Carceri:2 metri quadrati a detenuto
Ansa 15 luglio 2010
Carceri:2 metri quadrati a detenuto (ANSA)- ROMA, 15 LUG - Lo spazio in cella per ogni detenuto arriva a 2 metri quadrati: e' cosi' nel piccolo Carcere di Pistoia, come in quello di Milano-San Vittore. A Pistoia si arriva a 3 persone nelle celle di 6 metri quadri senza servizi, a San Vittore, nella sezione nuovi giunti, 5-6 persone stanno in camere di 9 metri con letti a castello a tre piani. Le presenze sono doppie, quando non quasi triple, come nel caso di Bologna (450 posti e 1.150 detenuti), rispetto alla capienza regolamentare.

"Celle come loculi di 2 metri quadri
Qui niente è come dovrebbe essere"

la Repubblica
Il report delle associazioni Antigone e A buon diritto. A un anno dalla sentenza della Corte UE dei diritti umani, che ha condannato l'Italia per aver detenuto persone in meno di tre metri quadri, la situazione è ancora drammatica.

"Celle come loculi di 2 metri quadri Qui niente è come dovrebbe essere"

ROMA - Celle più simili a "loculi" che a posti in cui vivere, dove lo spazio a disposizione è di appena due metri quadrati. La situazione delle carceri italiane è sempre più drammatica e in strutture come quella di Pistoia o di San Vittore a Milano il contesto è talmente fatiscente che è difficile non pensare a una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti umani. Lì si condannano i casi di tortura e di trattamento inumano o degradante nelle carceri: l'Italia per una violazione di questo tipo è già stata condannata un anno fa, ma la situazione è ancora la stessa.

A denunciare le disumane condizioni di vita dei detenuti italiani è un report delle associazioni A buon diritto 1 e Antigone 2, che tra il 21 giugno e il 2 luglio di quest'anno hanno visitato alcuni tra gli istituti penitenziari più affollati d'Italia.

A parlare sono i numeri: nel carcere di Pistoia la capienza è di 74 unità, ma ci sono 140 detenuti e le celle al piano terra, con un superficie di 6 mq (servizi esclusi), ospitano 3 persone ciascuna. Al primo piano si trovano celle più grandi, di 18 mq, in origine destinate ad ospitare ognuna 3 detenuti: peccato che ne contengano 6, sistemati in due letti a castello a tre piani.

Il carcere dei record è però il San Vittore di Milano, la cui capienza è di 712 detenuti (ve ne starebbero 900 ma due bracci sono inagibili) ma che ne ospita più del doppio: 1.600. Di questi, 110 sono donne, 112 in trattamento psichiatrico e 120 giovani. Nella sezione dei nuovi arrivati celle di 9 mq escluso il bagno ospitano 5 o 6 detenuti.

La situazione non è più confortante nel carcere di Poggioreale a Napoli, con i suoi 2.710 detenuti, malgrado il regolamento preveda un tetto massimo di 1.347. A Padova, dove la capienza regolamentare è di 98 unità, ci sono 250 detenuti e nella cella di 10,5 mq, pensata come singola, alloggiano 3 persone, in quella di 18,5 mq, idealmente per 4, dormono in 8 e in quella di 23,5 mq, pensata per 5, in 10-11.

Nella sezione femminile del carcere di Rebibbia di Roma ci sono 390 detenute a fronte delle 281 unità regolamentari; a Sulmone 444 anziché 270; al Regina Coeli di Roma 1.073 invece dei regolamentari 640.

Contesto desolante anche nel carcere di Capanne a Perugia, che può ospitare 352 persone ma ne contiene 569: le celle singole qui sono tutte occupate da almeno 2 detenuti, 3 in una cinquantina di casi. E il terzo è generalmente costretto a servirsi di un materasso a terra.

Nel carcere di Bologna, dove la capienza regolamentare è stata fissata dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in 452 unità, ci sono 1.158 detenuti e il reparto per quelli in attesa di giudizio e quello destinato ai tossicodipendenti sono i più sovraffollati.

"In carcere non si rispettano le leggi - è l'appello delle due associazioni - quasi niente, in questi posti, è come dovrebbe essere o funziona come dovrebbe funzionare. Niente rispetta il dettato delle norme che dovrebbero regolare la vita penitenziaria. E' trascorso quasi un anno dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia per aver detenuto persone in meno di tre metri quadri. Una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea, un'ipotesi di tortura o trattamento inumano o degradante. Noi ci riteniamo da oggi in vertenza contro le istituzioni. Utilizzeremo ogni strumento legale a disposizione per far sì che lo stato paghi il prezzo della propria illegalità".

