Parola di Nobel: "Legalizziamo l'uso delle droghe"
Luca Landò
Sa che le dico? Che la guerra contro le droghe è fallita ma nessuno lo ammette. Eppure basterebbe mettere i numeri in fila per capire che in 35 anni di onorate battaglie si è speso troppo, ottenuto niente e, cosa peggiore, ingrassato i conti delle organizzazioni criminali. Le sembra un buon risultato?». Domandainutile, perchéil professor Becker, Gary Becker, premio Nobelper l’Economia nel 1992, nonperdetempoe riparte all’attacco. «C’è solo un modo per ridurre il consumo di droghe: legalizzarle». Èdal 2001 che ilprofessore emerito all’Università di Chicago ripete con ostinazione il proprio mantra antiproibizionista. La prima volta lo fece con un articolo su Business Week, tono pacatoma contenuto esplosivo, perchéa lanciare il temadella legalizzazione non era l’ultimo degli hippy ma l’allievo di Milton Friedman. Nel 2006 entrò nei dettagli pubblicando unostudio sul Journal of Political Economy, rivista accademica per addetti ai lavori. E lì, insieme a Kevin Murhpy e Michael Grossman dimostrò con la forza dei numeri che le sue tesi avevano un fondamento economico. «Ogni anno gli Stati Uniti destinano 40 miliardi di dollari per combattere la diffusione delle droghe. Se a tutto questo aggiungiamo i costi per la società e lo Stato - poliziotti, tribunali, carceri - il costo arriva a 100 miliardi di dollari ogni anno. È una cifra enorme.Di fronte alla quale è bene porsi una domanda: esiste un modo meno costoso e più efficace per ridurre il consumo di droghe? Il nostro studio, quello del 2006, suggeriva un’altra strada: legalizzare le droghe e applicare una tassa sul consumo. Il ragionamento è semplice: la guerra alle droghe, aumentando il rischio di chi le produce e le commercia, ha fatto lievitare il prezzo delle sostanze vendute, tanto che il prezzo alla vendita è in genere il 200% rispetto a quello effettivo. Ebbene, conuna tassa del200%su un prodotto legalmente venduto, quello stesso ricavo finirebbe nelle casse dello Stato anzichénelle tasche delle mafie. Così, invece di spendere soldi per contrastare inutilmente i produttori illegali, si avrebbero fondi a sufficienza, ad esempio, per finanziare campagne di informazione sui pericoli legati all’uso delle droghe». Lei contesta i risultati della cosiddetta guerra alle droghe, eppure l’Onu, lo scorso giugno ha pubblicato un rapporto in cui si spiega che l’uso di eroina, cocaina emarijuana, in alcuni mercati, inizia a calare. «È il minimo che potesse accadere, visto quello che si spende in tutto il mondo.Ma è una impostazione sbagliata. Il concetto di “guerra alle droghe” venne lanciato per la prima voltada Nixonnegli anni Settanta e ribadito da tutti i presidenti, nessuno escluso. Se i risultati di cui parla l’Onu fossero legati a un’attività di uno o due anni li potrei apprezzare. Trattandosi di una guerra di 35 anni si tratta di un fallimento. Non solo, ma trattandosi di mercati illegali, le stime che circolano sono del tutto teoriche: comesi fa sapere la reale produzione mondiale di droga?Oil consumo? Sononumeri difficili da dimostrare. E non dimentichiamo che quando un tipo di droga cala, quasi sempre ne spunta un’altra. Quelle sintetiche, ad esempio». In effetti l’Onu parla proprio di un aumento di queste ultime, soprattutto nel Terzo mondo. «Restiamo su quelle “classiche”, l’oppio ad esempio: un aspetto di cui si parla poco è che la produzione e il commercio di droga è la fonte principale di finanziamento dei talebani e di Al Qaeda. Ora, ha senso mandare truppe in Afghanistan e, nel contempo, consentire alle forze che si intende combattere di continuare a ricevere finanziamenti? Se le droghe venissero legalizzate, quegli introiti verrebbero meno». AlbertoMariaCosta,ildirettore dell’Ufficio Onu contro la Droga e il Crimine, dice che anche in presenza di un mercato legale vi sarebbe sempreun mercato parallelo controllato dal crimine. «Prendiamo l’alcol. Negli Stati Uniti è stato illegale per quattordici anni, fino a quando il presidente Roosevelt, nel 1933, decise di legalizzarne la produzione e l’utilizzo. Bene, prima di allora whisky, gin e quant’altro erano tutti controllati da organizzazioni criminali. Al