Cucchi, spunta il giallo della lettera scomparsa
di Valentina Errante
ROMA - Le cartelle cliniche di Stefano Cucchi potrebbero essere state ”corrette”. Luigi Manconi del Comitato per la Verità su Stefano Cucchi, lo dice in conferenza stampa, insieme a Ilaria Cucchi, la sorella del geometra romano arrestato per droga e morto sette giorni dopo in circostanze misteriose, e all’avvocato di parte civile, Fabio Anselmo.
«La procura - dice Manconi - sta valutando i reati di falso ideologico e materiale. L’ipotesi è che non sia stata rispettata la corretta compilazione delle cartelle che presenterebbero tracce di interventi da considerare frutto di reati». Di fatto non sono stati ipotizzati il falso materiale e ideologico, ma i pm Vincenzo Barba e Francesca Loy, titolari del fascicolo sulla morte di Cucchi stanno esaminando la documentazione. E l’ipotesi non è esclusa.
Ma c’è anche il giallo della lettera di Stefano. Il giorno prima di morire, Cucchi, ricoverato al Pertini nel reparto riservato ai detenuti, avrebbe scritto una lettera al Ceis, la comunità dove era stato in terapia in passato. Il documento non è mai stato ritrovato, né la lettera è mai arrivata a destinazione. Eppure una sovraintendente del Pertini ha riferito la circostanza anche ai pm. «Su sua richiesta, consegnai a Cucchi, carta e penna e una busta affrancata». E Ilaria Cucchi va oltre, perché alla lettera farebbe riferimento il verbale degli oggetti personali di Stefano stilato al Pertini, ma non quello redatto più tardi nel carcere di Regina Coeli. «Dopo la morte di Stefano - spiega Ilaria - gli oggetti di mio fratello sono stati portati a Regina Coeli. Quando ce li hanno consegnati, ci siamo accorti che non si faceva cenno alla lettera, che risulterebbe nel verbale del Dap compilato dall’ospedale».
E in conferenza stampa arriva anche la replica dell’avvocato Anselmo alle indiscrezioni relative alla perizia medico legale. Due giorni fa l’anticipazione: Stefano non è morto per il pestaggio e una delle fratture alle vertebre risalirebbe a un periodo precedente all’arresto. «Dimostreremo che le fratture sul corpo di Stefano sono dovute al pestaggio delle guardie carcerarie - ribatte Anselmo - ma il fatto che queste ultime ci siano o meno non cambia nulla. C’è un panorama autoptico con numerose emorragie interne. Se riconosciamo che è stato ricoverato al Pertini perché picchiato violentemente ogni altra considerazione è superflua - ha proseguito Anselmo - le ferite sono diventate mortali per colpa medica». E anche per la procura cambia poco. C’è un quadro complessivo accertato molto grave, che risale a un momento successivo all’arresto.
Di parere opposto il capo del Dap, Franco Ionta: «Tecnicamente non può essere addebitata, a chi eventualmente avesse compiuto il pestaggio, una morte determinata da altra causa. Questo mi pare evidente».
Il Messaggero 4 febbraio 2010
Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.