Lavoro ai Fianchi
Quei ritagli a casa Rostagno
La figlia Maddalena ha scritto un bellissimo libroi sul padre mauro: la vita, i sogni, la famiglia. Fino alla morte e al processo riscopert6i dagli articoli di un giornale tenuti per anni dentro una scatola
Luigi Manconi
“In quella Macondo dimenticata perfino dagli uccelli, dove la polvere e
il caldo si erano fatti così tenaci che si faceva fatica a respirare,
reclusi dalla solitudine e dall'amore e dalla solitudine dell'amore in
una casa dove era quasi impossibile dormire per il baccano delle
formiche rosse, Aureliano e Amaranta Ursula erano gli unici esseri
felici, e i più felici sulla terra”  (Gabriel Garcìa Màrquez, Cent’anni di solitudine)
Questo libro, Il suono di una sola mano. Storia di mio padre Mauro Rostagno, scritto da Maddalena Rostagno, 38 anni e Andrea Gentile 26 anni, è davvero molto bello. Chi, come me, di Rostagno è stato compagno e amico, mai troppo intimo e talvolta addirittura litigioso, non può – evidentemente - farne una recensione obiettiva. Anche perché, nel leggerlo, capita di sentirsi attraversati da un particolare turbamento. Il libro parla, infatti, di avvenimenti da me conosciuti direttamente, o almeno di cui ho sentito dire, e anche talvolta vissuti seppure parzialmente in prima persona, ma il loro racconto arriva sensibilmente alterato. Come quando un cantante assai bravo interpreta una cover di un motivo assai noto (ad esempio, Morgan che nel 2007 canta strepitosamente La Notte di Adamo composta nel 1963): il risultato può essere eccitante e, insieme, straniante. Così, Il suono di una sola mano è una magnifica cover delle vicende sociali culturali e politiche attraversate, spesso come protagonista, da Rostagno. Appunto una cover: una rilettura, una reinterpretazione, una elaborazione creativa e insieme rispettosa della musica e del testo originari (ovvero della storia originaria). Non poteva essere altrimenti dal momento che gli autori, oltre ad appartenere a due generazioni diverse, nascono vivono e raccontano in un’epoca lontana da quella in cui nacque visse e raccontò Rostagno. Dunque, questo libro, oltre ad essere molto bello, è assai importante perché parla di come generazioni recenti possano leggere e, appunto, reinterpretare una fase storica precedente e dunque le precedenti donne e i precedenti uomini: loro padri o fratelli maggiori (questo vale, ad esempio, anche per come i giovani militanti degli anni ’60 lessero e reinterpretarono l’antifascismo e la guerra di Liberazione). La seconda considerazione è che una cover – dunque, qualcosa di completamente diverso da un revival, che non è altro che reducismo - può dirci davvero ciò che, di un evento (una canzone o una fase storica) è tuttora vitale. Utile, a tal fine, una recensione – quella, poniamo, di Valentina Calderone, 28 anni- che legge il libro per come oggi può essere recepito da una quasi-coetanea degli autori. Valentina lo legge così:
“A volte Maddalena parla in prima persona, parla dei ricordi che ha di Mauro e parla dei ricordi che ha senza di lui. A volte, invece, la voce narrante si assume il compito di raccontare la vita del padre e, insieme, quella di Maddalena. E tuttavia quella vita, così piena di avvenimenti, trasferimenti, emozioni, non viene narrata solo attraverso il ricordo di una figlia: i gesti di Mauro, le sue scelte, Macondo, l'India, la comunità Saman e la redazione di Rtc a Trapani, sono queste le cose che parlano di lui. E Maddalena è lì, a “spettacolare” cantando e ballando davanti ai genitori, lei è lì, nella loro cucina di Milano, mentre insieme a Mauro guarda sua madre tingere i vestiti di arancione prima di partire per l'India, ed è lì a vedere in televisione le trasmissioni di suo padre, a sentirlo parlare di mafia facendo nomi e cognomi. Ma Maddalena non è solo questo. È anche la quindicenne arrabbiata con Mauro, che non c'è più, perché lui mai le aveva detto del pericolo che stava correndo. È la ragazza la cui madre viene arrestata perché sospettata – senza alcun fondamento - dell'omicidio di Mauro. È la giovane donna a cui per anni non è piaciuto aprire la scatola nera - quella con dentro i ritagli di giornale, il materiale giudiziario, i documenti sulla morte di suo padre - ma che poi ha cambiato idea. Ed è stato quando ha capito che quel compito spettava a lei perché non c'erano altre persone interessate a farlo, compresi quelli che avrebbero dovuto. È la stessa Maddalena che, da sempre, ha sentito dire cose non vere sulla sua famiglia, e che pensava che la sua voce e quella di sua madre non sarebbero mai state ascoltate. Ma Maddalena è anche la sola che può raccontare che alla fine non è andato proprio tutto così. In questo libro non ci sono atti giudiziari, non si raccontano nel dettaglio tutti i depistaggi e le omertà che sono alla base di un silenzio lungo ventitré anni, prima che un processo venisse celebrato. Maddalena potrebbe riempire un intero libro con le carte giudiziarie e con il racconto di quello che sono stati questi anni di giustizia negata. E invece narra la vita. E la speranza che questa vita, inevitabilmente, si porta dietro”. Se non proprio una speranza, almeno uno straccio di speranza.
