Politicamente correttissimo
Sulla privacy
Luigi Manconi
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Piero Ostellino non è un tipo molto popolare dalle mie parti politiche(che, come forse qualcuno sa, non coincidono esattamente con quelle del Foglio),eppure a me è simpatico e condivido alcune delle sue considerazioni a proposito della più recente iniziativa giudiziaria contro Silvio Berlusconi.
In particolare, sul Corriere di sabato scorso, Ostellino ha scritto: “Una delle ragazze che andava alle cene di Berlusconi (…) racconta di esser stata buttata giù dal letto, con la figlia presumibilmente piccola, alle sei del mattino da quattro poliziotti che le hanno rovistato l' appartamento(…) e le hanno sequestrato i gioielli(…)il computer e il cellulare”.Insomma, “la ragazza ha subito una violazione dei suoi diritti individuali”.Totalmente condivisibile. Ma qui emerge una questione cruciale, che non interpella solo né principalmente Ostellino e che , tuttavia, interpella anche Ostellino. Quella modalità di trattamento  di un indagato, quelle forme di perquisizione, quello stile di polizia riguardano esclusivamente “le ragazze che andavano alle cene di Berlusconi” oppure costituiscono un consolidato canone  di comportamento?  Corrispondono , cioè, a un modello di indagine e di controllo  che si è fatto sistema? Il trattamento pesante subito dalla cronista del Giornale, per dirne una, è infinitamente meno pesante di quello inflitto quotidianamente a centinaia di tossicomani e spacciatori (o presunti tali) e a centinaia di immigrati regolari e irregolari (o presunti tali).Se qualcuno trovasse demagogica tale argomentazione, davvero sono affari suoi: è fin stucchevole dover ricordare che il garantismo è un assoluto e , come tale, non ammette deroghe o zone franche. È vero l’esatto contrario: quando si introduce una eccezione, l’intero sistema di diritti e garanzie ne risulta incrinato. Attendo ancora, e da anni, che un esponente berlusconiano  protesti per come, in un Centro di identificazione ed espulsione, viene trattata una giovane donna di Lagos o di Delhi.
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Da quando è esplosa la vicenda di “Ruby e le altre”, il centrodestra affida la propria linea di difesa a due argomenti.Il primo è riassumibile nel titolo di un articolo di Antonio Socci (“Sono nati libertini, muoiono moralisti”), pubblicato su Libero del 6 febbraio. Si tratta del più visionario travisamento della recente storia morale del nostro paese mai letto prima,  e mi ci dedicherò nella prossima rubrica. Il secondo argomento è tutto affidato alla denuncia delle violazioni della privacy sulle quali sarebbe costruita l’inchiesta della procura di Milano. In questa critica c’è del vero , ma si nasconde anche una colossale mistificazione.Si rischia,cioè, di accreditare un’ idea di privacy estremamente angusta. Quasi che l’offesa nei confronti della dimensione privata dell’individuo si riducesse alla categoria di scollacciamento (proprio nel senso grossolano di una formula come “una signora scollacciata”);e quasi che la violazione della privacy si limitasse al disvelamento degli organi genitali e della loro attività. Una tale concezione, oltre che irrimediabilmente sessuofobica, sembra davvero ridurre la sfera intima e il nucleo profondo della soggettività della persona al suo apparato riproduttivo, alla sua  visibilità o al suo occultamento, alla sua azione o inazione. Tutto ciò rischia di deformare irreparabilmente la categoria di privacy. E, infatti, a strepitare in difesa del privato berlusconiano sono coloro che hanno concepito la lesione massimamente lacerante della sfera più intima dell’individuo.Coloro, cioè, che  hanno voluto quell’articolo della legge sul testamento biologico, dove si prevede l’imposizione di nutrizione e idratazione artificiali anche quando  il paziente, ora in coma, abbia dichiarato anticipatamente  la volontà di rifiutarle. È difficile immaginare qualcosa di più violento e violatorio.
Privacy 3 Credo che sia stato colpevolmente sottovalutato quel passaggio di una intercettazione dove si evidenzia un dettaglio anatomico: ovvero il “culo flaccido”  attribuito da Nicole Minetti a Berlusconi. E ,invece, la cosa è degna della massima considerazione. In primo luogo, perché quella irriducibile e irredimibile fiacchezza delle carni è il segno, si fa per dire, del trionfo della Natura sulla Cultura. In altri termini, il riconoscimento della fallacia della biotecnologia e della chirurgia estetica è un colpo mortale per l’ideologia dell’ accanimento terapeutico. In secondo luogo quella frase comunica una verità definitiva e crudele: nessuno ama Berlusconi. Tradotto in politica, tutti lo votano ,nessuno gli vuole bene. Ma quel giudizio impietoso è anche la dichiarazione di fallimento del carisma berlusconiano. Il carisma, come insegnano antropologi e scienziati della politica, è fatto anche di pulsione sessuale, di investimento libidico, di transfert erotico. Dunque, è vero che- come sostengono gli apologeti- l’incontinenza  sessuomaniacale di Berlusconi può produrre identificazione devozionale in lui e nella sua potenza, ma se il “denudamento” produce effetti mortificanti, addio carisma. Siamo appunto alla tragedia dell’uomo ridicolo, ma senza l’autoironia di Ugo Tognazzi.
il Foglio 8 febbraio 2011
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