politicamente correttissimo
Voi subalterni
Luigi Manconi
1.E se ci fosse una resa senza condizioni, non sarebbe meglio per tutti? Già Andrea Marcenaro  ha ricordato di esser stato, lui, “sempre di sinistra” (e io sono qui a confermarlo).
Per quanto riguarda Giuliano Ferrara va da sé, e altrettanto può dirsi di Gaetano Pecorella e, che so, di Aldo Brandirali. E qualcuno già ricorda che, tra le “molte zie  suore” di Silvio Berlusconi, forse c’era quella suor Marisa Galli delle Minime Oblate, che fu parlamentare radicale e poi della Sinistra indipendente nella VIII Legislatura. Forse.
2. L’articolo di Giuliano Ferrara (il Foglio di ieri) merita di essere preso sul serio. E tuttavia, uno come me, che crede  di appartenere legittimamente a  quella sinistra “non televisiva e non manettara”, alla quale  Ferrara si rivolge, resta perplesso. Quell’ articolo sembra rientrare perfettamente nel prezioso canone della necrologia e nel genere letterario dell’ epicedio e della consolatio . Insomma,  Flavio Briatore lo da per “malato”, Ferrara per defunto. Parce sepulto.
3.Non conosco personalmente Alessandro Sallusti. Pertanto, posso parlare solo delle sue opere:  ciò che scrive e ciò che dice. Recentemente ho provato un moto di simpatia verso di lui quando, mentre lo si sapeva sottoposto a un intervento chirurgico, le “ iene dattilografe” lo davano prossimo al licenziamento dal Giornale. Dunque, come spesso accade, su Sallusti sono state rovesciate tutte le colpe della sconfitta nel voto amministrativo, specie di quello milanese. E’ come se –tanto per ricorrere al linguaggio sottilmente metaforico della stessa destra- su Ratko Mladic venissero scaricate tutte intere le colpe di Slobodan Milosevic. E non solo: al nuovo editorialista del Giornale, Vittorio Feltri, viene attribuita la paternità di una battuta, tanto esilarante quanto efferata (la definizione di Sallusti&Santanchè come “Olindo e Rosa”). Ce n’è abbastanza per guardare  senza ostilità  Sallusti nel corso della più recente puntata di Ballarò. Ma qui accade qualcosa. Concita De Gregorio trova una strepitosa formula per descrive il rapporto “scambista” intercorrente tra Libero e il Giornale e i rispettivi direttori: “affidamento congiunto”. La definizione non suscita  in Sallusti, né un sorriso né una contestazione. Ma la De Gregorio aveva evidenziato, poco prima, come la  trasformazione contro – natura della capigliatura di Berlusconi assumesse una forte valenza simbolica. Quella testa quasi pelata del ‘94 che, inopinatamente, si ritrova folta di capelli nel 2011, sembra alludere al carattere “posticcio” della politica berlusconiana. Nessuna replica ma, appena la De Gregorio  nomina Romano Prodi, ecco Sallusti rivoltarsi inviperito: “ proprio quello che si tinge i capelli”. Certo, convengo che trarre significati generali da un dettaglio marginale può produrre equivoci rovinosi. Ma quella frase di Sallusti mi pare davvero significativa di un atteggiamento diffuso e –oso dire- di un tratto psicologico ricorrente nella destra italiana. Quest’ultima  sembra proporsi, essenzialmente come re-azione, ma proprio nel significato comportamentale e relazionale del termine più che in quello politico – culturale. Insomma, re-agisce, parla e scrive solo nella forma della replica e del rovesciamento speculare. Se io, Sinistra, dico che tu hai i Capelli Finti, la risposta tua, della Destra, è che io li ho Tinti. Ma, benedetti figlioli, non sarebbe meglio – più efficace - dimostrare che ho detto una minchiata? O che la mia argomentazione, fondata sulla tricologia, è una sesquipedale impostura? Se, invece, al mio già debole Finti, rispondi con Tinti commetti un doppio errore: sul piano del linguaggio comico – dialettico, vai in affanno; sul piano politico – culturale, ti confermi subalterno. Non è uno scherzo. Se ci fate attenzione, pressoché tutta la comunicazione politica ( di più: il discorso pubblico) della destra, ha vissuto di quel modulo logico-narrativo, che possiamo chiamare del Parli Proprio Tu. Certo, se guardiamo alla retorica come arte del linguaggio pubblico, dobbiamo riconoscere che il modello del Rovesciamento Speculare è da sempre uno strumento dialettico dotato di grande energia. Ma qui, più che di rovesciamento speculare, si deve parlare di mimesi, se non di vera e propria copiatura, di imitazione subalterna e di trash  (ovvero di emulazione fallita di un modello, secondo Tommaso Labranca). Per dirne una, la foia erotomane di Dominique Strauss Cahn diventa la “risposta socialista” all’ Allupamento Perenne di Silvio Berlusconi. Ma quel Parli Proprio Tu vale, palesemente, per  tutto: per la riduzione delle tasse e per i dissensi interni alla maggioranza, per la politica estera e per i casi di malversazione. La cosa ha effetti irresistibili sia perché il modulo linguistico viene reiterato ad libitum, sia perché la strategia adottata rivela una totale assenza di autonomia e un deficit drammatico di elaborazione intellettuale indipendente. Ogni argomento, ma anche ogni artificio retorico, e persino ogni costruzione comica dipendono totalmente da quelli dell’ avversario. L’ esito è desolante: il complesso di inferiorità che si manifesta in maniera inequivocabile  tradisce una invidia puerile e nevrotica.
il Foglio 14 giugno 2011
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