Politicamente correttissimo
Manette radicali
E con i Cie come la mettiamo? Perchè sull'arresto di Papa il pannelliano Turco ha ragione
Luigi Manconi
1. Ho preso in affitto un bilocale in un quartiere trendy di Milano, vicino alla chicchissima via Tortona: un sobrio ufficio di rappresentanza, una modesta dependence, un discreto pied -à- terre (vedi mai). Non ho ancora la linea telefonica e il computer e, per il bagno mi devo accontentare di quello comune, di ringhiera (a Milano usa ancora così). Pensavo a una simpatica festicciola d’inaugurazione per i primi di settembre, qualcosa di molto semplice. Non posso certo contare sulla presenza dei ministri Bossi, Calderoli e Tremonti, ma spero almeno che trovino il tempo di fare un salto un paio di vice-ministri nulla facenti, tipo Carlo Giovanardi e Roberto Castelli.  (Alla fine verranno offerte in omaggio delle coccarde colorate e quelle trombette di carta che, a soffiarci dentro, si srotolano e suonano allegramente).
2. Diciamolo francamente: Maurizio Turco, deputato radicale eletto nelle liste del Pd, non è la persona più simpatica del mondo. Ma è un parlamentare  assai serio e preparato. D’altra parte Turco non sembra avere avuto una giovinezza attraversata, come è stata la mia, da suggestioni populiste. Dunque, sentirlo ricordare – dopo il si all’arresto di  Alfonso Papa- che  quanti oggi si stracciano le vesti , hanno protratto, d’un colpo solo, la permanenza degli stranieri nei Centri di identificazione e di espulsione (Cie) da sei a diciotto mesi, mi ha scaldato il cuore. E, infatti, il voto di mercoledì scorso, al di là delle problematiche più strettamente politiche  (ruolo della Lega, contraddizioni del Pd), solleva due importanti questioni di diritto. La prima richiama il garantismo come sistema. La seconda, il livello dove quel sistema di garanzie si colloca. L’interpretazione sbrigativa del centrodestra vorrebbe la sinistra esercitare il garantismo solo a favore dei propri esponenti (si all’arresto per Papa, no all’arresto per Tedesco), ma l’affermazione così ineludibile di Maurizio Turco ripristina un principio di verità (e se qualcuno la trova demagogica, si arrangi). L’idea che la coerenza e la sistematicità di una impostazione autenticamente garantista dell’amministrazione della giustizia valga innanzitutto, se non esclusivamente, a livello orizzontale (per la destra come per la sinistra, per i vicini come per i lontani, per gli alleati come per gli avversari) è corretta ma parziale, parzialissima. Una impostazione compiutamente garantista si manifesta nel momento in cui essa funziona anche a livello verticale: ovvero nell’applicarsi coerentemente e sistematicamente oltre le sperequazioni di classe, di censo, di etnia. Non si deve sottovalutare quel livello orizzontale (guai a farlo, anzi), ma l’obbligo di non discriminare tra amici e nemici e tra destra e sinistra, si colloca all’interno di una più ampia esigenza di universalità delle garanzie: nei confronti del parlamentare Papa così come dell’immigrato irregolare. Quel decreto legge che prolunga la permanenza nei Cie fino a diciotto mesi, approvato dal Consiglio dei ministri successivo alla sconfitta nelle elezioni amministrative, rivela nitidamente la propria miseria: e quanto sia autentica la vocazione garantista del centrodestra. Tanto più che le persone trattenute nei Cie, in gran parte dei casi,non sono responsabili di alcun reato: e devono rispondere al più, di una fattispecie penale (ingresso e soggiorno irregolari nel territorio italiano) che, appena due anni fa, si riduceva a un illecito amministrativo. Per questo possono rimanere all’interno di un luogo orrendo come il Cie per un anno e mezzo. Senza che l’ottimo Maurizio Paniz tradisca un dubbio e riveli un rossore. Anche la seconda questione rimanda al fondamento universalistico del sistema delle garanzie. Stante che il 40%della popolazione detenuta è composta da reclusi in attesa di sentenza definitiva, chi si trovi a decidere della libertà di Papa o di Tedesco, a quale livello di uguaglianza deve tendere? spingere i due parlamentari sul “livello più basso”  della custodia cautelare generalizzata o battersi perché quel 40% in attesa  di sentenza definitiva sia “sollevato” al livello delle tutele di cui godono i parlamentari? La mia risposta –tranne che per i casi di documentata pericolosità sociale- è inequivocabile:  si deve ricorrere il meno possibile alla custodia cautelare, limitandola tassativamente alle circostanze indicate dal codice. In altre parole, più garanzie per tutti. D’altra parte, il voto del parlamento di mercoledì scorso concerneva altro: ovvero la sussistenza o meno del fumus persecutionis. Non stupisce per tanto che i radicali, per i quali la forma è sostanza e il rispetto delle regole è  assoluto, abbiano votato per il si all’arresto, limitando la loro decisione al solo merito del quesito. Fossi stato parlamentare, non sono certo di quale sarebbe stata la mia scelta. Da senatore mi è capitato di assumere posizioni, su tali questioni, scarsamente apprezzate da quella che era e resta la mia parte politica (la sinistra). Questo per dire quanto il tema sia controverso: ma  un conto è discuterne con il Foglio, un altro -e assai diverso-  è prendere lezioni di garantismo da Ignazio La Russa o, peggio mi sento, da  Michela Vittoria Brambilla.
il Foglio 26 luglio 2011
Politicamente correttissimo
Manette radicali
E con i Cie come la mettiamo? Perchè sull'arresto di Papa il pannelliano Turco ha ragione
Luigi Manconi
1. Ho preso in affitto un bilocale in un quartiere trendy di Milano, vicino alla chicchissima via Tortona: un sobrio ufficio di rappresentanza, una modesta dependence, un discreto pied -à- terre (vedi mai). Non ho ancora la linea telefonica e il computer e, per il bagno mi devo accontentare di quello comune, di ringhiera (a Milano usa ancora così). Pensavo a una simpatica festicciola d’inaugurazione per i primi di settembre, qualcosa di molto semplice.
