Politicamente correttissimo
Anime e corpi
Perchè la chiesa teme più l'omofilia della pedofilia, perchè alla Lega resta solo 'a pagnotta.
Luigi Manconi
1.Omo-logo.
È bastato scorrere lo statuto della Corte penale internazionale dell’Aja, per rendersi conto che la denuncia
nei confronti di Benedetto XVI a opera di alcune associazioni di vittime della pedofilia è inconsistente. Per
ragioni squisitamente giuridiche, innanzitutto. E tuttavia quella denuncia ha avuto l’effetto di ravvivare il
tema, a distanza di poche settimane dalla controversia tra il Vaticano e il governo irlandese. Quest’ultimo
ha evidenziato “il fallimento della Chiesa cattolica nell’ affrontare adeguatamente l'abuso sessuale nei
confronti di minori da parte del clero”; e ha ricordato come, nel 1997, il nunzio apostolico, su iniziativa
della Congregazione del Clero, suggerisse ai vescovi irlandesi di abbandonare l'ipotesi di introdurre
l'obbligo di denuncia alle autorità civili dei casi di pedofilia nella Chiesa. Come si vede, la vicenda, lungi
dall’esaurirsi, sembra destinata a una continua e dolorosa recrudescenza, nonostante che l’iniziativa di
Benedetto XVI abbia costituito indubbiamente un autentico spartiacque tra due fasi diverse e due modalità,
addirittura divergenti, di affrontare il problema. A mio avviso ciò dimostra che tale questione cela un
drammatico rimosso. Che, cioè, il tema della pedofilia rappresenta per la Chiesa cattolica un irriducibile
fattore di ansia, un profondo focolaio di nevrosi, una sorta di patologia latente. Seppure si accettasse la
tesi, riproposta dalla Chiesa sulla base di alcune parziali indagini, sul mancato rapporto di causa-effetto tra
celibato e pulsione pedofila, non si può negare che una qualche relazione vi sia. Ma, sorvolando su questo,
sono altre tipologie di nessi, intrecci e relazioni a risultare inquietanti. Insomma, come è potuto accadere
che, la comunità che più ha patito al proprio interno la diffusione della pedofilia, sia la stessa che manifesta
la più aspra avversione - unitamente alla religione musulmana- nei confronti dell’omosessualità? Perché la
più indulgente tolleranza nei confronti della pedofilia (ripeto: fino a Benedetto XVI) ha potuto convivere
con la più intransigente ostilità verso la omofilia? In questo paradosso si annida una bruciante questione
psicologica prima che culturale. Chi, come me, parte dall’assunto che tra pedofilia e omosessualità non
vi sia alcun nesso di causalità, si augurerebbe che, all’interno della Chiesa cattolica, le due inclinazioni
vivessero -nella misura in cui è inevitabile vivano- come due fenomeni distinti e che distintamente
venissero considerati quando si manifestano nel mondo esterno. Ma è la pastorale più diffusa, una certa
dottrina, alcuni passaggi della stessa teologia morale, oltre che la pubblicistica che si vuole cattolica, ad
alimentare quell’equivoco: e a indicare una sorta di sequenza fatale tra una omosessualità indirizzata
verso i minori e una omosessualità coltivata tra adulti. Ma se quella sovrapposizione tra i due fenomeni
fosse solo il risultato di una errata analisi (dal punto di vista clinico e da quello sociologico), resterebbe
aperto l’interrogativo di partenza: perché mai un rapporto d’amore tra due adulti consenzienti suscita (o ha
suscitato finora) una riprovazione assai maggiore di quella rivolta a chi esercita un abuso, in ragione di forza
e potere, nei confronti di un minore? Propongo una interpretazione, seppur incerta: l’omofilia tra adulti
consenzienti appare a una Chiesa, confermatasi solido instrumentum regni, un fattore di disordine sociale
ben più insidioso di una prepotenza sessuale esercitata all’interno di un seminario.
2.Linguaggio del corpo.
Nella lega, palesemente ridotta a parodia di se stessa, il linguaggio non verbale ha sempre avuto ampio
spazio: sia quando si esprimeva corporalmente, sia quando veniva verbalmente evocato. Per dirne una,
la lega è il partito dove tutti, dirigenti e militanti, parlano lepidamente di scorregge (buon pro gli faccia).
La tendenza al linguaggio non verbale sembra accentuarsi parallelamente all’esplodere della crisi del
partito e all’accentuarsi della sua autorappresentazione caricaturale. Umberto Bossi, ad esempio, fa
le corna più frequentemente di quanto un militante comunista abbia mai chiuso le dita a pugno e un
militante fascista le abbia tese nel saluto romano. Per non parlare del dito medio, prodotto d’importazione,
evidentemente sfuggito all’ossessione leghista per i dazi. Ai leader della lega, al fine di arricchirne la
mimica e l’espressività, vorrei offrire l’opportunità di aggiungere al consueto repertorio una ulteriore
variabile. Ovvero ‘a pagnotta. Essa consiste nell’allungare la mano destra fino a raggiungere il lato opposto
del torace e affondarla nell’ascella, per poi sbattervi sopra la parte superiore del braccio sinistro. Se
ne ricaverà un suono atroce e gorgogliante, strascicato e liquido. E’ poco elegante ma, vi garantisco,
indimenticabile.
il Foglio 20 settembre 2011
Politicamente correttissimo
Anime e corpi
Perchè la chiesa teme più l'omofilia della pedofilia, perchè alla Lega resta solo 'a pagnotta.
