Nella giusta direzione
Luigi Manconi
Con un certo tremore - troppe volte siamo rimasti delusi - gettiamo il cuore oltre l'ostacolo e diciamo che forse, questa volta, il governo ha davvero preso la direzione giusta. Sia chiaro: siamo sempre in un perimetro di piccoli passi e di iniziative prudenti ma, se non altro, le scelte sembrano andare per il verso più opportuno e intelligente. Le decisioni prese dal Consiglio dei Ministri in materia carceraria rispondono a una esigenza indifferibile: rafforzamento delle alternative al carcere e dei benefici penitenziari e tutela dei diritti dei detenuti. Certo, se il quadro politico e gli orientamenti del Parlamento lo consentissero, si dovrebbero assumere provvedimenti più ragionevoli ed efficaci, quali l'amnistia e l'indulto (come suggerito dal Capo dello Stato e da alcuni tra i più autorevoli giuristi e come costantemente richiesto dai Radicali).

Solo quelle due misure di clemenza, infatti, sarebbero capaci di riportare con l’urgenza necessaria il nostro sistema penitenziario agli standard di legalità internazionale e ai livelli di civiltà affermati solennemente dalla Carta Costituzionale. Considerata l'attuale difficoltà di simili - saggi e sacrosanti - provvedimenti, e ribadito il dovere morale di provarci ancora, quanto deciso oggi va considerato comunque assai positivo. Le misure di alleggerimento dell'apparato sanzionatorio nei confronti dei tossicomani sono indubbiamente utili e dovrebbero anticipare una seria revisione della legislazione in materia. Lo stesso può dirsi di un provvedimento come l'identificazione degli stranieri in carcere che, se efficacemente attuato, può eliminare quella pena accessoria rappresentata dal trattenimento nei CIE (centri di identificazione e di espulsione) per gli immigrati che abbiano già scontato la propria pena. E poi il consolidamento della detenzione domiciliare e l’allargamento dei termini per l’accesso all’affidamento in prova al servizio sociale, il sostegno al lavoro in carcere e la riduzione di pena per chi dimostri di partecipare alla "offerta trattamentale" per il reinserimento a fine pena. Per la prima volta da molti anni, il governo va chiaramente nella direzione di una diversificazione della risposta punitiva, nella prospettiva di una concezione del carcere che per primo Carlo Maria Martini, e molti dopo di lui, definì "come extrema ratio". In ultimo, va apprezzata particolarmente l'istituzione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà. Questa nuova autorità può rappresentare, da un lato, un sostegno di particolare prossimità alle esigenze di protezione dei diritti e delle garanzie delle persone private della libertà; e, dall’altro, può costituire uno strumento di interlocuzione con l’attività dell’amministrazione. Tra i compiti del Garante nazionale: vigilare affinché l'esecuzione della custodia dei detenuti, degli internati, dei soggetti sottoposti a custodia cautelare in carcere o ad altre forme di limitazione della libertà personale sia attuata in conformità alle norme e ai princìpi stabiliti dalla Costituzione, dalle convenzioni internazionali, dalle leggi dello Stato e dai regolamenti; visitare, senza necessità di autorizzazione, gli istituti penitenziari, gli ospedali psichiatrici giudiziari e le strutture sanitarie destinate ad accogliere le persone sottoposte a misure di sicurezza detentive, le comunità terapeutiche e di accoglienza o comunque le strutture pubbliche e private dove si trovano persone sottoposte a misure alternative o alla misura cautelare degli arresti domiciliari, gli istituti penali per minori e le comunità di accoglienza per minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria; esaminare, previo consenso anche verbale del recluso, gli atti riferibili alle condizioni di detenzione e richiedere all'amministrazione interessata di attenersi alle norme di legge, ove si riscontri che la stessa se ne sia discostata, anche formulando specifiche raccomandazioni. Quella del Garante dei diritti dei detenuti è una  figura presente in molti paesi europei e richiesta, ormai da tempo, dalle Convenzioni internazionali e da tutti gli operatori del settore. E può considerarsi, tra l'altro, una risposta efficace alla recente polemica, spesso così pretestuosa, sulla contrapposizione tra "detenuti di serie A" e "detenuti di serie B". Solo un'autorità terza e indipendente può assicurare garanzie e diritti a quanti sono privati della libertà a prescindere dalle condizioni sociali, economiche, culturali. In conclusione le misure adottate ieri rappresentano un passo avanti assai significativo. Si tratta di evitare, ora, contraccolpi regressivi e arretramenti codardi.
l'Unità 18 dicembre 2013

Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.