logo_colore
Vuoi sostenere l'attività di A Buon Diritto?
Dona il tuo 5x1000
indicando il codice fiscale 97612350583

banner_x_link_italiarazzismo

bannerEvasioni



stopopglogo2

 


 



slegami
burattino


Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

(Iniziative di competenza del Ministro della giustizia in merito al decesso del giovane Stefano Cucchi, avvenuto presso il reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini di Roma - n. 3-00734)

PRESIDENTE. L'onorevole Giachetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Soro ed altri n. 3-00734, concernente iniziative di competenza del Ministro della giustizia in merito al decesso del giovane Stefano Cucchi, avvenuto presso il reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini di Roma (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, signor Ministro, Stefano Cucchi era un ragazzo trentunenne, arrestato - pare - per modesto possesso di droga il 16 ottobre scorso. Al momento dell'arresto da parte dei carabinieri, secondo quanto riferito dai familiari stava bene, camminava sulle sue gambe e non aveva segni di alcun tipo sul viso. La mattina seguente, all'udienza per direttissima, il padre nota tumefazioni al volto e agli occhi. Non viene inviato agli arresti domiciliari e pure i fatti contestati non sono di particolare gravità. Dal carcere viene disposto il ricovero all'ospedale Pertini, pare per dolori alla schiena. Ai genitori non è consentito di vedere il figlio per una settimana. L'autorizzazione al colloquio giunge per il 23 ottobre, ma è troppo tardi perché Stefano Cucchi muore la notte tra il 22 e il 23 ottobre. I genitori rivedono il figlio per il riconoscimento all'obitorio e si trovano di fronte ad un viso devastato. Ai consulenti di parte è stata negata la possibilità di fare le fotografie di quel viso e anche di partecipare all'autopsia.
Le chiediamo semplicemente, signor Ministro, a prescindere da quanto stabilirà la magistratura, perché ai genitori è stato impedito di incontrare il figlio per lunghi sei giorni: c'era qualcosa da nascondere?
In secondo luogo, vorremmo sapere se esistono fotografie o comunque perché al perito di parte è stato impedito di prendere parte all'autopsia.

PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Angelino Alfano, ha facoltà di rispondere.

