Alessandro Beretta
I mmaginate una playslist di 500 pagine che si trasforma in un viaggio dal ritmo spedito in Italia, tra le sue melodie e le sue parole, ricco di incontri e storie. A comporlo è stato Luigi Manconi, sociologo, politico, «sassarese milanese che vive prevalentemente a Roma». Il risultato è «La musica è leggera» (Il Saggiatore), che l'autore presenta oggi alle ore 18.30 insieme a Ricky Gianco, Aldo Nove e Moni Ovadia.
Come ha legato musica e autobiografia?
«Ho seguito la sociologia e la politica fin da ragazzo, ma queste esperienze hanno sempre avuto al loro fianco una passione bruciante per la musica leggera. Ho provato a raccontarla, seguendo i miei gusti, e dalle canzoni è derivata la biografia».

Può spiegarci che cos'è il «sentimental kitsch»?
«È un romanticismo puerile, fatto di sentimenti sfacciati e parole impudiche, che dopo una certa età ci imbarazza, mentre le canzoni ci permettono di esprimerlo e di dire, magari, alla persona che amiamo “Buonanotte fiorellino” al telefono senza sentirci ridicoli. Insomma, un cattivo gusto che ci piace molto».
C'è un episodio che sembra quasi onirico: Jimi Hendrix al Parco Sempione...
«Le tracce sono evanescenti. Abitavo nel 1968 vicino al Parco, adocchiai per caso i volantini in A4 con i colori delle vecchie tipografie e ci andai. Saremo stati in trecento, vicino alla Triennale, e non c'era ressa per entrare. Si favoleggia dei Beatles in Italia, ma non si ricorda mai Jimi e un motivo c'è: non era stato memorabile».
Oltre agli incontri musicali, ce n'è uno letterario, o con Alda Merini...
«Con Paolo Volponi, da parlamentare, seguivo l'assegnazione del vitalizio Bacchelli alla Merini. Fu un lavoro lungo, ma in un'occasione divertente. Le avevano tagliato la linea perché doveva diversi milioni di lire di bolletta. Vidi per caso sul Corriere una pubblicità della compagnia telefonica con Pippo Baudo e lo chiamai. Baudo disse: “Ci penso io”, e così è stato. Ci trovammo a casa della Merini sui Navigli, nel suo leggendario caos, io, Volponi, Baudo e la poetessa. Baudo non sapeva come muoversi nel disordine, ma fece un baciamano. Lei, invece, ci dedicò una poesia comica. Un onore».
C'è una canzone o un musicista che la lega a Milano?
«Guardi, tutto parte da lì. Sono venuto a Milano da adolescente perché avevo ascoltato i dischi di Jannacci, presentati da Luciano Bianciardi, e letto “La ragazza Carla” di Elio Pagliarani. Mi raccontavano un mondo che volevo conoscere e così, da Sassari, sono partito verso la metropoli».
Corriere della sera - Milano 24 maggio 2012
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