di Pierluigi Battista

C’è una differenza che non riesce a farsi riconoscere in tutta la stampa italiana. Una distinzione fondamentale ma che, incomprensibilmente, viene considerata marginale, irrilevante, secondaria. Spesso si legge nei titoli dei giornali, dei telegiornali, nei siti di informazione, nelle agenzie di stampa, dappertutto: «scontro sulle staminali»; «limitazioni alla ricerca sulle staminali»; «le staminali dividono laici e cattolici» e così via. Ma non è vero, sulle «staminali» non c 7è nessuno scontro, per le «staminali» non ci si divide, e non si conosce al mondo chi voglia limitare la ricerca sulle «staminali». Tutta la discussione riguarda invece le «staminali embrionali». Una precisazione decisiva, uno spartiacque etico, una differenza cruciale. Ma proprio questa parola così cruciale si fa finta che non esista. Perché? Eppure non dovrebbe essere difficile capire. Nessuno, né gli scienziati tradizionalisti, né la Chiesa, insomma proprio nessuno si oppone alla ricerca sulle cellule staminali adulte (estratte dal midollo o prodotte artificialmente) che può portare a prodigiosi rimedi per malattie sinora considerate incurabili. Molti, Chiesa cattolica in primis, si oppongono alla ricerca che implichi il sacrificio degli embrioni per estrarne le cellule staminali, finora considerate più «potenti» e plurivalenti di quelle adulte. La differenza è decisiva, perché se si considerano gli embrioni «esseri umani», se una persona è già contenuta e inscritta nel codice genetico dell’embrione, allora la soppressione di un embrione è moralmente equiparabile alla soppressione di una persona, e l’uso degli embrioni appare come una violazione del tabù che proibisce l’uso degli esseri umani in qualsiasi sperimentazione scientifica. Posizione discutibile, ovviamente.

Ma coerente, logicamente sostenibile, culturalmente dignitosa. Uccidere un embrione, anche con le migliori intenzioni, anche per servire una causa nobile come la cura di malattie tuttora intrattabili, equivale secondo i presupposti di questa posizione a un omicidio. Ed è qui che nasce l’ostilità alle leggi che, permettendo la libera ricerca per la produzione di cellule staminali embrionali, di fatto legalizzerebbero una forma di omicidio. Eppure, con una sordità sospetta e incomprensibile, si continua a parlare di cellule «staminali», dove l’accordo è unanime, senza specificare che lo scontro riguarda le «staminali embrionali». La differenza, anche a orecchie non esercitate dalla pratica scientifica come quelle di chi scrive, è di agevole comprensione. Eppure si parla come questa differenza non venisse compresa. È lecito chiedersi dove nasca tanta coriacea, testarda incapacità di capire una cosa così semplice?

Corriere della Sera - - Rassegna Stampa A Buon Diritto

 

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