Un giorno senza immigrati Il primo sciopero degli stranieri
Cesare Buquicchio
Si sono dette: «Proviamoci».
Cesare Buquicchio
Si sono dette: «Proviamoci».
Sono quattro donne e stanno cercando di fermare l'Italia. La data è il primo marzo 2010 e, se il lavoro di Stefania, Daimarely, Nelly e Cristina avrà successo, quella sarà una data da ricordare. «Ventiquattro ore senza di noi», una giornata senza immigrati. Senza badanti per i nostri anziani, senza operai nei cantieri edili. Ma anche senza migliaia di autisti di autobus, impiegati delle poste, medici. Una giornata con gli alimentari vuoti, i bar deserti, le linee telefoniche mute. L'idea è arrivata dalla Francia: «Le nostre società vivono grazie al lavoro di migliaia di stranieri. L'Italia funziona ogni giorno grazie a loro ma se ne vergogna. Così cerca di ignorarli, chiuderli fuori, annegarli in mare come si fa con le cucciolate di gattini troppo numerose. Si vergognano di noi? Bene vediamo che succede se per un giorno noi non ci siamo». Ecco come è nato lo sciopero degli stranieri del primo marzo prossimo in Francia. «Appena ho saputo la notizia – racconta Stefania Ragusa, giornalista di Glamour e da sempre attiva su questi temi – ho chiamato la mia amica Daimarely Quintero (arrivata da Cuba nel 1995 e impiegata nel sociale). Da molti anni pensavamo di fare una cosa del genere, ma le difficoltà organizzative ci hanno sempre scoraggiate». Questa volta è diverso. Sull'onda dell'iniziativa francese e con la stretta collaborazione con Nadia Lamarkbi, organizzatrice del primo marzo d'oltralpe, le ventiquattro ore senza stranieri non sembra più una utopia. Quasi diecimila iscritti su Facebook (alla pagina Primo marzo 2010), adesioni di esponenti politici, docenti universitari e associazioni, comitati locali che nascono in tutte le città italiane a sostegno del coordinamento nazionale, formato dalle fondatrici Stefania Ragusa e Daimarely Quintero, a cui si sono aggiunte Nelly Diop e Cristina Seynabou Sebastiani. «Ora le difficoltà principali sono due – spiega Daimarely – far conoscere l'iniziativa a tutti gli stranieri che non hanno accesso a Internet (e sono tanti) e creare degli eventi da qui al primo marzo che possano dare l'occasione a chi non potrà astenersi dal lavoro, perché un lavoro non ce l'ha, perché lavora in nero oppure perché è troppo ricattabile, per partecipare comunque alla protesta. Per questo stiamo pensando anche allo sciopero dei consumi». A boicottare gli acquisti qualcuno ci sta già provando. Ousmane Condè è il presidente dell’Unione degli immigrati di Vicenza, una realtà che raccoglie diciotto associazioni di stranieri, e sta organizzando uno sciopero in massa degli acquisti per la fine di gennaio, una sorta di prova generale del primo marzo: «Se noi stranieri non andremo a fare la spesa i supermercati della zona ne risentiranno sicuramente». «Ma il principio non sarà quello di danneggiare le aziende – ci tiene a precisare Stefania –, anche perché in un giorno non danneggi nessuno. Vorremmo solo far percepire l'importanza che hanno gli stranieri per tutti gli aspetti della vita del nostro Paese». E, tra le iniziative in questo senso, c'è da segnalare quella del comitato di Palermo: nel capoluogo siciliano prima delle ventiquattro ore senza stranieri vogliono organizzare ventiquattrore «con gli stranieri» portando le scolaresche in giro per gli alimentari degli immigrati per scoprire le loro tradizioni culinarie.
07 gennaio 2010 l'Unità
07 gennaio 2010 l'Unità