Carceri stracolme: “È tortura”
15 luglio
I risultati allarmanti del dossier presentato alla Camera da “Antigone” e “A buon diritto”. Due metri quadri lo spazio in cella per ogni detenuto contro i sette stabiliti dalla legge, presenze triple rispetto alla capienza. Da gennaio già 29 suicidi
Due metri quadri per ogni detenuto nel piccolo carcere di Pistoia e in quello milanese di San Vittore. Presenze doppie, quando non triple rispetto al consentito come a Bologna (450 posti e 1.150 reclusi). Ore d’aria in alcuni casi ridotte a due a Poggioreale (Napoli), dove non si svolgono attività formative o scolastiche. Sono solo alcuni dei risultati presentati delle associazioni “Antigone” e “A buon diritto” che, dopo avere visitato 15 tra i più affollati istituti di pena d’Italia, hanno illustrato la situazione oggi (15 luglio) alla Camera.

Il sovraffollamento si somma e aggrava le carenze strutturali affermano le associazioni, secondo cui le “carceri italiane fuori legge” in quanto rappresentano “una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea: un’ipotesi di tortura o trattamento inumano o degradante”. Patrizio Gonnella (Antigone) e Luigi Manconi (A buon diritto) hanno annunciato anche di avere presentato 15 esposti ai sindaci e ai direttori delle Asl competenti e degli istituti penitenziari visitati.

Il Comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa, infatti, ha stabilito in sette metri quadrati lo spazio minimo garantito a un detenuto in una cella singola e in quattro metri quadrati lo spazio aggiuntivo per ciascun altro detenuto. C’è di più. In base a questa previsione un anno fa il nostro paese è stato condannato dalla Corte Europea per il diritti dell’uomo a risarcire un bosniaco, detenuto a Rebibbia tra il 2002 e il 2003, per “danni morali” per aver condiviso con altre 5 persone una cella di 16 metri. Oggi - dimostra il dossier - la situazione è la stessa se non più grave di allora.

Nel frattempo è di ieri (14 luglio) la notizia che due detenuti hanno tentato l’ennesimo suicidio provando a impiccarsi. È accaduto a Frosinone, i due sono stati salvati dagli agenti della penitenziaria. Poi l’intera popolazione carceria ha messo in atto, dalle 20 alle 22.30, la classica protesta contro la mancata erogazione dell’acqua. I dati generali forniti dai sindacati della polizia carceraria non sono certo rassicuranti: 67.500 detenuti, 29 suicidi in cella, 44 tentati suicidi sventati, 96 agenti penitenziari, 2 medici e 4 infermieri aggrediti e feriti, 4 evasioni e 5 tentate evasioni.


Nelle carceri condizioni da tortura: un dossier

l'Unità 15 luglio 2010
Loculi per carcerati, non celle. Docce insufficienti e malfunzionanti. Quando non piove dentro il carcere stesso. Gli istituti italiani di detenzione sono “fuorilegge”,  denunciano le associazioni Antigone e A buon diritto con il settimanale Carta: hanno visitato 15 tra i più affollati istituti di pena d'Italia, tra il 21 giugno e il 2 luglio, e documentano in un dossier, presentato oggi alla Camera, come il sovraffollamento si sommi e aggravi le carenze strutturali che in ogni caso fanno ritenere le «carceri italiane fuori legge» e rappresentano «una violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea: un'ipotesi di tortura o trattamento inumano o degradante».

Fino a casi di un ospedale psichiatrico che fa pensare alla tortura. Durante un ciclo di ispezione negli ospedali psichiatrici giudiziari «abbiamo visto scene ottocentesche»: letti di contenzione, lenzuola sporche e nove detenuti nella stessa cella. Inoltre, per tenere in fresco l'acqua, le bottiglie erano lasciate nei water». Lo racconta il senatore Pd Ignazio Marino, presidente della commissione d'inchiesta sul servizio sanitario nazionale, nella conferenza stampa alla Camera. «A Barcellona Pozzo di Gotto (Messina, Ndr) ci sono le situazioni peggiori» ha sottolineato Marino. Qui i detenuti «vengono tenuti legati ai letti con un buco per la caduta degli escrementi. L'ospedale psichiatrico messinese dipende ancora, ha spiegato il senatore, dal ministero della Giustizia, in quanto il governo siciliano non ha recepito il passaggio di competenze al ministero della Salute».

Per i detenuti comuni c'è poco da rallegrarsi. Lo spazio in cella per ogni detenuto arriva a essere due metri quadrati: è così nel piccolo Carcere di Pistoia (3 persone nelle celle di 6 metri quadri senza servizi) come a Milano-San Vittore (nella sezione nuovi arrivati 5-6 persone in camere di 9 metri con letti a castello a tre piani). Le presenze sono doppie (a Sulmona sono 444 invece di 270, a Fermo 80 invece di 45), quando non quasi triple, come a Bologna (452 posti e 1.158 detenuti) o Padova (250 invece di 98), rispetto alla capienza regolamentare. Le ore d'aria sono in alcuni casi solo due: succede a Poggioreale (Napoli), dove per altro non si svolgono al momento attività formative o scolastiche. Non è solo un problema di spazio appunto. Sollicciano, Firenze, 2versa in pessime condizioni igieniche”, ci sono infiltrazioni ovunque, piove dentro in molte zone, l'acqua calda nelle docce d'inverno è un optional (e quello delle docce che mancano o non funzionanoè un problema ricorrente).

