Mingitor dissacrante
Aver fatto il bagno nudi con gli Inti Illimani non è il miglior approccio alla revisione storica
Luigi Manconi
Forse a Giuliano Ferrara è accaduto di fare il bagno nudo con gli Inti Illimani.
C'è da chiederselo, dopo aver letto questo suo scritto: “Più tardi, liberato dalla sudditanza alla mia stessa scelta di fare il comunista e di esserlo, rivedrò anche il giudizio su Pinochet, che intanto aveva riavviato l’economia del paese con scelte di tipo thatcheriano, aveva rimesso in sesto le istituzioni sulla pelle e sul sangue delle sinistre represse con durezza militaresca, e alla fine aveva promosso il rientro della democrazia nel corpo della patria cilena, con l’aiuto di una Democrazia cristiana che non era mai stata messa fuorilegge, e con procedure referendarie da lui stesso rispettate nei risultati” (Il Foglio del 9 Settembre 2013).
Le affermazioni qui sopra riportate meriterebbero, com’è ovvio, un’analisi approfondita, condotta con gli strumenti propri dell'indagine economica e sociale e della ricerca storia e geopolitica. Ma, in proposito, io ne so più o meno quanto Giuliano Ferrara: ovvero pressoché nulla. Dunque, il testo ferrariano merita un altro approccio, di natura culturale. Vi ritrovo tre sindromi, o pienamente dispiegate o allusivamente accennate. 
1. La sindrome del Mingitore Dissacrante. La prima sindrome è quella, pericolosamente oscillante tra ossessione e vezzo, tra tic e gioco, tra compulsione e civetteria, riassumibile nel vetusto épater les bourgeois. Si piglia un celebrato simulacro e gli si orina contro. Per dimostrare quanto si è spregiudicati e politically incorrect. Indipendenti dalle convenzioni ideologiche e storiografiche. E tanto ma proprio tanto Anticonformisti. 
2. La sindrome del Calzino Rivoltato, o del contrappasso. Un comunista fieramente ex - in questo Ferrara da il meglio di sé - è chiamato a un costante crash test: deve dimostrare che la sua ex-ità è davvero a prova di bomba. Dunque, se Augusto Pinochet è stato un modello esemplare di Baubau fascistoide degli anni Settanta, è di lui che si deve tentare la rivisitazione e la riabilitazione (troppo facile compiere quella di Giuseppe Saragat). Viene in mente una scena del film "Benvenuto Presidente" di Riccardo Milani, quando la protagonista, Kasia Smutniak, per spiegare la sua attuale rigidità e la sua presente compostezza e il suo maniacale ossequio per la forma e il cerimoniale, parla del suo "trauma originario". Ovvero, un'infanzia hippie e smandrappata, tra canne e Janis Joplin, padri assenti e comuni psichedeliche e il "bagno nuda con gli Inti Illimani". Fatale un'età adulta da iper-perfettina e bacchettona.
3. La sindrome di Carl-Schmitt-spiegato-ai-piccini. La terza sintomatologia è consequenziale alle prime e si manifesta come pretesa neutralizzazione dell’analisi e del linguaggio. Rileggete, vi prego, il brano citato e scoprirete che di un periodo di violenze e torture, di stragi e lutti, di annichilimento della democrazia e dei diritti, quasi nulla è ricordato: se non quel riferimento alla “pelle” e al “sangue”. E non “pelle” e “sangue” dei cileni, o dei cittadini, o dei lavoratori o degli oppositori, bensì “delle sinistre”. Ovvero del Nemico (rappresentato come qualcosa fra il ridicolo e il demente). E Pinochet non viene mai qualificato come un dittatore o despota o autocrate - o attraverso una delle diverse categorie della scienza politica - ma, benevolmente, come un precursore di Margaret Thatcher. Al più, alcune "ombre tremende e un ruolo storico tirannico". In altre parole, la storia ridotta a una minestrina liofilizzata e a una rappresentazione anodina, dove il “sangue” è appena quello provocato da una fastidiosa escoriazione, prodotta da un distratto grattarsi il cuoio capelluto.
 
P.S. Dopodiché, anche il colpo di Stato di Augusto Pinochet e gli avvenimenti che l'hanno preceduto e quelli che l'hanno seguito vanno analizzati con serietà e senza schemi ideologici, con coraggio autocritico e intelligenza della storia. Ma, per l'amor del cielo, rinunciando a leziosità culturali e a vanità simil-revisionistiche.  
il Foglio 24 settembre 2013
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Commenti (1)
  • vittorio cappelli  - sveglia!
    ma luigi manconi non ha di meglio da fare che rispondere ai deliri di giuliano ferrara sul foglio di giuliano ferrara consentendo così a giuliano ferrara di dire che lui, giuliano ferrara, è tanto intelligente e persino tollerante? sveglia, la vita è altrove!
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