logo_colore
Vuoi sostenere l'attività di A Buon Diritto?
Dona il tuo 5x1000
indicando il codice fiscale 97612350583

banner_x_link_italiarazzismo

bannerEvasioni



stopopglogo2

 


 



slegami
burattino

Uno Stato democratico assicura alla giustizia e può privare della libertà chi delinque, ma non può privare nessuno della propria dignità, della propria salute e della propria vita. Ecco perché il Governo è in prima linea nell'accertamento della verità. Ecco perché sentiamo per intero il dovere di impegnare tutte le nostre energie per accertare chi, con qualsiasi comportamento commissivo ovvero omissivo, ha determinato questo tragico quanto inaccettabile evento. Per fare ciò il Governo si è immediatamente attivato acquisendo le informazioni che erano prontamente disponibili; nei diversi ambiti istituzionali sono stata già avviati i necessari controlli e ci si è impegnati per acquisire al più presto tutti i risultati.
E dunque, venendo nello specifico al tema dell'informativa, segnalo che, alle ore 23,30 circa del giorno 15 ottobre 2009, Stefano Cucchi è stato tratto in arresto da alcuni militari della stazione dei carabinieri Roma-Appia per rispondere del reato di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti.
Secondo quanto riferito dal Ministero delle difesa, la fase dell'arresto e quella della successiva perquisizione si sono svolte senza concitazione e senza particolari contatti fisici, dal momento che il fermato si trovava in condizioni fisiche particolarmente debilitate e si era dimostrato intenzionato a giustificare la propria posizione giudiziaria piuttosto che a contestarla. Peraltro, Stefano Cucchi, anche durante la perquisizione domiciliare avvenuta in presenza della sua mamma, era apparso preoccupato dalle reazioni della famiglia, oltre che dalle eventuali conseguenze penali che sarebbero seguite al suo arresto per droga. Quindi, aveva mostrato immediatamente un atteggiamento collaborante.
Durante la permanenza presso i locali della stazione carabinieri Appia, e più precisamente dalle ore 23,40 del 15 ottobre alle ore 3,30 circa del 16 ottobre, risulta che il Cucchi è stato custodito e guardato a vista dagli operanti e successivamente accompagnato presso le camere di sicurezza della stazione dei carabinieri di Tor Sapienza, ove è stato preso in carico alle ore 3,55. Qui Stefano Cucchi è stato trovato lucido, cosciente ed in condizioni di salute compatibili con lo stato di detenzione, senza ferite o ecchimosi diverse da quelle tipiche della tossicodipendenza in fase avanzata.
Intorno alle ore 5, Stefano Cucchi ha contattato con il campanello il piantone della camera di sicurezza, dichiarando di soffrire di epilessia e manifestando un generale stato di malessere. Dalla documentazione acquisita dal competente Ministero della difesa risulta che, pur contro la volontà dell'arrestato, è stato richiesto l'intervento di personale del «118» e che all'arrivo dei sanitari Cucchi ha rifiutato sia di sottoporsi a visita, sia di essere accompagnato presso una struttura ospedaliera. Ciò nonostante, è stato disposto l'accesso del sanitario nella camera di sicurezza per consentire il controllo visivo dell'arrestato e per procedere alla redazione delle previste certificazioni sanitarie, nelle quali si è dato atto della volontà di Stefano Cucchi di non ricorrere ad un ricovero ospedaliero.
Alle ore 9,20 circa del 16 ottobre, Stefano Cucchi è stato condotto presso il tribunale di Roma per la convalida dell'arresto. In attesa della celebrazione del giudizio con il rito direttissimo è stato poi affidato al personale della polizia penitenziaria per la detenzione nelle camere di sicurezza del Palazzo di giustizia. Alle ore 12,30 circa, Stefano Cucchi è stato accompagnato dai carabinieri presso le aule dibattimentali.
Prima dell'inizio del giudizio Stefano Cucchi ha potuto incontrare il padre, con il quale si è intrattenuto a parlare in totale autonomia ma vigilato a distanza. Durante l'intera udienza, durata circa mezz'ora, non è stata riferita né rilevata nessuna anomalia, tant'è che l'autorità giudiziaria ha convalidato l'arresto ed ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere, ritenendola dunque compatibile con lo stato di salute dell'imputato.
Immediatamente dopo, alle ore 13,30 circa, Stefano Cucchi è stato nuovamente preso in consegna dal personale della polizia penitenziaria, dopo le usuali operazioni di passaggio di responsabilità certificate da documentazione in cui, sul piano delle condizioni fisiche, nulla viene rilevato di anormale o incompatibile con la detenzione. Alle ore 14,05, Stefano Cucchi è stato refertato dal medico dell'ambulatorio della città giudiziaria, il quale ha riscontrato «lesioni ecchimotiche in regione palpebrale inferiore bilateralmente» ed ha avuto riferite da Stefano Cucchi medesimo lesioni alla regione sacrale ed agli arti inferiori, queste ultime non verificate dal sanitario a causa del rifiuto di ispezione espresso dal detenuto.
