Carabiniere manesco in caserma
"Quei ragazzi erano troppo ammaccati"
L’avvocato: "I ragazzi con i lividi". "Pensavo al solito caso, poi li ho visti in carcere ed ho avuto i primi dubbi". Un carabiniere indagato per lesioni. La verità nelle immagini delle telecamere in caserma. Nessun eccesso per la difesa del carabiniere

Daniele Predieri

FERRARA. Non vuole accusare nessuno. E accetta di parlare solo dei 4 ragazzi, suoi clienti. «Delle accuse contro il carabiniere, per motivi deontologici, non posso occuparmi», spiega Barbara Simoni, giovane avvocato che ha innescato la vicenda delle presunte botte in caserma.

«Posso soltanto dire che sono rimasta colpita quando il giorno dopo l’arresto (il 25 febbraio, ndr) sono andata in carcere a visitare i 4 ragazzi e li ho visti ‘ammaccati’: lì mi sono venuti tutti i dubbi possibili rispetto ciò che era successo, visto ciò che loro stessi mi raccontavano».

Ossia, che le botte le avevano ricevute prima, e che poi si erano difesi. L’avvocato però ha un rammarico: «La sera stessa quando mi hanno chiamato i carabinieri per la difesa d’ufficio, era un quarto a mezzanotte. Ho pensato fosse la solita storia di arresti per resistenza».

Ne ha seguiti tanti in passato, di procedimenti per arresti per resistenza a pubblico ufficiale. Tanto che in alcuni di essi aveva assistito lo stesso carabiniere, oggi accusato, come parte civile: da qui l’incompatibilità deontologica per cui l’avvocato Simoni non vuole parlare delle accuse al militare.

«Quella stessa sera - continua - mi hanno telefonato con insistenza le mamme di quei ragazzi, piangevano e a ciò che mi dicevano (delle botte ai loro figli, ndr) non credevo: quindi non mi sono recata in caserma, non l’avevo ritenuto importante».

Ed è questo ora il suo rammarico: «Poi, vista l’insistenza delle mamme, sono andata a trovare i figli, in carcere. E mi sono resa conto con i miei occhi che c’era qualcosa che non andava e ho fatto le richieste al pm di far visitare i ragazzi al pronto soccorso».

Richiesta di visita medico legale che ha di fatto sollecitato il pm a valutare anche l’aspetto che i ragazzi potessero aver subito atti di violenza. «Da lì, poi d’ufficio il pm ha acquisito il video delle telecamere della caserma per la perizia».


Un video, come l’avvocato sottolinea, che l’ha lasciata senza parole. In cui c’è una sagoma che si muove, uno dei carabinieri, lo stesso che aveva assistito in passato, mentre altri militari potranno essere riconosciuti dopo la «pulizia» del video.

«Nel video - spiega lei stessa - c’è questo carabiniere che con il manganello colpisce uno dei ragazzi ecuadoriani, seduto ed ammanettato, a mio avviso senza nessun motivo. Mentre c’è un altro militare che a terra, è in ginocchio sopra l’altro ragazzo». Immagini crude che vanno inserite in un contesto violento, sulle quali il pm Barbara Cavallo dovrà valutare l’eventuale eccesso da parte dei militari o escluderlo del tutto. «Ripeto, per quanto riguarda questo aspetto, sulle accuse al carabiniere non posso e non voglio entrar nel merito: ci sono colleghi (Sauro Frignani e Silvia Callegari) cui ho trasferito l’incarico di seguire il procedimento a carico del militare sulla perizia ordinata dalla procura del video». «Ho scelto invece - continua - di restare il legale dei ragazzi (assieme ad un collega di Rovigo, Gianluca Pertoldi, ndr) nel processo in cui sono accusati di resistenza ai carabinieri».

Il processo per direttissima si sarebbe dovuto già svolgere, poi visti gli sviluppi, i legali hanno ottenuto un rinvio, per l’11 maggio. «Abbiamo già anticipato che chiederemo il giudizio abbreviato, sarà quella la sede in cui ci confronteremo».
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