Una morte sospetta nel carcere degli abusi
Luigi Manconi:
“Da informazioni giunte ad A Buon Diritto, il detenuto Uzoma Emeka, considerato uno dei testimoni del “massacro” avvenuto nel carcere di Teramo, sarebbe morto a causa di un tumore al cervello. Se questa diagnosi venisse avvalorata dall’autopsia prevista per le prossime ore, si avrebbe la conferma del grave stato di “abbandono terapeutico” nel quale versava Uzoma e nel quale versa l’intero sistema penitenziario italiano. Infatti, 48 ore prima del malore che ha portato infine Uzoma Emeka – con colpevole e gravissimo ritardo – al ricovero in ospedale, il detenuto già si era sentito molto male. Dunque, i segnali di una condizione particolarmente compromessa – in un soggetto tossicodipendente e depresso – erano già tutti riconoscibili. Ma il carcere di Teramo è, sotto tutti i profili, un autentico disastro. Mi auguro che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che da settimane non risponde alle interrogazioni del deputato Rita Bernardini su quell’istituto penitenziario, trovi finalmente il tempo per fornire qualche spiegazione.”

“Forse è vero che il carcere di Teramo, come scrive oggi un grande quotidiano, nasconde dei “misteri”. Non sappiamo, ma in ogni caso è certo che a Teramo si è verificato l’ennesimo caso di “abbandono terapeutico”, se è vero che un detenuto nigeriano, Uzoma Emeka, sentitosi male alle 8.30 è stato ricoverato in ospedale quasi cinque ore dopo. Ora, va da sé, si parla di “morte per cause naturali”: ma sappiamo che oltre il 50% dei decessi in cella è classificato come dovuto a “cause da accertare”. Autolesionismo, abusi, morti improvvise, overdose presentate come suicidi, suicidi presentati come overdose, mancato aiuto, assistenza negata, è un vero e proprio regime di omissione di soccorso quello che governa il sistema penitenziario italiano. Sullo sfondo di questo tragico avvenimento, l’ultimo di una lunga teoria di morti o inspiegate o sospette, c’è la vicenda del “negro ha visto tutto”, del “massacro” involontariamente confessato, dei testimoni che esitano a parlare. Forse non ci sono “misteri” nel carcere di Teramo, ma certamente c’è un bubbone che va eliminato.”
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