«Picchiati in caserma»
Ma il giudice li condanna
Sentenza sul caso di Ferrara. Il difensore: ricorriamo
Quattro ventenni residenti a Rovigo, due ecuadoriani, un albanese, un nigeriano, sono stati condannati ieri in tribunale a Ferrara

ROVIGO - Per il giudice lo scorso 24 febbraio hanno opposto resistenza ai carabinieri, in modo tale da causare loro delle lesioni prima e dopo esser stati portati in caserma a Ferrara, dove poi lamentarono di esser stati picchiati dai militari dell’Arma. I quattro ventenni residenti a Rovigo, due ecuadoriani, un albanese, un nigeriano, sono stati condannati ieri in tribunale a Ferrara per resistenza a pubblico ufficiale a pene di 12 e 10 mesi, leggermente più alte di quelle richieste dal sostituto procuratore Barbara Cavallo. Alta anche la provvisionale fissata dal giudice: 3.000 euro a testa alle sette parti civili, tutti carabinieri in servizio nella città estense. Resta comunque aperto il troncone che vede indagato per lesioni un militare di Argenta, una vicenda ripresa in un filmato che è diventato un caso nazionale per l’uso improprio del manganello di servizio.

Il fascicolo dovrebbe essere chiuso entro poche settimane. Per altro c’è anche una terza tranche di inchiesta a carico dei giovani per oltraggio e danneggiamenti. La vicenda processuale che ieri ha visto i quattro condannati, comunque, sembra destinata a non finire qui. Barbara Simoni, la loro legale, si riserva di leggere le motivazioni della sentenza; ma il ricorso in appello appare certo. L’avvocato ferrarese dice di continuare ad avere dubbi sull’operato dei carabinieri: «A mio avviso restano molte le incongruenze, ma evidentemente il giudice ha ritenuto i ragazzi non credibili. A parte l’episodio su cui si indaga ancora per un solo militare, gli stessi ragazzi hanno sempre riferito - continua - che le botte ricevute non sono state quelle filmate, ma quelle subite in punti diversi, nascosti alle telecamere, vicino alle celle di sicurezza e ad esempio ai bagni». Soddisfatto si è detto invece l’avvocato Alberto Bova che ha assistito i sette carabinieri come parte civile e come difensore nella tranche parallela. Il legale si sbilancia anche sull’inchiesta delle cosiddette «botte in caserma».

«La sentenza - afferma - in tutta probabilità condizionerà anche quel procedimento, in quanto i ragazzi erano accusati di resistenza fuori e dentro la caserma: se il giudice avesse valutato la legittima difesa sarebbe venuto meno il reato e non li avrebbe condannati. A questo punto - continua - l’archiviazione appare scontata, anche alla luce delle conclusioni della requisitoria ». Dopo la denuncia di Luigi Manconi, presidente dell’associazione «A buon diritto», il video del presunto pestaggio in caserma col manganello era anche approdato a «Mi manda Raitre» nella trasmissione del 30 aprile scorso. Lì il confronto tra due di loro. Bledar Machmin e Kevin Aniaine, e gli avvocati dei carabinieri era stato molto acceso.

Antonio Andreotti
22 giugno 2010 - Corriere del Veneto
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