Pane, politica e canzoni, il nuovo libro di Manconi
http://www.lifely.it aprile 2012

Anni Settanta: politica e canzoni, canzoni e militanza, la società di allora letta tra i pentagrammi di Lucio Battisti, Gino Paoli, Francesco De Gregori. Luigi Manconi, politico e sociologo, racconta l'Italia 'cantata' nel suo nuovo libro "La musica è leggera".

"Il rapporto con la musica leggera - era strettissimo" dice Luigi Marconi. "Ci sembrava che i cantautori trasmettessero, grazie a una forma di comunicazione più ampia, contenuti che non erano solo politici né militanti: diciamo che li sentivamo affini a una mentalità, un modo di sentire".

E' così che Marconi parla della sua passione per la canzone, «mentre mi occupavo d'altro, di tutt'altro».

"Sono in primo luogo sociologo, poi militante politico, ma ho voluto che a dare il tono della scrittura e della struttura di questo mio libro fossero i mutamenti del costume, raccontati molto più che analizzati".

Manconi insegna Sociologia dei fenomeni politici allo Iulm di Milano ed è stato senatore della Repubblica, sottosegretario di Stato alla Giustizia nel secondo governo Prodi, e prima ancora, dal 1996 al 1999, portavoce nazionale dei Verdi. All'epoca esponente di Lotta continua, con il nom de plume di Simone Dessì è stato autore e curatore di libri dedicati al mondo musicale e giovanile per l'editore Savelli che per tutti gli Anni 70 ha raccolto e diffuso l'immaginario dell'estrema sinistra, quella che ai tempi si definiva extraparlamentare.

Manconi inizia il suo libro parlando di Gino Paoli, che identifica come il traghettatore nella modernità della nostra musica leggera, un rivoluzionario che accomuna solo a Domenico Modugno.

Poi dedica un capitolo intero agli "inni", genere in cui fa entrare canzoni diversissime, unite da uno slancio retorico che ritiene "necessario": La caccia alle streghe di Alfredo Bandelli e Contessa di Paolo Pietrangeli e poi anche Stalingrado degli Stormy Six, Bella ciao, El pueblo unido jamas será vencido dei cileni Inti Illimani, per arrivare fino all'inno di Forza Italia, "che rivela una buona tensione retorica e una notevole forza nella struttura musicale".

E poi la questione Lucio Battisti, dibattuta ferocemente. Era davvero un "fascista", un finanziatore dell'estremismo nero, il più popolare autore e interprete di canzoni della metà degli Anni 70? E quei "boschi di braccia tese" di cui cantava nella Collina dei ciliegi , il "mare nero" della Canzone del sole che cos'erano, se non riferimenti oscuri e trasversali alle sue posizioni politiche? Luigi Manconi racconta di aver provato a chiedere spiegazioni direttamente a Battisti, con una lettera consegnata a mano ("E lungamente mi sono chiesto: gli avrò dato del tu o del lei?") a cui forse Battisti tentò di rispondere con una telefonata. Ma una ragazza della redazione di Lotta continua non credette che a chiamare fosse davvero Battisti e non glielo passò. Il mistero rimase tale, per sempre.

"Lo stesso, tanto vituperato Battisti da noi era consumatissimo e amatissimo, c'era chi lo considerava un prodotto della borghesia decadente, ma per tutti gli altri era un riferimento. Proprio per questo, siccome lo sentivamo in un certo modo ostile, cercavamo disperatamente di capire se fosse davvero di destra".

È pieno di storie e di incontri La musica è leggera. Oltre a un ricordo: il verso "Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall'Azione cattolica» contenuto nella canzone di Zucchero, lo aveva scritto Manconi nel novembre 1968 a un'assemblea del collegio Augustinianum dell'Università Cattolica.

La musica è leggera

Luigi Manconi e Valentina Brinis

Ed. Il Saggiatore, pp. 505, € 16
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