La persona violata
Luigi Manconi
La legge appena approvata dalla Camera pretende di affrontare un nodo cruciale dell'antropologia umana. Ovvero l'atteggiamento della persona nei confronti delle “cose ultime”. E lo stupore e lo smarrimento rispetto al fine vita. Una questione così delicata, suscettibile di ridefinire l'identità individuale, meritava di essere trattata con equilibrio e saggezza, con l'intelligenza del cuore e con senso di umanità e – se così può dirsi – di misericordia. Il centrodestra ha operato in modo esattamente opposto, decidendo a maggioranza e, quasi che in ballo ci fossero le quote latte, con spirito agonistico e mentalità marziale. Nessuna seria intenzione di arrivare a una posizione condivisa e nessuna volontà di astenersi da forzature indebite e da veti ultimativi. Il risultato è – non poteva che essere – una normativa autoritaria e “pagana”,  che sembra ispirata da una concezione ateista-biologista della vita umana, della sua natura e della sua sorte. Esito tanto più grottesco perché perseguito da coloro che, per un verso, si dicono cattolici osservanti e fedeli alle gerarchie ecclesiastiche e, per l'altro, si vogliono intemerati custodi della “vita indisponibile”. Ma quel disegno di legge esprime una concezione totalmente diversa: un'idea, appunto, ateista e biologista, derivata da un materialismo volgare che riduce l'esistenza alla mera sopravvivenza dell'organismo e non le dà altro senso e destino; un'idea che si subordina alla pre-potenza delle biotecnologie e che, mentre pretende di valorizzare l'insopprimibile naturalità della vita cognitiva, finisce con l'esaltare il suo protrarsi artificiale, inerte e immemore: arrivando a negarne l'autonomia spirituale (compresa quella in cui credono i credenti). E, poi, dove è finito il tema grandioso della “libertà cristiana”? Ovvero la libertà dei cristiani come fondamento profondo del libero arbitrio? La legge approvata prevede che si possano dare disposizioni solo per i trattamenti che si vogliono e non per quelli che si intendono rifiutare. Secoli di dibattito filosofico e teologico su diritti positivi e negativi (libertà per e libertà da) vengono annullati in un colpo solo. Eppure si diffonde la coscienza che la persona umana fondi la propria costituzione originaria e il proprio statuto etico e giuridico sulla incolumità del corpo e sulla sua immunità da interferenze esterne, e in questo trovi la fonte dei diritti: ma se ciò è vero, quella stessa persona umana viene mortificata dalla possibilità consegnata allo Stato (agli apparti pubblici, a magistrati e medici) di invadere la sfera più intima. L'articolo che nega la possibilità di sottrarsi a nutrizione e idratazione artificiali spiega perfettamente tutto ciò. Chi avesse lasciato scritto, in piena consapevolezza, di voler rifiutare nutrizione e idratazione artificiali, qualora si venisse a trovare in stato vegetativo, non vedrebbe riconosciuta la propria volontà. E sarebbe lo Stato, attraverso la sua struttura sanitaria, a decidere per lui. Il diritto alla salute diventa, così, un dovere imposto, un obbligo coatto, una dichiarazione statuale di volontà esercitata contro chi esprima una volontà di segno opposto. Ma dal momento che tale volontà riguarda le opzioni fondamentali dell'identità del soggetto, le sue scelte ultime, qui l'interferenza dello Stato arriva a ledere una delle qualità essenziali di quella stessa identità. E come si può immaginare che una sopravvivenza ottenuta attraverso il sacrificio di una parte tanto preziosa della soggettività individuale, possa rappresentare davvero un tributo alla vita? Infine. Ancora una volta si sente ripetere l'assioma che “la vita è un dono” e che ciò la renderebbe “indisponibile”. Se c'è una figura intellettuale lontana dal “compagnuccio della parrocchietta”, è quella di Vittorio Possenti, autorevolissimo filosofo cattolico. Ed è stato proprio lui a dire che, in tal caso, si tratterebbe dell'unico dono nell'intera storia universale a rimanere nella piena disponibilità del donatore invece che in quella di chi lo riceva.
L’Unità 14 luglio 2011
La persona violata
Luigi Manconi
La legge appena approvata dalla Camera pretende di affrontare un nodo cruciale dell'antropologia umana. Ovvero l'atteggiamento della persona nei confronti delle “cose ultime”.
