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Giallo sulla morte del detenuto testimone di un pestaggio

Il capo degli agenti era stato rimosso dal monistro Alfano: in un nastro parole compromettenti sulle botte
MAURO MONTALI
TERAMO
«Il Negro» è morto. Uzoma Emeka, il nigeriano di 32 anni che, probabilmente, aveva assistito il 22 settembre al pestaggio di un detenuto italiano nel carcere di Castrogno, alle porte di Teramo, è deceduto in circostanze misteriose nell’ospedale civile della città abruzzese. E di nuovo sul penitenziario di Castrogno si addensano nubi nerissime.

«Non si massacrano così i detenuti in sezione, si massacrano sotto... il negro ha visto tutto». Questa è la frase detta dal comandante delle guardie carcerarie, Giuseppe Luzi, ad un suo sottoposto. Il colloquio, però, venne registrato (da chi, da un altro agente, come si suppone, e perché?) eppoi, qualche settimana dopo, inviato, in forma anonima, al quotidiano locale «La Città». Successe il putiferio. Si era in pieno «clima Cucchi», il giovane detenuto morto misteriosamente all’ospedale Pertini di Roma. Interpellanze parlamentari, inchieste interne e così via. Luzi, che riconobbe la sua voce impressa sul nastro, fu rimosso, per ordine del ministro della Giustizia Alfano, dall’incarico, nonostante una difesa accorata e tardiva.

Poi il silenzio è sceso su Castrogno e sulla vicenda del pestaggio. La radicale Rita Bernardini aveva sì denunciato le condizioni di estremo degrado del carcere teramano: oltre 400 detenuti in una struttura concepita per accoglierne 250, tentati suicidi, aggressioni alle guardie carcerarie e scioperi della fame. Fino a venerdì mattina. Quando il giovane nigeriano, dentro per una condanna a due anni per spaccio di stupefacenti, si è sentito male in carcere. Erano le otto e mezza del mattino. «Uzoma, mentre parlava con la moglie si è accasciato. All’ospedale, però, ci è arrivato solo dopo l’una del pomeriggio» ricorda il suo avvocato Giulio Lazzaro.

A lui, il nigeriano, non aveva mai voluto parlare del pestaggio cui aveva, forse, assistito. Paura? Ricatti? Non si sa. Sta di fatto che Emeka è morto così, dimenticato nella lugubre infermeria di Castrogno. Soffriva di depressione, è vero. Prendeva dei farmaci. Ne ha abusato? Avrebbe dedicato quelle ore di libertà alla sua bambina di quattro mesi, la luce dei suoi occhi. I giudici hanno disposto che l’autopsia, che si svolgerà stamane, sia addirittura filmata. Il perito di parte sarà il professor Giulio Sacchetti dell’Università di Roma: è il medico che seguì la vicenda processuale di Marta Russo.

Cosa succede nel carcere di Teramo? Quali soprusi e misteri cela? Chissà se la morte di Uzoma Emeka non servirà a disvelarli. La Procura ha aperto un’inchiesta e la polizia ha già ascoltato alcuni testimoni, compresa la dottoressa Rossella Damiani, medico di turno nell’ospedale Mazzini di Teramo, quando arrivò il povero Uzoma. E in attesa di sapere che cosa è successo a Teramo, altre proteste divampano nelle carceri di mezza Italia: A Vicenza da una settimana i detenuti battono ogni tre ore e hanno comunicato l’intenzione di proseguire ad oltranza. A Treviso e a Padova si sono registrate proteste violente, «al limite della sommossa» denuncia il sindacato degli agenti.
La Stampa 21 dicembre 2009

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