Contro questo disastro Patrizio Gonnella (presidente di Antigone) e Luigi Manconi (presidente di A buon diritto) hanno presentato 15 esposti ai sindaci e ai direttori delle Asl competenti e degli istituti penitenziari visitati chiedendo «di provvedere immediatamente a superare, con ogni provvedimento opportuno o con ogni adempimento relativo al caso di specie, le violazioni».

Ricordiamo infine che se non si rispettano i diritti umani per i carcerati poi il concetto stesso della difesa di quei diritti si incrina per tutti. E infine che le carceri dovrebbero aiutare al reinserimento in società. In teoria. Non risulta sia così.

L’implosione delle carceri: fatiscenza e sovraffollamento
Stefano Galieni
“Il carcere è fuorilegge” è questa la constatazione fatta propria dalle associazioni “A buon diritto” e “Antigone” supportate dalla rivista “Carta”  che hanno lanciato nei mesi scorsi una campagna di inchiesta sullo stato del sistema penitenziario italiano. Dal 21 giugno al 2 luglio, esponenti delle associazioni, parlamentari, consiglieri regionali, attivisti impegnati nel settore, hanno visitato 15 istituti penitenziari riempiendo una semplice griglia utile ad evidenziare gli aspetti critici di ogni singola struttura. I risultati di queste visite sono stati presentati ieri in  conferenza stampa  presso la Camera dei deputati. Presenti Luigi Manconi e Patrizio Gonnella in rappresentanza delle due associazioni promotrici, alcuni parlamentari e consiglieri regionali che avevano partecipato alle visite. Il quadro che ne è emerso è a dir poco desolante e ha ragione Luigi Manconi a dire che le carceri non stanno esplodendo ma implodendo, come testimonia l’ aumento dei suicidi, – gli ultimi due sventati ieri a Frosinone – degli atti di autolesionismo. Sovraffollamento e carenze strutturali si sommano in un cocktail micidiale, hanno constatato dati alla mano gli intervenuti: a Pistoia ogni detenuto ha a disposizione due metri quadrati, e lo stesso accade nel carcere milanese di S.Vittore. A Bologna la struttura potrebbe contenere 450 persone, al momento della ispezione i detenuti erano 1150, a volte causa anche la carenza di personale penitenziario, si riducono a 2 le ore d’aria giornaliere e si è nell’impossibilità di svolgere attività formative o scolastiche. È violato l’articolo 3 della Convenzione europea. Quanto avviene, spesso indipendentemente anche da chi ci opera, è da considerarsi come trattamento disumano e degradante e annienta l’idea stessa di pena come percorso di rieducazione. Ad impressionare è la costante disparità del rapporto fra capienza e presenzei: Padova, 98 posti disponibili 250 detenuti, Roma Rebbibbia (femminile) 281 posti, 390  persone, a Sulmona, ormai ribattezzato come il carcere dei suicidi sono in 444 dove potrebbero starne in 270,  sempre nella capitale a Regina Coeli, con un reparto chiuso, 1073 presenze per meno di 650 posti disponibili, a Fermo, 80 per 45 posti, a Firenze Sollicciano 989 presenze per 521 unità, e così via. E poi strutture in cui è cronica la carenza idrica tanto da rendere difficile farsi  la doccia periodicamente, muffa e muschio sulle mura, cavi elettrici scoperti e cucine insufficienti, il lavoro  esterno o interno privilegio di pochi, le porte blindate che vengono chiuse di solito dopo la mezzanotte perché non c’è personale sufficiente a garantire la custodia. Nel corso della conferenza sono state emerse iniziative: tra i parlamentari, Guido Melis ha proposto la realizzazione di una commissione parlamentare di inchiesta, Rita Bernardini ha lanciato l’idea di tornare nelle carceri il giorno di ferragosto, Ignazio Marino ha confermato la modifica del regolamento dell’amministrazione penitenziaria, che permetterà ai parenti di detenuti  ospedalizzati, di conferire quotidianamente con i medici. Una decisione presa dopo la orrenda vicenda di Stefano Cucchi. È Stata mostrata copia degli esposti che Antigone e A Buon Diritto presenteranno, ai sindaci, agli assessori regionali alla Salute, ai Dirigenti delle Asl, alle direzioni delle Case circondariali competenti per i 15 istituti visitati. Nell’esposto si intima, ai termini di legge, di ripristinare condizioni sanitarie conformi al dettato normativo. Il consigliere regionale in Abruzzo della Federazione della Sinistra, Maurizio Acerbo, è intervenuto proponendo che vengano visitate anche le strutture in cui le condizioni di vita sono ancora peggiori e facendo appello ai consiglieri regionali soprattutto della FdS affinché facciano propria questa esigenza. In Abruzzo, su proposta di Acerbo si sta provvedendo ad istituire la figura del garante dei detenuti ancora assente nella legislazione regionale.
Liberazione 16 luglio 2010
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