E lo stupore e lo smarrimento rispetto al fine vita. Una questione così delicata, suscettibile di ridefinire l'identità individuale, meritava di essere trattata con equilibrio e saggezza, con l'intelligenza del cuore e con senso di umanità e – se così può dirsi – di misericordia. Il centrodestra ha operato in modo esattamente opposto, decidendo a maggioranza e, quasi che in ballo ci fossero le quote latte, con spirito agonistico e mentalità marziale. Nessuna seria intenzione di arrivare a una posizione condivisa e nessuna volontà di astenersi da forzature indebite e da veti ultimativi. Il risultato è – non poteva che essere – una normativa autoritaria e “pagana”,  che sembra ispirata da una concezione ateista-biologista della vita umana, della sua natura e della sua sorte. Esito tanto più grottesco perché perseguito da coloro che, per un verso, si dicono cattolici osservanti e fedeli alle gerarchie ecclesiastiche e, per l'altro, si vogliono intemerati custodi della “vita indisponibile”. Ma quel disegno di legge esprime una concezione totalmente diversa: un'idea, appunto, ateista e biologista, derivata da un materialismo volgare che riduce l'esistenza alla mera sopravvivenza dell'organismo e non le dà altro senso e destino; un'idea che si subordina alla pre-potenza delle biotecnologie e che, mentre pretende di valorizzare l'insopprimibile naturalità della vita cognitiva, finisce con l'esaltare il suo protrarsi artificiale, inerte e immemore: arrivando a negarne l'autonomia spirituale (compresa quella in cui credono i credenti). E, poi, dove è finito il tema grandioso della “libertà cristiana”? Ovvero la libertà dei cristiani come fondamento profondo del libero arbitrio? La legge approvata prevede che si possano dare disposizioni solo per i trattamenti che si vogliono e non per quelli che si intendono rifiutare. Secoli di dibattito filosofico e teologico su diritti positivi e negativi (libertà per e libertà da) vengono annullati in un colpo solo. Eppure si diffonde la coscienza che la persona umana fondi la propria costituzione originaria e il proprio statuto etico e giuridico sulla incolumità del corpo e sulla sua immunità da interferenze esterne, e in questo trovi la fonte dei diritti: ma se ciò è vero, quella stessa persona umana viene mortificata dalla possibilità consegnata allo Stato (agli apparti pubblici, a magistrati e medici) di invadere la sfera più intima. L'articolo che nega la possibilità di sottrarsi a nutrizione e idratazione artificiali spiega perfettamente tutto ciò. Chi avesse lasciato scritto, in piena consapevolezza, di voler rifiutare nutrizione e idratazione artificiali, qualora si venisse a trovare in stato vegetativo, non vedrebbe riconosciuta la propria volontà. E sarebbe lo Stato, attraverso la sua struttura sanitaria, a decidere per lui. Il diritto alla salute diventa, così, un dovere imposto, un obbligo coatto, una dichiarazione statuale di volontà esercitata contro chi esprima una volontà di segno opposto. Ma dal momento che tale volontà riguarda le opzioni fondamentali dell'identità del soggetto, le sue scelte ultime, qui l'interferenza dello Stato arriva a ledere una delle qualità essenziali di quella stessa identità. E come si può immaginare che una sopravvivenza ottenuta attraverso il sacrificio di una parte tanto preziosa della soggettività individuale, possa rappresentare davvero un tributo alla vita? Infine. Ancora una volta si sente ripetere l'assioma che “la vita è un dono” e che ciò la renderebbe “indisponibile”. Se c'è una figura intellettuale lontana dal “compagnuccio della parrocchietta”, è quella di Vittorio Possenti, autorevolissimo filosofo cattolico. Ed è stato proprio lui a dire che, in tal caso, si tratterebbe dell'unico dono nell'intera storia universale a rimanere nella piena disponibilità del donatore invece che in quella di chi lo riceva.

L’Unità 14 luglio 2011
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Commenti (1)
  • DeannCARPENTER34  - answer this topic
    The loans seem to be important for guys, which want to organize their organization. By the way, this is very comfortable to get a collateral loan.
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