Il Diavolo a pag. 2
Luigi Manconi
E finalmente il Diavolo - Emma Bonino -, come auspicato da Giuliano Ferrara, è passato da pagina 11 a pagina 2 di Avvenire (“ancora uno sforzo” esortava il marchese de Sade, e arriverà in prima). Sul quotidiano dei vescovi del 17 febbraio, il direttore Marco Tarquinio, nel trattare del rapporto tra la Bonino e il “voto cattolico”, ha scelto un’ argomentazione e un linguaggio inusitatamente apodittici e inappellabili. Tarquinio attribuisce ai Radicali la responsabilità di una lunga battaglia “anticattolica” e contro “la visione cristiana della vita”.
È un’impostazione sorprendente e pericolosa perché rischia di trasformare una legittimissima contestazione politica in un conflitto teologico, dove l’avversario – la Bonino – è trattato come l’Anticristo e l’alleato di Satana. Non sono io a esagerare: che cos’altro mai vuol dire quell’imputazione di “ostilità verso la visone cristiana della vita” se non la classificazione della cultura radicale come una sorta di “peccato contro Dio”? Insomma, il rischio è di scambiare quella visione cristiana con l’una o l’altra scelta in materia di politiche pubbliche. E infatti la definizione che si da di Emma Bonino (“superabortista”) è rivelatrice. L’interruzione  volontaria di gravidanza è legge dello Stato dal 1978, confermata dai referendum popolari del 1981. Quella normativa non solo non incontrò l’ostruzionismo parlamentare della classe politica democristiana e “cristiana”, ma – evidentemente – trovò il consenso della parte maggioritaria del voto cattolico in occasione della consultazione popolare. Ed è altrettanto certo, o mi sbaglio?, che non vi furono le dimissioni di alcun ministro democristiano e “cristiano”. Dunque, “superabortista” o è una caduta di stile (à la guerre comme à la guerre)  o è semplicemente un dato socio-sanitario che qualifica la legislazione e l’ordinamento del nostro paese. Qui il discorso può allargarsi: “visione cristiana della vita” è quella che considera l’aborto un disvalore, ma a ritenerlo tale sono molte altre visioni e, tra esse, anche quella cui fanno riferimento i Radicali. Dunque, dov’è l’ “incompatibilità” se i cristiani e la Bonino convergono nel giudicare l’aborto  un disvalore? La differenza consisterebbe, forse, nel fatto che i primi vorrebbero mantenere illegale l’interruzione volontaria di gravidanza? Sappiamo che non è così e che la legalizzazione viene considerata da gran parte delle stesse gerarchie ecclesiastiche – in base a considerazioni anche teologiche - un “male minore”. Ma seppure così non fosse e la Chiesa volesse tornare all’aborto clandestino, si tratterebbe di una controversia squisitamente politica (quali le strategie pubbliche da adottare al fine della riduzione del danno) e non certo di uno scontro tra inconciliabili visioni della vita. Il che vale per gran parte delle questioni che Tarquinio indica come qualificanti: “concezione e manipolazione della vita, tutela della famiglia, difesa della libertà educativa dei genitori, solidarietà sociale e visione del mercato e del lavoro”. Balza agli occhi che si tratta, in realtà, di tematiche sulle quali si confrontano diverse soluzioni pubbliche, da valutare secondo parametri di razionalità ed efficacia, e non sulla base  di dogmi di fede. Qual è la strategia che meglio tutela gli interessi dei lavoratori? E qual è la politica pubblica che può invertire l’impoverimento demografico? In altre parole, si tratta di scelte politiche che esigono strumenti politici, valutati con criteri politici. In caso contrario la logica di Tarquinio avrebbe conseguenze fatali. In primo luogo per il centro destra: la politica della Lega per l’immigrazione non oltraggia forse la visione cristiana della vita? Il liberismo economico della destra non  ha forse effetti “anticristiani” sulla coesione sociale? I modelli culturali promossi da una certa ideologia di governo non sono forse segnati da un neo-paganesimo? Così, non se ne esce. E si rischia un ritorno dell’ integralismo nella sua accezione classica: ovvero come derivazione delle scelte pubbliche dalle opzioni di fede. Dunque, si può dire che nessun partito è espressione della “visione cristiana della vita” e che tuttavia quella stessa visione può essere condivisa da diverse componenti dei due schieramenti e che essa può coincidere, su questioni significative, con altre visioni non di ispirazione cristiana e nemmeno religiosa. E questo permette di cogliere sotto traccia, nell’azione dei Radicali, un’intuizione morale che pone al centro l’integrità della persona umana, la sua unicità e irripetibilità, la sua dignità e, dunque, i suoi diritti. Non è paradossale, pertanto, dire che l’antropologia radicale rivela profondi punti di contatto con l’antropologia cristiana, anch’essa fondata sui concetti di dignità e integrità della persona. Poi, certo, le scelte politiche possono essere divergenti, ed è su questo che il ragionamento di Tarquinio può avere facile presa. Ma anche la più siderale distanza su questa o quella concreta opzione politica non configura in alcun modo uno scenario di guerra tra nemiche visioni della vita.
Il Foglio 23 febbraio 2010
Share/Save/Bookmark
Commenti (2)
  • Teresa  - Diavolo ???
    In ritardo per la lettura, ma valido per un commento. Quando si evoca il "diavolo", sarebbe bene si sapesse a chi si fa riferimento. Nei Vangeli, quando si evoca questo "personaggio" lo si fa per mettere in luce un comportamento che allontana dal pensiero di Gesù. Gesù Cristo, nella sua vita, altro non ha insegnato se non una profonda libertà ,frutto ,di scelte consapevoli, mature umanamente e spiritualmente. Qual'è il criterio che giudica "diabolico"abortire (senza peraltro conoscere le cause che portano a questa scelta)e non giudica altrettanto diabolico un comportamento che crede di poter mettere d'accordo Dio , il Potere, il Denaro? Essere cristiani è una scelta, non è un obbligo. Ma chi sceglie di esserlo non può scendere a patto con ..MAMMONA. Questo è davvero diabolico!!!
  • Luigi Manconi
    D'accordo.
    Luigi
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.