"Finire dietro le sbarre è come ammalarsi non possiamo dire che non ci riguarda"
Bergonzoni domani alla presentazione del libro di Manconi e Calderoni "Quando hanno aperto la cella": "Organizzerei gite scolastiche in quei luoghi per far vedere cosa non si fa per chi delinque"
ALBERTO SEBASTIANI
la Repubblica di Bologna 12 luglio 2011
"Organizzerei gite scolastiche nelle carceri". Non è una provocazione, è quello che bisognerebbe fare per educare le nuove generazioni a una nuova sensibilità, secondo Alessandro Bergonzoni. In Italia, e non solo alla Dozza, in carcere si sta male, si muore, e se i casi Aldrovandi e Cucchi sono noti, tanti misfatti non lo sono. Domani sera alla libreria. Coop Ambasciatori (via Orefici 19, ore 21,30) Bergonzoni ne parlerà con Luigi Manconi e Valentina Calderoni, autori del libro inchiesta "Quando hanno aperto la cella" (Saggiatore), e con lo stesso sindaco Virginio Merola, che ieri è andato in visita al carcere bolognese.
Bergonzoni, la Dozza dovrebbe ospitare 497 persone, la soglia di tolleranza è 882, ma ci sono 1168 uomini e 68 donne, di cui 729 stranieri. Ora mancano i soldi per i pasti.
"Dobbiamo intenderci: cos'è patrimonio dell'umanità? La politica è la parte finale di un processo che deve partire prima, in ognuno di noi, per capire che il carcere è patrimonio dell'umanità. Non bisogna dire: "non mi riguarda perché non delinquo". Né pensare: ci sono cose che vengono prima. Le cose vengono insieme. Il concetto "chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro" va smantellato. Organizzerei gite scolastiche nelle carceri non per far vedere cosa succede a chi delinque, ma cosa non si fa per chi delinque. Parliamo di diritti basilari".
Merola pensa di intervenire con un'ordinanza. Perché si deve sempre arrivare sul baratro per accorgersi dell'emergenza?
"La carcerazione interessa al massimo dal punto di vista sociale, ma è un tema culturale, di conoscenza, di coscienza. Domani farò il parallelo con la malattia: perché con quella noi preveniamo e qui diciamo "non mi interessa"? Dobbiamo cominciare a essere dei Don Ciotti che pongono domande e affrontano le cose".
Oltre al danno la beffa: il decreto "svuotacarceri" è inutile per i 200 della Dozza che ne hanno diritto, perché senza domicilio.
"Nessuno o quasi va a vedere cosa succede nelle carceri. Io ci sono andato alcune volte, e ne parlo non per protestare contro la situazione, ma per capire perché ci siamo arrivati. Sembra che non interessi a nessuno. Specie a chi legifera. Il carcere non porta voti, non è produttivo, non serve: qui è l'errore".
Per Manconi e Calderoni i problemi non sono solo le strutture.
"Il libro non è sulle carceri, ma sulle idee di libertà, pena e diritti. Parla delle madri dei detenuti e delle persone che lavorano in quei posti. Parla dell'abbandono dello Stato, tra negligenze, omissioni di soccorso, negazioni di un diritto primario: alla redenzione. Maltrattamento è anche vivere in uno spazio di quattro metri quadrati. Il problema è vasto. Non bastano gli "esperti", gli operatori, servono uomini "larghi" perché i temi sono troppo larghi. Il carcere deve essere bello perché solo con la bellezza aggiusti il male. Serve una preparazione estrema per chi porta aerei, ma per chi porta ragazzi in galera che formazione c'è?".
"Finire dietro le sbarre è come ammalarsi non possiamo dire che non ci riguarda"
Bergonzoni domani alla presentazione del libro di Manconi e Calderoni "Quando hanno aperto la cella": "Organizzerei gite scolastiche in quei luoghi per far vedere cosa non si fa per chi delinque"
ALBERTO SEBASTIANI
la Repubblica di Bologna 12 luglio 2011
"Organizzerei gite scolastiche nelle carceri". Non è una provocazione, è quello che bisognerebbe fare per educare le nuove generazioni a una nuova sensibilità, secondo Alessandro Bergonzoni.