Condotto al carcere di Regina Coeli, Stefano Cucchi è stato regolarmente sottoposto a visita medico di primo ingresso. Il referto clinico redatto dal medico di guardia dell'ambulatorio dell'istituto ha evidenziato la presenza di «ecchimosi sacrale coccigea; tumefazione del volto bilaterale orbitaria; algìa della deambulazione degli arti inferiori». Il medico, inoltre, ha dato atto di quanto riferito da Stefano Cucchi medesimo, e cioè di un senso di nausea e di astenia e di una caduta accidentale dalle scale necessitante, a parere dello stesso sanitario, di esami RX cranio e videat neurologico regione sacrale e di visita ambulatoriale urgente presso ospedale esterno.
Alle ore 19,50 dello stesso giorno, Cucchi è stato accompagnato con autoambulanza all'ospedale Fatebenefratelli, dove è giunto alle ore 20,01. Visitato presso la predetta struttura ospedaliera, a Stefano Cucchi sono state riscontrate la frattura corpo vertebrale L3 sull'emisoma sinistro e la frattura della vertebra coccigea. Sebbene invitato al ricovero, Stefano Cucchi ha rifiutato l'ospedalizzazione ed alle ore 22,31 è stato quindi dimesso con 25 giorni di prognosi e contro il parere dei sanitari. Tradotto nuovamente a Regina Coeli, Stefano Cucchi è stato ricoverato per osservazione presso il locale centro clinico diagnostico-terapeutico e collocato in stanza detentiva con altri tre detenuti.
Il giorno 17 ottobre, Stefano Cucchi, che lamentava nausea e dolenzie diffuse, è stato nuovamente visitato dal medico dell'istituto penitenziario, il quale, riscontrati quelli che il detenuto riferiva essere i postumi di una caduta accidentale, ha evidenziato una lieve dolorabilità alla palpazione profonda dell'addome e dolenzia speciale in regione sacro-iliaca ed ha disposto ulteriori accertamenti da effettuarsi presso il Fatebenefratelli. Trasferito nella struttura ospedaliera, dove giunge alle ore 13,25 del 17 ottobre, Stefano Cucchi ha richiesto il ricovero in ospedale a causa del persistente dolore della zona traumatizzata e per riferita anuria. La diagnosi fatta dai medici dell'ospedale è stata la medesima del giorno precedente.
Alle ore 19,45, sempre del 17 ottobre, il Cucchi è stato ricoverato presso il reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini, dove è deceduto tra le ore 6,15 e le ore 6,45 del 22 ottobre, da certificazione medica risultante dal certificato rilasciato dal sanitario ospedaliero, per presunta morte naturale.
Secondo quanto riferito dal Ministero della salute e delle politiche sociali, il paziente Stefano Cucchi è giunto in reparto in barella e con l'indicazione dello specialista ortopedico a non assumere posizione eretta. Il paziente era portatore inoltre di catetere vescicale posizionato dai medici dell'ospedale Fatebenefratelli per il controllo della diuresi. All'esame obiettivo il medico della struttura di medicina penitenziaria ha riscontrato ecchimosi in sede palpebrale superiore ed inferiore bilaterale. Tali lesioni, come spiegato dallo stesso Cucchi, sarebbero state riportate in conseguenza ad una sua caduta avvenuta accidentalmente il giorno prima del suo compleanno.
Gli esami radiografici effettuati hanno confermato la presenza delle fratture già diagnosticate dai sanitari dell'ospedale Fatebenefratelli a carico della colonna vertebrale. Giova evidenziare che proprio nel corso della visita medica il Cucchi ha ribadito verbalmente quanto già sottoscritto all'atto dell'ingresso in reparto, e cioè il non consenso alla diffusione di notizie sanitarie a chiunque, inclusi i suoi familiari. Tale posizione di chiusura nei confronti dell'esterno è stata peraltro confermata all'infermiera del reparto dallo stesso paziente la domenica pomeriggio.
Il Cucchi, sempre secondo quanto comunicato dal Ministero della salute, è stato sottoposto quotidianamente a visita medica internistica e all'effettuazione di esami di laboratorio. Inoltre, è stato visitato per due volte dal consulente ortopedico.
Durante il ricovero il paziente ha mantenuto un atteggiamento scarsamente collaborativo, rifiutando - secondo quanto riferito dai sanitari - la visita oculistica ed alcuni accertamenti radiografici ulteriori. Relativamente alle condizioni generali, il Ministero della salute ha riferito che il Cucchi era in condizioni di magrezza estrema. Lo stesso ha mantenuto durante il ricovero una alimentazione spontanea ed ha continuato a bere, anche se in quantità ridotte; ha rifiutato la somministrazione per via endovenosa di liquidi e sostanze nutrienti; inoltre, l'apporto idrico e calorico è stato potenziato - così risulta nel diario infermieristico - attraverso l'assunzione per bocca di succhi di frutta. «La morte purtroppo» - recita il virgolettato dei sanitari - «è sopraggiunta in maniera improvvisa ed inaspettata». Il paziente, secondo quanto dichiarato dai sanitari, «si è mantenuto sempre lucido ed è stato in grado di decidere, manifestando ora il consenso, ora il diniego alle cure ed agli accertamenti diagnostici e specialistici». «I medici» - riferisce sempre il Ministero della salute - «hanno deontologicamente rispettato la volontà del paziente».