ANGELINO ALFANO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, rispondo dicendo che la morte di Stefano Cucchi, come tutte le morti avvenute in condizioni apparentemente non chiare, esige un approfondimento immediato, che ho già ha avviato per i poteri di mia competenza e, quindi, non in riferimento agli accertamenti che la magistratura ha già avviato per suo conto. Per quanto riguarda questi ultimi, comunico che la magistratura inquirente romana ha avviato le indagini e ha acquisito la documentazione medica del detenuto, conferendo un incarico ad un perito per l'esame autoptico al fine di appurare le cause ed i mezzi che hanno prodotto la morte.
Quanto invece ai dati riferiti dall'amministrazione penitenziaria, segnalo che Stefano Cucchi è stato tratto in arresto il 15 ottobre per rispondere del reato di produzione e traffico illecito di sostanze stupefacenti. Il 16 ottobre è stato condotto di fronte al tribunale di Roma per la convalida dell'arresto e quindi refertato dal medico dell'ambulatorio della città giudiziaria, il quale ha riscontrato «lesioni ecchimotiche in regione palpebrale inferiore Pag. 32bilateralmente» e ha avuto riferite dal Cucchi medesimo lesioni alla regione sacrale ed agli arti inferiori. Queste ultime non sono state verificate dal sanitario a causa del rifiuto di ispezione del detenuto. Preciso che si è trattato di un rifiuto espresso dal detenuto.
Condotto al carcere di «Regina Coeli» il Cucchi è stato regolarmente sottoposto alla visita medica di primo ingresso. Il referto redatto in istituto ha evidenziato la presenza di ecchimosi sacrale coccigea, tumefazione del volto bilaterale orbitaria, algia della deambulazione e arti inferiori. Il medico inoltre ha dato atto di quanto riferito dal detenuto: il detenuto medesimo ha detto di una caduta accidentale dalle scale necessitante, a parere dello stesso sanitario, di una visita ambulatoriale urgente presso un ospedale esterno, ove il Cucchi è stato accompagnato alle ore 19,50 dello stesso giorno.
Visitato presso l'ospedale esterno, ossia l'ospedale Fatebenefratelli, gli sono state riscontrate «la frattura corpo vertebrale L-3 dell'emisoma di sinistra e la frattura della vertebra coccigea». Sebbene invitato al ricovero, il Cucchi ha rifiutato l'ospedalizzazione ed è stato quindi dimesso contro il parere dei sanitari. Il giorno 17 il Cucchi è stato nuovamente visitato dal medico di «Regina Coeli» il quale, riscontrati quelli che il detenuto riferiva essere i postumi di una caduta accidentale verificatasi il giorno precedente, ha disposto ulteriori accertamenti da effettuarsi presso il Fatebenefratelli. Trasferito nella struttura ospedaliera, il Cucchi ha richiesto il ricovero per via del persistente dolore nella zona traumatizzata e per riferita anuria.
Alle ore 19 del medesimo giorno il Cucchi è stato ricoverato presso il reparto di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini, dove è deceduto la mattina del 22 ottobre per «presunta morte naturale», come da certificazione medica rilasciata dal sanitario ospedaliero. Faccio presente che il 23 ottobre 2009, con un provvedimento della competente Direzione generale dell'amministrazione penitenziaria, è stata affidata al provveditore regionale per il Lazio un'indagine immediata volta ad appurare le cause, le circostanze e le modalità dell'accaduto. Concludo precisando che io personalmente seguirò con estrema attenzione tutti gli sviluppi della vicenda e che adotterò ogni iniziativa di mia competenza che possa risultare utile per fare luce sugli eventi.

PRESIDENTE. L'onorevole Bernardini, che ha testé sottoscritto l'interrogazione, ha facoltà di replicare.

RITA BERNARDINI. Signor Ministro, queste «cadute accidentali» le conosciamo bene: sono le cadute che confessano alcuni arrestati, sono le cadute che confessano alcuni che sono malmenati fino alla morte dentro le carceri, pestati, con gli occhi neri e che ad un certo punto dicono di essere caduti accidentalmente e di essersi procurati quegli ematomi. Ma qui parliamo anche di ossa spezzate, signor Ministro.
Lei ha avuto l'onestà intellettuale, all'inizio di questa legislatura, di spiegare a tutto il Parlamento - e lo ha fatto in audizioni ufficiali - che le carceri italiane sono illegali rispetto al dettato costituzionale e rispetto all'articolo 27 della Costituzione. Lei, dopo quelle dichiarazioni, deve aiutarci a fare chiarezza, perché le morti che avvengono nelle carceri sono morti oscure, sono morti non chiare e noi vogliamo che - glielo chiediamo ufficialmente come Partito Democratico e come delegazione che fa parte del gruppo del Partito Democratico, la delegazione radicale - sia svolta un'indagine conoscitiva sui decessi in carcere.
Credo che lei si sia reso conto, signor Ministro, che le carceri italiane stanno esplodendo. Se non vi fosse stato quell'indulto di cui tanto oggi si sparla, in questo momento nelle carceri italiane vi sarebbero più di 100.000 detenuti. Non so quale invenzione avrebbe dovuto fare il Governo di fronte a 100.000 detenuti, rispetto ai quali vi è stato un Parlamento responsabile, che invece si è assunto la responsabilità che doveva assumersi, cioè fare il provvedimento di indulto, che purtroppo non è stato accompagnato dall'amnistia. Pag. 33Quello che vogliamo dire - e concludo, signor Presidente e signor Ministro - è che bisogna avere la chiarezza di quello che abbiamo di fronte: è qualcosa di esplosivo e vi sono persone che muoiono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.