Luigi Manconi
1.Omo-logo.
È bastato scorrere lo statuto della Corte penale internazionale dell’Aja, per rendersi conto che la denuncia
nei confronti di Benedetto XVI a opera di alcune associazioni di vittime della pedofilia è inconsistente. Per
ragioni squisitamente giuridiche, innanzitutto. E tuttavia quella denuncia ha avuto l’effetto di ravvivare il
tema, a distanza di poche settimane dalla controversia tra il Vaticano e il governo irlandese.
Quest’ultimo ha evidenziato “il fallimento della Chiesa cattolica nell’ affrontare adeguatamente l'abuso sessuale nei
confronti di minori da parte del clero”; e ha ricordato come, nel 1997, il nunzio apostolico, su iniziativa
della Congregazione del Clero, suggerisse ai vescovi irlandesi di abbandonare l'ipotesi di introdurre
l'obbligo di denuncia alle autorità civili dei casi di pedofilia nella Chiesa. Come si vede, la vicenda, lungi
dall’esaurirsi, sembra destinata a una continua e dolorosa recrudescenza, nonostante che l’iniziativa di
Benedetto XVI abbia costituito indubbiamente un autentico spartiacque tra due fasi diverse e due modalità,
addirittura divergenti, di affrontare il problema. A mio avviso ciò dimostra che tale questione cela un
drammatico rimosso. Che, cioè, il tema della pedofilia rappresenta per la Chiesa cattolica un irriducibile
fattore di ansia, un profondo focolaio di nevrosi, una sorta di patologia latente. Seppure si accettasse la
tesi, riproposta dalla Chiesa sulla base di alcune parziali indagini, sul mancato rapporto di causa-effetto tra
celibato e pulsione pedofila, non si può negare che una qualche relazione vi sia. Ma, sorvolando su questo,
sono altre tipologie di nessi, intrecci e relazioni a risultare inquietanti. Insomma, come è potuto accadere
che, la comunità che più ha patito al proprio interno la diffusione della pedofilia, sia la stessa che manifesta
la più aspra avversione - unitamente alla religione musulmana- nei confronti dell’omosessualità? Perché la
più indulgente tolleranza nei confronti della pedofilia (ripeto: fino a Benedetto XVI) ha potuto convivere
con la più intransigente ostilità verso la omofilia? In questo paradosso si annida una bruciante questione
psicologica prima che culturale. Chi, come me, parte dall’assunto che tra pedofilia e omosessualità non
vi sia alcun nesso di causalità, si augurerebbe che, all’interno della Chiesa cattolica, le due inclinazioni
vivessero -nella misura in cui è inevitabile vivano- come due fenomeni distinti e che distintamente
venissero considerati quando si manifestano nel mondo esterno. Ma è la pastorale più diffusa, una certa
dottrina, alcuni passaggi della stessa teologia morale, oltre che la pubblicistica che si vuole cattolica, ad
alimentare quell’equivoco: e a indicare una sorta di sequenza fatale tra una omosessualità indirizzata
verso i minori e una omosessualità coltivata tra adulti. Ma se quella sovrapposizione tra i due fenomeni
fosse solo il risultato di una errata analisi (dal punto di vista clinico e da quello sociologico), resterebbe
aperto l’interrogativo di partenza: perché mai un rapporto d’amore tra due adulti consenzienti suscita (o ha
suscitato finora) una riprovazione assai maggiore di quella rivolta a chi esercita un abuso, in ragione di forza
e potere, nei confronti di un minore? Propongo una interpretazione, seppur incerta: l’omofilia tra adulti
consenzienti appare a una Chiesa, confermatasi solido instrumentum regni, un fattore di disordine sociale
ben più insidioso di una prepotenza sessuale esercitata all’interno di un seminario.

2.Linguaggio del corpo.
Nella lega, palesemente ridotta a parodia di se stessa, il linguaggio non verbale ha sempre avuto ampio
spazio: sia quando si esprimeva corporalmente, sia quando veniva verbalmente evocato. Per dirne una,
la lega è il partito dove tutti, dirigenti e militanti, parlano lepidamente di scorregge (buon pro gli faccia).
La tendenza al linguaggio non verbale sembra accentuarsi parallelamente all’esplodere della crisi del
partito e all’accentuarsi della sua autorappresentazione caricaturale. Umberto Bossi, ad esempio, fa
le corna più frequentemente di quanto un militante comunista abbia mai chiuso le dita a pugno e un
militante fascista le abbia tese nel saluto romano. Per non parlare del dito medio, prodotto d’importazione,
evidentemente sfuggito all’ossessione leghista per i dazi. Ai leader della lega, al fine di arricchirne la
mimica e l’espressività, vorrei offrire l’opportunità di aggiungere al consueto repertorio una ulteriore
variabile. Ovvero ‘a pagnotta. Essa consiste nell’allungare la mano destra fino a raggiungere il lato opposto
del torace e affondarla nell’ascella, per poi sbattervi sopra la parte superiore del braccio sinistro. Se
ne ricaverà un suono atroce e gorgogliante, strascicato e liquido. E’ poco elegante ma, vi garantisco,
indimenticabile.
il Foglio 20 settembre 2011
Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.