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A buon diritto

Marijuana di stato
Luigi Manconi
In un Foglio, che sembra ormai il Re Nudo dei magici anni 1970-75, con Giuliano Ferrara che canta Pollution E Foetus con una intensità come nemmeno Francolino Battiato, e con Maurizio Crippa che conversa di spiritualità con Alan e Jenny Sorrenti, è d'obbligo riprendere il discorso sull'antiproibizionismo in materia di derivati della cannabis indica. Intanto, e in omaggio al titolo di questa rubrica e all'inderogabile esigenza di chiamare le cose col loro vero nome, una preliminare questione di linguaggio. Nell'editoriale dell'8 gennaio scorso, il Foglio parla ripetutamente - per auspicarne l'attuazione - di "liberalizzazione" delle droghe cosiddette leggere. E' un errore semantico particolarmente grave, capace di determinare enormi equivoci. Liberalizzazione, infatti, corrisponde esattamente al regime in vigore oggi in Italia. Ovvero la possibilità di acquistare qualunque sostanza stupefacente, a tutte le ore del giorno e della notte, in qualunque via o piazza delle nostre città, presso uno dei numerosissimi esercizi commerciali illegali: gli spacciatori, cioè.

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