l'Unità 28 ottobre 2011
Lavoro ai Fianchi
Quei ritagli a casa Rostagno
La figlia Maddalena ha scritto un bellissimo libroi sul padre mauro: la vita, i sogni, la famiglia. Fino alla morte e al processo riscopert6i dagli articoli di un giornale tenuti per anni dentro una scatola
Luigi Manconi
“In quella Macondo dimenticata perfino dagli uccelli, dove la polvere e
il caldo si erano fatti così tenaci che si faceva fatica a respirare,
reclusi dalla solitudine e dall'amore e dalla solitudine dell'amore in
una casa dove era quasi impossibile dormire per il baccano delle
formiche rosse, Aureliano e Amaranta Ursula erano gli unici esseri
felici, e i più felici sulla terra”  (Gabriel Garcìa Màrquez, Cent’anni di solitudine)

Questo libro, Il suono di una sola mano. Storia di mio padre Mauro Rostagno, scritto da Maddalena Rostagno, 38 anni e Andrea Gentile 26 anni, è davvero molto bello. Chi, come me, di Rostagno è stato compagno e amico, mai troppo intimo e talvolta addirittura litigioso, non può – evidentemente - farne una recensione obiettiva. Anche perché, nel leggerlo, capita di sentirsi attraversati da un particolare turbamento. Il libro parla, infatti, di avvenimenti da me conosciuti direttamente, o almeno di cui ho sentito dire, e anche talvolta vissuti seppure parzialmente in prima persona, ma il loro racconto arriva sensibilmente alterato. Come quando un cantante assai bravo interpreta una cover di un motivo assai noto (ad esempio, Morgan che nel 2007 canta strepitosamente La Notte di Adamo composta nel 1963): il risultato può essere eccitante e, insieme, straniante. Così, Il suono di una sola mano è una magnifica cover delle vicende sociali culturali e politiche attraversate, spesso come protagonista, da Rostagno. Appunto una cover: una rilettura, una reinterpretazione, una elaborazione creativa e insieme rispettosa della musica e del testo originari (ovvero della storia originaria). Non poteva essere altrimenti dal momento che gli autori, oltre ad appartenere a due generazioni diverse, nascono vivono e raccontano in un’epoca lontana da quella in cui nacque visse e raccontò Rostagno. Dunque, questo libro, oltre ad essere molto bello, è assai importante perché parla di come generazioni recenti possano leggere e, appunto, reinterpretare una fase storica precedente e dunque le precedenti donne e i precedenti uomini: loro padri o fratelli maggiori (questo vale, ad esempio, anche per come i giovani militanti degli anni ’60 lessero e reinterpretarono l’antifascismo e la guerra di Liberazione). La seconda considerazione è che una cover – dunque, qualcosa di completamente diverso da un revival, che non è altro che reducismo - può dirci davvero ciò che, di un evento (una canzone o una fase storica) è tuttora vitale. Utile, a tal fine, una recensione – quella, poniamo, di Valentina Calderone, 28 anni- che legge il libro per come oggi può essere recepito da una quasi-coetanea degli autori. Valentina lo legge così:
“A volte Maddalena parla in prima persona, parla dei ricordi che ha di Mauro e parla dei ricordi che ha senza di lui. A volte, invece, la voce narrante si assume il compito di raccontare la vita del padre e, insieme, quella di Maddalena. E tuttavia quella vita, così piena di avvenimenti, trasferimenti, emozioni, non viene narrata solo attraverso il ricordo di una figlia: i gesti di Mauro, le sue scelte, Macondo, l'India, la comunità Saman e la redazione di Rtc a Trapani, sono queste le cose che parlano di lui. E Maddalena è lì, a “spettacolare” cantando e ballando davanti ai genitori, lei è lì, nella loro cucina di Milano, mentre insieme a Mauro guarda sua madre tingere i vestiti di arancione prima di partire per l'India, ed è lì a vedere in televisione le trasmissioni di suo padre, a sentirlo parlare di mafia facendo nomi e cognomi. Ma Maddalena non è solo questo. È anche la quindicenne arrabbiata con Mauro, che non c'è più, perché lui mai le aveva detto del pericolo che stava correndo. È la ragazza la cui madre viene arrestata perché sospettata – senza alcun fondamento - dell'omicidio di Mauro. È la giovane donna a cui per anni non è piaciuto aprire la scatola nera - quella con dentro i ritagli di giornale, il materiale giudiziario, i documenti sulla morte di suo padre - ma che poi ha cambiato idea. Ed è stato quando ha capito che quel compito spettava a lei perché non c'erano altre persone interessate a farlo, compresi quelli che avrebbero dovuto. È la stessa Maddalena che, da sempre, ha sentito dire cose non vere sulla sua famiglia, e che pensava che la sua voce e quella di sua madre non sarebbero mai state ascoltate. Ma Maddalena è anche la sola che può raccontare che alla fine non è andato proprio tutto così. In questo libro non ci sono atti giudiziari, non si raccontano nel dettaglio tutti i depistaggi e le omertà che sono alla base di un silenzio lungo ventitré anni, prima che un processo venisse celebrato. Maddalena potrebbe riempire un intero libro con le carte giudiziarie e con il racconto di quello che sono stati questi anni di giustizia negata. E invece narra la vita. E la speranza che questa vita, inevitabilmente, si porta dietro”. Se non proprio una speranza, almeno uno straccio di speranza.
l'Unità 28 ottobre 2011
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