Nelle carceri transalpine 86 decessi sospetti soltanto nel 2010
Un Cucchi d'Oltralpe
il Manifesto 31 agosto 2010
Anna Maria Merlo
PARIGI
L'autopsia sul corpo di Daniele Franceschi, cittadino ita¬
liano morto in carcere a
Grasse il 25 agosto scorso, che avrebbe dovuto aver luogo ieri è stata rimandata di un giorno. Per Mirko Paris, dell'associazione Ban Public che ha messo in atto un Osservatorio sui suicidi e sulle morti sospette in carcere, questo è un segnale che le autorità carcerarie francesi hanno qualcosa da nascondere. Secondo Paris, «l'Italia deve chiedere un'autopsia tossicologica, non deve cedere su questo punto» per arrivare a capire cosa è successo a questo rentenne,
apparentemente in buona salute, che era in carcere da cinque mesi, dopo essere stato arrestato per una storia di falsificazione di carta di credito nel marzo-scorso. «Stupisce che l'autopsia non sia stata ancora realizzata - afferma Pa¬ris - l'Italia ha il diritto di chiedere un'autopsia tossicologica, che sola può determinare se c'è stato un as¬sorbimento eccessivo di medicine», che può essere un atto volontario op¬pure la conseguenza di una presti-zione sbagliata. «La famiglia - sug¬gerisce - se prende un avvocato può' chiedere questo tipo di autop¬sia». Entrare in carcere in buona sa¬lute «non vuol dire niente - aggiun¬ge - perché sono sufficienti delle complicazioni cardiache rivelate dallo stato di stress, dalle condizio-ni di prigionia». Daniele France-schi, secondo questo specialista del¬le carceri francesi, o è stato assassi¬nato oppure ha assorbito una dose eccessiva di medicinali, che può an¬che essere dovuta a una prescrizio¬ne sbagliata oppure soffriva di qual¬che anomalia che non è stata cura¬ta adeguatamente nei mesi passati in carcere. La Procura di Grasse ha negato che ci siano segni di violen-, za sul corpo di Franceschi.
Le prigioni francesi sono tra le peggiori d'Europa, seconde solo a quelle della Moldova, secondo una denuncia del Consiglio * d'Europa. Quest'anno, si sono già verificati 86 casi di suicidi o di morti sospette nel¬le carceri francesi. La cifra è dell'as-sociazione Ban Public, mentre il ministero della giustizia minimizza. Ma l'attuale ministra, Michèle Al-lipt-Marie, è stata costretta ad avviare un rinnovamento dei luoghi di de¬tenzione più vetusti. In programma c'è la chiusura di 23 carceri entro il 2017. Verranno sostituite da struttu¬re più moderne. Ma Ban Public de¬nuncia queste nuove carceri, ancora più disumane. Il carcere di Grasse non è vetusto, spiega Paris. «Si tratta di un carcere recente - spiega - di un grande centro penitenziario», ca-ratterizzato, come gli altri, «da so-vrappopolazione, dal racket, da traf¬fici di ogni tipo».
La famiglia di Franceschi ha rac-contato che Daniele aveva denun-ciato le condizioni di prigionia, le molestie che aveva subito da parte di altri detenuti. A giugno, in segui¬to a una denuncia di 6 detenuti del carcere di Caen, un tribunale ha condannato lo stato francese a pa-gare tra i 500 e i 3mila euro di inden¬nizzo ai carcerati perché costretti a vivere «in condizioni che non rispet¬tano la dignità umana».
I! Comitato dei diritti dell'uomo dell'Orni ha più volte denunciato le condizioni delle carceri francesi. Il governo ha promesso di avere l'in-tenzione di esaminare «con la più grande attenzione» le raccomanda-zioni delle Nazioni unite. Ma dalle carceri, anche le più moderne, arrivano informazioni drammatiche. Nel carcere di Mont-de-Marsan, per esempio, tre carcerati si sono suicidati in quindici giorni nel di-cembre scorso. «È la prova che que¬ste nuove strutture non sono ade¬guate - afferma David Torres, guar¬dia carceraria della Cgt - i detenuti sono qui in celle individuali, ma si sentono ancora più isolati».
Ci sono circa 65mila carcerati in Francia, per una capacità di acco-glienza complessiva che non supera i 50mila posti. Così, le celle sono so¬vraffollate. Vincent Feroldi, cappella¬no cattolico del carcere di Corbas, racconta: «Per raggiungere la cella più lontana dall'entrata della prigio¬ne devo attraversare 19 porte, 18 del¬le quali devo farmi aprire a distanza, o attraverso un citofono o una video¬camera. Quando va bene, il tragitto dura dieci minuti, quando va male venti, o addirittura un'ora quando è il momento della passeggiata».
I parenti dì Franceschi hanno de-nunciato le difficoltà ad incontrare il detenuto Daniele. È la norma nella carceri francesi. «Le preoccupazioni securitarie predominano sempre su quelle umane» denuncia Barbara Liaras dell'Osservatorio internazio¬nale delle prigioni.
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Commenti (1)
  • Anonimo
    Ho letto il caso di Daniele Franceschi morto in circostanze molto discutibili all'interno di un penitenziario francese e mi viene il voltastomaco per come è stato trattato quel giovane sia da vivo che da morto, specialmente sua Madre alla quale è stato negato anche il diritto di rivedere suo figlio, oltre ad essere umiliata e maltrattata. Lo credo bene, si saranno vergognate anche le autorità francesi a mostrare quel corpo martoriato ed irriconoscibile.francesi popolo di frustrati per essere stati da noi dominati fin dall'antichità, noi li abbiamo latinizzati e acculturati dal momento che erano dei barbari.
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