Passando ad un piano più squisitamente amministrativo, rappresento che sin dal 23 ottobre 2009, e cioè sin dal giorno dopo la morte di Stefano Cucchi, con provvedimento della competente Direzione generale dell'Amministrazione penitenziaria è stata affidata al provveditore regionale del Lazio una indagine immediatamente avviata e volta ad appurare le cause, le circostanze e le modalità dell'accaduto. Tempestiva altrettanto è stata l'indagine penale avviata dal procuratore di Roma, con la quale indagine il giorno dell'avvenuto decesso ha provveduto ad iscrivere il relativo fascicolo al n. 8047/09 ed ha incaricato il consulente tecnico di turno di effettuare un esame autoptico della salma del Cucchi, assicurandosi che i prossimi congiunti del defunto avessero ricevuto avviso dei propri diritti e facoltà.
L'incarico peritale è stato espletato in data 23 ottobre del 2009 alla presenza del consulente tecnico di parte nominato nel frattempo dai familiari della persona deceduta, assieme ad un altro consulente. Al riguardo, comunico che proprio ieri l'ufficio di procura ha esteso l'incarico peritale ad un collegio di consulenti d'ufficio incaricandoli, in accordo con i consulenti di parte, di effettuare ulteriori e più approfonditi accertamenti sulla salma del detenuto e sulla documentazione medica acquisita.
In attesa degli esiti della consulenza peritale, la procura ha comunque avviato ogni attività di indagine utile alla completa ricostruzione dei fatti e all'accertamento delle cause della morte. Da questo punto di vista, pur non essendo io a conoscenza di questioni inerenti il segreto istruttorio, posso comunicare all'Assemblea, in base a quel principio di leale collaborazione che lega il Ministro agli uffici giudiziari, che due sono i grandi filoni dell'indagine che sta conoscendo attualmente l'impegno della procura di Roma: uno riguardante le lesioni, per accertare se siano accidentali o provocate e la loro eventuale efficienza causale rispetto alla morte; l'altro è quello della eventuale mancata alimentazione.
Inoltre, necessita un chiarimento riguardo ai mancati colloqui tra Stefano Cucchi e i suoi familiari. Le notizie che mi sono state comunicate dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e che sono state acquisite dalla stessa direzione della casa circondariale di Rebibbia riferiscono che i familiari di Stefano Cucchi si sono presentati alle ore 22,30 di sabato 17 ottobre e alle ore 12,30 di lunedì 19 ottobre presso il reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini per avere un colloquio con il proprio congiunto. In entrambe le occasioni ai familiari di Stefano Cucchi è stata rappresentata la necessità di fornirsi preventivamente, come la legge prevede, di un permesso di colloquio per essere legittimati all'incontro.
Quanto alla richiesta dei genitori di Stefano Cucchi di parlare con i medici della struttura ed al diniego loro opposto di incontrare i sanitari, rappresento - così come l'Amministrazione penitenziaria riferisce - che nel caso specifico si è data applicazione all'accordo esistente con la ASL di Roma, che prevede che nessuna informazione, a nessun titolo, venga data ai parenti e/o aventi diritto senza esplicita e formale autorizzazione da parte della magistratura competente. Questo divieto può essere superato in presenza di un'autorizzazione del detenuto a rilasciare notizie mediche ai familiari. Tuttavia, come si evince dalla documentazione, Stefano Cucchi non ha rilasciato alcuna autorizzazione in tal senso, manifestando per iscritto la propria volontà di non autorizzare i sanitari al rilascio di notizie mediche ai propri familiari.
Questa la cronologia dei fatti sinora accertati. Rimaniamo tutti in attesa dell'esito, che vogliamo sia chiarificatore, degli ulteriori e complessi accertamenti medico legali e investigativi ancora in corso. Ma sia chiaro sin da ora che ai cittadini tutti e alla famiglia Cucchi in modo speciale dovrà essere al più presto fornito ogni dettaglio di verità, con la garanzia che gli eventuali responsabili dell'evento saranno chiamati ad assumersi le proprie responsabilità senza sconto alcuno.


 

Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.