, hanno messo a punto due nuove proposte di legge sul fine-vita. Diverse, naturalmente, anzi diversissime: l’una che parla espressamente di eutanasia, l’altra che la vuole vietata. Ma, al di là dei contenuti, il fatto è che sembra quasi un riaccendere i motori della politica sul fine-vita. E questo proprio quando tutto si era bloccato, dopo lo schiaffo che il Parlamento ha ricevuto sul caso di Eluana Englaro, prima dalla Corte Costituzionale poi dalla Cassazione; per non dire del peso di scelte tattiche -più che strategiche - che sembrano rallentare, ancora una volta, la discussione all’interno di Pd1 e Pd. Così si sono mossi i "piccoli", in grado di navigare con più agilità. Prima sono arrivati i Radicali, con un testo che regola separatamente testamento biologico ed eutanasia. Spiega la deputata Donatella Poretti: «Siccome chi non vuol fare la legge sul testamento biologico, o vuole farla contro la Costituzione, sostiene che si rischiano derive eutanasiche, proviamo a dimostrare che si tratta di cose differenti: l’estensione del consenso informato da un lato, la decisione di abbreviare la sofferenza quando la malattia è in stato terminale, dall’altro». Poi è arrivata la proposta di Buttiglione, che cerca un compromesso tra difesa della vita e autodeterminazione dell’individuo. Tra i punti qualificanti, la possibilità di rifiutare per iscritto l’impianto della cannula - che avviene con intervento chirurgico -per l’alimentazione e l’idratazione che non sarebbero da considerare terapie. Una volta che la cannula fosse impiantata, però, non sarebbe più possibile tornare indietro. Inoltre, il documento nel quale questa dichiarazione è contenuta non potrà contenere indicazioni che in qualche modo aprano la porta a esiti eutanasici, anche indiretti. Dunque, niente eutanasia, tanto meno suicidio assistito. Il testo che mette un limite all’accanimento terapeutico e sembrerebbe allargare le maglie dell’accompagnamento al fine vita dei pazienti da parte dei medici - sinora non è stato sconfessato dal Vaticano. La parola, ora, torna ai "grandi". Sempre che abbiano qualcosa da dire.

Il Riformista - - Rassegna Stampa A Buon Diritto

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