Un altro caso Cucchi
Luigi Manconi
Un altro caso Cucchi, forse peggio del caso Cucchi. Questo è il primo pensiero che viene quando ci si trova a dipanare la vicenda di violenza e di morte di Giuseppe Uva, 43 anni, per quasi tre ore in balia di un gruppo di carabinieri e poliziotti all’interno di una caserma, nella città di Varese.


Resoconto

Luigi Manconi Valentina Calderone
Giuseppe Uva e Alberto Biggiogero vengono fermati in stato di ebbrezza verso le 3 di mattina di sabato 14 giugno 2008 da una volante dei carabinieri, mentre spostano alcune transenne bloccando l’accesso a una strada del centro di Varese. Uno dei due carabinieri all’interno della volante riconosce Uva, lo chiama per nome e inizia a inseguirlo mentre questo tenta la fuga. Alberto Biggiogero cerca di correre in aiuto di Uva, richiamato dalle grida di questo, per impedire al carabiniere di colpire l’amico.


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Commenti (2)
  • aldo lotta
    E' amaro constatare come, da un lato, i nostri rappresentanti politici godano, di fatto, di un'impunità che sarebbe meno ipocrita, ormai, ufficializzare con un d.l., mentre i più sfortunati tra i loro sudditi non hanno diritti civili certi. Esistono dei territori orribilmente macchiati dal sospetto di connivenza col potere, in cui le persone, almeno alcune, investite dal cittadino inerme di autorità e fiducia (e per questo, spesso, riconoscibili dalle divise) abusano e irridono questa fiducia. Ci vorrebbe un deciso risveglio delle nostre coscienze per riportare in quei territori la moralità. Ma se restiamo a guardare, ci costruiranno davanti il ministero della prescrizione e archiviazione e molti dei nostri politici avranno i titoli per dirigerlo. aldo lotta
  • alessandro tozzi
    nel caso di Cucchi come in quello di Uva è forte l'impressione che i responsabili dei pestaggi, dopo avere "esagerato", per sottrarsi alle proprie responsabilità abbiano scelto la via della "eliminazione" della vittima, confidando (a ragione) nella protezione da parte dello Stato che rappresentano (ospedali, colleghi, procure della repubblica). io credo che la responsabilità più grande sia proprio dello Stato, che chiude occhi ed orecchie davanti ai più efferati crimini quando perpretati da uomini in divisa. questo di Uva non è un caso isolato, Cogne è cronaca, Uva è società e politica vera. Personalmente sono scandalizzato dalla complicità che a tutti i livelli il sistema offre a questi criminali, e convinto che finchè questa complicità non verrà perseguita e punita lo Stato sarà non solo il complice ma addirittura il primo responsabile di questi orrendi crimini.
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