In Italia, e non solo alla Dozza, in carcere si sta male, si muore, e se i casi Aldrovandi e Cucchi sono noti, tanti misfatti non lo sono. Domani sera alla libreria. Coop Ambasciatori (via Orefici 19, ore 21,30) Bergonzoni ne parlerà con Luigi Manconi e Valentina Calderoni, autori del libro inchiesta "Quando hanno aperto la cella" (Saggiatore), e con lo stesso sindaco Virginio Merola, che ieri è andato in visita al carcere bolognese.
Bergonzoni, la Dozza dovrebbe ospitare 497 persone, la soglia di tolleranza è 882, ma ci sono 1168 uomini e 68 donne, di cui 729 stranieri. Ora mancano i soldi per i pasti.
"Dobbiamo intenderci: cos'è patrimonio dell'umanità? La politica è la parte finale di un processo che deve partire prima, in ognuno di noi, per capire che il carcere è patrimonio dell'umanità. Non bisogna dire: "non mi riguarda perché non delinquo". Né pensare: ci sono cose che vengono prima. Le cose vengono insieme. Il concetto "chi è fuori è fuori e chi è dentro è dentro" va smantellato. Organizzerei gite scolastiche nelle carceri non per far vedere cosa succede a chi delinque, ma cosa non si fa per chi delinque. Parliamo di diritti basilari".
Merola pensa di intervenire con un'ordinanza. Perché si deve sempre arrivare sul baratro per accorgersi dell'emergenza?
"La carcerazione interessa al massimo dal punto di vista sociale, ma è un tema culturale, di conoscenza, di coscienza. Domani farò il parallelo con la malattia: perché con quella noi preveniamo e qui diciamo "non mi interessa"? Dobbiamo cominciare a essere dei Don Ciotti che pongono domande e affrontano le cose".
Oltre al danno la beffa: il decreto "svuotacarceri" è inutile per i 200 della Dozza che ne hanno diritto, perché senza domicilio.
"Nessuno o quasi va a vedere cosa succede nelle carceri. Io ci sono andato alcune volte, e ne parlo non per protestare contro la situazione, ma per capire perché ci siamo arrivati. Sembra che non interessi a nessuno. Specie a chi legifera. Il carcere non porta voti, non è produttivo, non serve: qui è l'errore".
Per Manconi e Calderoni i problemi non sono solo le strutture.
"Il libro non è sulle carceri, ma sulle idee di libertà, pena e diritti. Parla delle madri dei detenuti e delle persone che lavorano in quei posti. Parla dell'abbandono dello Stato, tra negligenze, omissioni di soccorso, negazioni di un diritto primario: alla redenzione. Maltrattamento è anche vivere in uno spazio di quattro metri quadrati. Il problema è vasto. Non bastano gli "esperti", gli operatori, servono uomini "larghi" perché i temi sono troppo larghi. Il carcere deve essere bello perché solo con la bellezza aggiusti il male. Serve una preparazione estrema per chi porta aerei, ma per chi porta ragazzi in galera che formazione c'è?".
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Commenti (1)
  • giordano  - torture pre carcere
    visiete mai chiesti come vengono trattati i detenuti prima di essere trasportati in carcere mi riferisco alle torture che tutti loro subiscono all'interno delle caserme e/o questure.
    provate ad andare in carcere e chiedete loro informazione su tutte quelle violazioni del rispetto umanoe non previste dalla legge ne dal regolamento delle forze del disordine che invece grazie alla onnipotenza di cui godono si rendono gli artefici.troppo facile proccuparsi dei maltrattamenti in carcere i mali se si vogliono curare si curano alla radice altrimenti lasciamo stare e simo meno ipocriti.giocare a nascondino non serve
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