Non posso certo contare sulla presenza dei ministri Bossi, Calderoli e Tremonti, ma spero almeno che trovino il tempo di fare un salto un paio di vice-ministri nulla facenti, tipo Carlo Giovanardi e Roberto Castelli.  (Alla fine verranno offerte in omaggio delle coccarde colorate e quelle trombette di carta che, a soffiarci dentro, si srotolano e suonano allegramente).
2. Diciamolo francamente: Maurizio Turco, deputato radicale eletto nelle liste del Pd, non è la persona più simpatica del mondo. Ma è un parlamentare  assai serio e preparato. D’altra parte Turco non sembra avere avuto una giovinezza attraversata, come è stata la mia, da suggestioni populiste. Dunque, sentirlo ricordare – dopo il si all’arresto di  Alfonso Papa- che  quanti oggi si stracciano le vesti , hanno protratto, d’un colpo solo, la permanenza degli stranieri nei Centri di identificazione e di espulsione (Cie) da sei a diciotto mesi, mi ha scaldato il cuore. E, infatti, il voto di mercoledì scorso, al di là delle problematiche più strettamente politiche  (ruolo della Lega, contraddizioni del Pd), solleva due importanti questioni di diritto. La prima richiama il garantismo come sistema. La seconda, il livello dove quel sistema di garanzie si colloca. L’interpretazione sbrigativa del centrodestra vorrebbe la sinistra esercitare il garantismo solo a favore dei propri esponenti (si all’arresto per Papa, no all’arresto per Tedesco), ma l’affermazione così ineludibile di Maurizio Turco ripristina un principio di verità (e se qualcuno la trova demagogica, si arrangi). L’idea che la coerenza e la sistematicità di una impostazione autenticamente garantista dell’amministrazione della giustizia valga innanzitutto, se non esclusivamente, a livello orizzontale (per la destra come per la sinistra, per i vicini come per i lontani, per gli alleati come per gli avversari) è corretta ma parziale, parzialissima. Una impostazione compiutamente garantista si manifesta nel momento in cui essa funziona anche a livello verticale: ovvero nell’applicarsi coerentemente e sistematicamente oltre le sperequazioni di classe, di censo, di etnia. Non si deve sottovalutare quel livello orizzontale (guai a farlo, anzi), ma l’obbligo di non discriminare tra amici e nemici e tra destra e sinistra, si colloca all’interno di una più ampia esigenza di universalità delle garanzie: nei confronti del parlamentare Papa così come dell’immigrato irregolare. Quel decreto legge che prolunga la permanenza nei Cie fino a diciotto mesi, approvato dal Consiglio dei ministri successivo alla sconfitta nelle elezioni amministrative, rivela nitidamente la propria miseria: e quanto sia autentica la vocazione garantista del centrodestra. Tanto più che le persone trattenute nei Cie, in gran parte dei casi,non sono responsabili di alcun reato: e devono rispondere al più, di una fattispecie penale (ingresso e soggiorno irregolari nel territorio italiano) che, appena due anni fa, si riduceva a un illecito amministrativo. Per questo possono rimanere all’interno di un luogo orrendo come il Cie per un anno e mezzo. Senza che l’ottimo Maurizio Paniz tradisca un dubbio e riveli un rossore. Anche la seconda questione rimanda al fondamento universalistico del sistema delle garanzie. Stante che il 40%della popolazione detenuta è composta da reclusi in attesa di sentenza definitiva, chi si trovi a decidere della libertà di Papa o di Tedesco, a quale livello di uguaglianza deve tendere? spingere i due parlamentari sul “livello più basso”  della custodia cautelare generalizzata o battersi perché quel 40% in attesa  di sentenza definitiva sia “sollevato” al livello delle tutele di cui godono i parlamentari? La mia risposta –tranne che per i casi di documentata pericolosità sociale- è inequivocabile:  si deve ricorrere il meno possibile alla custodia cautelare, limitandola tassativamente alle circostanze indicate dal codice. In altre parole, più garanzie per tutti. D’altra parte, il voto del parlamento di mercoledì scorso concerneva altro: ovvero la sussistenza o meno del fumus persecutionis. Non stupisce per tanto che i radicali, per i quali la forma è sostanza e il rispetto delle regole è  assoluto, abbiano votato per il si all’arresto, limitando la loro decisione al solo merito del quesito. Fossi stato parlamentare, non sono certo di quale sarebbe stata la mia scelta. Da senatore mi è capitato di assumere posizioni, su tali questioni, scarsamente apprezzate da quella che era e resta la mia parte politica (la sinistra). Questo per dire quanto il tema sia controverso: ma  un conto è discuterne con il Foglio, un altro -e assai diverso-  è prendere lezioni di garantismo da Ignazio La Russa o, peggio mi sento, da  Michela Vittoria Brambilla.


il Foglio 26 luglio 2011
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Commenti (3)
  • angelina  - tedesco
    vorrei capire di più su Tedesco,ossia come è stato il voto Radicale su Tedesco? Grazie!
  • angelina  - Tedesco
    vorrei capire di più sul voto su Tedesco, ossia come è stato il voto Radicale? Grazie!
  • Luigi Manconi  - Radicali
    Credo a favore dell'arresto.
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