Capone, per intenderci, era un trafficante di droga. E quella droga si chiamava alcol. Conla legalizzazione nacquerodistillerie legali, distributori legali, rivenditori legali. In un attimo si mandò all’aria l’intero business del crimine. Lo stesso può accadere con le droghe vere e proprie. È possibile che continui a esistere una sorta di mercato nero per alcune sostanze, ma si tratterà di piccole nicchie all’interno di un mercato tutto alla luce del sole». Ma lei esclude ogni tipo di divieto? «Niente affatto. Tanto per cominciare vieterei la vendita ai minori, proprio come avviene negli Stati Uniti per i liquori. Un’altra limitazione, proprio come per le bevande alcoliche, è legata alla guida: punizioni severe per chi si mette al volante sotto l’effetto di droghe mettendo a rischio la vita degli altri. E visto che parliamo di regole e restrizioni ne aggiungerei un’altra: trattandosi di prodotti legali, i produttori dovranno essere sottoposti a controlli di qualità come avviene per il settore alimentare o farmacologico. Questo eviterebbe la circolazione di sostanze tagliate e pericolose come oggi invece avviene». Chi si oppone alle sue proposte sostiene che la liberalizzazione provocherebbe un aumento dell’uso, non una diminuzione. «Dipendedal livello di tassa che viene applicato: se è adeguatamente alta, la domanda non cresce affatto. Anzi, trattandosi di un bene legale, vienemeno quel richiamo del proibito che è una spinta, almeno tra i giovani, a far uso di droghe». Per i minorenni però questo richiamo continuerebbe ad esserci. «Già,ma sarebbe un divieto limitato all’età. E tutti prima o poi diventiamo adulti. L’importante ènon diventare dei fuorilegge. La guerra alla droga produce devastanti effetti collaterali. Proprio in Italia avete avuto il caso di quel ragazzo pestato a morte dopo essere stato trovato con 30 grammi di hashish: è la conferma che con la guerra alle droghe si entra in una visione violenta del problema. Da noi, come da voi, le carceri scoppiano perchévengono riempite con persone che hanno avuto a che fare con la droga. E non importa quanto siano state seriamente coinvolte. Quando sei in guerra, anche le ombre diventano nemici». Lo dica francamente: è davvero convinto che si possa legalizzare l’uso delle droghe? «Non subito e non ovunque. Ma la strada è quella. Guardi il Messico, lo scorso agosto ha approvato una legge che permette l’uso di hashish, marijuana e persino Lsd. Non è una proposta: è una legge. E qualcosa di simile è accaduto in Argentina ». E negli Stati Uniti? «Non siamo ancora pronti, ma qualcosa si sta muovendo. La discussone al momento riguarda solo l’uso di marijuana per scopi terapeutici,ma è già qualcosa.Nonmiilludo che tutto cambi all’improvviso. Ci vuole tempo, ma sono fiducioso. L’unica droga di cui abbiamo realmente bisogno è l’uso della ragione. Quando la provi, non smetti più».
L'Unità 14 novembre 2009
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Commenti (3)
  • sonia  - legalizzatela
    Sono stata toxdip per oltre 20 anni, ora ho smesso.
    Ma non sono salva.
    Un pò di esperienza sul campo credo di averla fatta, ma chi chiede qualcosa a noi tossici?
    Nessuno, tanto...'quelli cosa vuoi che capiscano, sono bruciati'...bè un pò bruciati forse, ma capiamo, oh sì se capiamo...
    Legalizzare è la strada, l'unica strada che si può percorrere se si vuole DAVVERO avere consapevolezza della situazione.
    Saluti a tutti
    Sonia
  • autores  - ma se non fanno niente per....
    vieni e segui la mia inchiesta poi dimmi.e' su Fai notizia del Partito Radicale-
  • autores  - Piantagioni e altro.
    non gridare vittoria di gente come sei tu ne viene mandata in carcere,viene anche fatta estradiare,licenziare,indagare,intercettare e processare,la colpa e la causa e'fin troppo grave ma non strana che e'del Presidente dello Stato illecito e illegale che e'Terrorista,se sei interessato sono su Fai notizia del APrtito Radicale ho aperto l'inchiesta ma nessuno fa qualche cosa anche se e' il Presidente della Palestina da fare processare dal America Latina. Il Presidente della Palestina e' collaboratore di giustizia.
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