Passaggio a livello

Abbiate coraggio, per cortesia

Ubaldo Pacella

Politica italiana ovvero l’arte del fallimento o della dissoluzione

La barca della politica italiana è preda di una tempesta ancor più maligna di quella del lago di Tiberiade evocata nel Vangelo. Non riesco, con tutta la speranza, a capire chi possa essere il nocchiero in grado di sottrarla al cupio dissolvi che oggi sembra ammantare quelli che nel Novecento venivano definiti come i santuari  della politica. Le fragili onuste spalle di Giorgio Napolitano sembrano dover sovvenire ad una fuga dalla realtà che accomuna - a ben diverso titolo, vale la pena di sottolinearlo - il PD, il PDL e la tremula e scossa lista civica di Monti. Una riflessione estemporanea prende le mosse proprio dall’evaporazione dell’attuale Presidente del Consiglio Mario Monti, quanto meno dall’informazione dei mass media nazionali. Preso atto del marginale credito di cui gode tra gli elettori, il già auspicato salvatore della Patria a nostre spese si è completamente defilato da ogni dibattito o soluzione di una crisi di cui egli stesso è attivamente responsabile, con una improvvida candidatura apertamente osteggiata dal presidente Napolitano. Colpito da subitanea afasia sia sul versante dell’economia nazionale sia sul più problematico scacchiere europeo, ha lanciato un vacuo messaggio di soccorso in vista del vertice di Bruxelles del 14 e 15 marzo, i cui esiti appaiono sconosciuti a noi comuni cittadini. Il desaparecido Mario Monti e ciò che resta del suo Governo di professori,  intellettuali e burocrati sembra aprire ancor più la strada a pulsioni indistinte, al nuovismo movimentista e acerbo del Movimento 5 Stelle e dei suoi parlamentari, eletti in un numero che nemmeno Grillo e Casaleggio avrebbero mai potuto sognare o immaginare in un delirio serale. L’ennesima parentesi fallimentare consumata in nome del popolo italiano e soprattutto alle spalle dei meno abbienti, dei cittadini comuni, degli esodati, dei lavoratori dipendenti che pagano tasse che li hanno immiseriti ben oltre gli effetti devastanti della crisi economica. Tutte le parole d’ordine più consunte evocate dal “grillismo” durante un anno sembrano tradursi in triste realtà: sacrifici fatti dai meno abbienti per salvare l’Italia delle conventicole e del parassitismo avendo in cambio una manciata di polvere o la promessa di ancor più duri sacrifici, una pietanza disgustosa cucinata in salsa greca per 60 milioni di italiani e per quella che, derelitta o meno, resta la terza economia della UE per PIL e produzione di beni. Questo è il nostro passato prossimo, ma quale sarà il futuro? E’ la domanda angosciosa che vedo riflessa sui volti smarriti degli interlocutori di turno giorno dopo giorno. Cosa ne sarà della lacerata e irrisa Repubblica? Cosa soprattutto attende milioni di giovani, cittadini, pensionati, cassintegrati, imprenditori? Le élite politiche sembrano confinate in uno spazio neutro, non riesco con tutta la buona volontà a definirlo né torre, né tantomeno di avorio. Avulse totalmente dal contesto sociale, chine su problemi di schieramento, di tutela degli apparati, di difesa legittima delle proprie idee, ma incapaci a dialogare con la novità evidente, non tanto del Movimento 5 Stelle quanto con il Paese reale che loro sembrano incarnare, perché gli altri - il PD soprattutto - continuano ad attribuirgli un primato e una legittimazione forse impropria. Ci si muove con i vestimenti paludati della nobiltà francese alla prima convocazione degli Stati generali nel 1789 e non si vede che dentro le redingote dei borghesi spira un’anima giacobina pronta a spazzar via tutto, Versailles e Tuileries in testa, sull’onda della fame e del disagio insostenibile delle plebi. Si espone un terzetto di illustri parlamentari ambasciatori della tradizione alla confusa allegria dei parvenu con il solo effetto di far risaltare la loro distanza dalla realtà. Non è un fatto di qualità, non discuto nel merito dell’assennatezza o meno degli enunciati, prendo atto del rifiuto di confrontarsi con la realtà, di voler piegare al nostro pensiero gli altri, quelli che per ipotesi sono riottosi ad ogni assunzione di responsabilità che non sia suffragata dal benestare dei grandi burattinai o dal consenso diffuso. Governare con la compiacenza del Movimento 5 Stelle. E’ una ipotesi credibile? Penso non lo abbia immaginato per un attimo nemmeno il più frastornato dirigente del PD, tantomeno il pragmatico Pierluigi Bersani. I “grillini” hanno già fissato un appuntamento anti-TAV per marzo, evocano la settimana lavorativa di 20 ore, ma pagate come le attuali 40? Per i fortunati che ancora hanno uno straccio di lavoro, precario o in nero che sia? Si balbetta persino sui fondi pubblici ai partiti e sui rimborsi elettorali che hanno coperto i politici di ogni colore di ignominia. E’ una sindrome balcanica come la definisce Sergio Romano? Io temo sia la dissoluzione della repubblica di Weimar. L’impotenza dei gruppi di potere contrapposti, che prevale sul buon senso e sulle richieste dei cittadini. La follia della Berlino assediata dove Bersani o Berlusconi si illudono di muovere sullo scacchiere armate che non esistono più, se non sulle lavagne. Illusioni che si traducono nell’occupare tribunali come squadristi da operetta o nel chiamare a raccolta gli operai di Madrid, peccato non se ne trovino molti che votino PD a detta dei ricercatori, con buona pace dei Landini di turno. Chiudiamola qui per non farla troppo lunga. Luigi Manconi ha ragioni da vendere quando sostiene che una idea “nobile” della politica fatica ormai a trovare spazio nell’opinione pubblica, frastornata forse dai troppo fallimenti, dagli abusi del potere che hanno depredato l’Italia persino della dignità, rivendicata a caro prezzo dal Rinascimento al Risorgimento, alla fondazione della Repubblica con una Costituzione che ancora tiene a fatica insieme i cocci di istituzioni incapaci di reggere l’urto della storia. Occorre il coraggio semplice ed eroico di farsi da parte, senza evocare il papa emerito Benedetto XVI, per il bene della nazione. Si dia vita ad un nuovo governo costituente, composto di autorevoli personalità delle diverse aree politiche, ma scevro dai lacci dei singoli partiti che con un programma concentrato, ma ambizioso, trovi in Parlamento la maggioranza per la fiducia, avvii quella trasformazione del Paese ineludibile per assicurarci un futuro e con alleanze variabili scardini la concentrazione delle diverse corporazioni che hanno bruciato sin qui ogni potenzialità dell’Italia migliore. E’ possibile, abbiate coraggio, vi aiuteremo!

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Commenti (1)
  • Maurizio Coletti  - Anche la Fini Giovanardi
    Caro Luoghi, le proposte sui temi dei diritti debbono essere cinque.
    La quinta, di un solo articolo: "La legge Fini-Giovanardi e' abolita".
    Non ce lo scordiamo, per favore.
    Www.3leggi.it
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