Politici impresari della paura
PAOLA CASCELLA
intervista a Luigi Manconi
«La politica e le vittime? Sono piani diversi. Distinguiamo. Se le vittime non riconoscono diritti umani basilari a chi gli ha ucciso un parente è perché nessuna pena, neanche la pena di morte, può retribuire o riparare ai loro occhi il danno subito. Invece, è quasi superfluo dirlo, ma in politica, tutta la politica, prevale l´atteggiamento strumentale». Così il sociologo, ex segretario dei Verdi Luigi Manconi.
«Mi sento di affermarlo senza alcun tentennamento: su quel terreno ci si fa imprenditori politici dei sentimenti personali delle vittime dei crimini, si trasferisce sulla sfera pubblica ciò che è emozione esclusivamente privata. Così come molti sono diventati impresari politici della paura e dell´ansia collettiva, fino ad amplificare il problema sicurezza oltre il reale».
Professor Manconi, cavalcare le preoccupazioni più diffuse probabilmente garantisce risultati anche in termini di voti.
«Sì. Perciò invece di intervenire con la razionalità di una discussione pubblica, si utilizza ciò che attiene al sentimento privato, facendone occasione di conflitto».
Ma qual è la differenza tra la politica e i parenti delle vittime? Chiudersi persino ai gesti di pietà ha a che vedere con l´elaborazione del lutto?
«Quello delle vittime è un discorso diverso. Il loro desiderio di giustizia è altro. E´ un assoluto che fatica a misurarsi con la giustizia degli uomini. Tra l´una e l´altra cosa c´è evidentemente una distanza incolmabile. La classe politica, il ceto intellettuale e quello giornalistico dovrebbero limitarsi a registrare questa incompatibilità. Se invece si utilizza politicamente quel bisogno di giustizia assoluta che è solo delle vittime, si produce un corto circuito. Nessuna pena umana è concepibile, perchè neanche la pena di morte può retribuire e riparare il danno della morte di un parente».
Fabio Savi però ha ottenuto solo il trasferimento in un carcere più vicino alla moglie.
«L´avvicinamento, se si tratta solo di questo, non è un beneficio, ma solo una misura amministrativa ordinaria. La Costituzione prevede che la pena sia finalizzata alla rieducazione del detenuto, anche nel caso del più efferato criminale com´è Savi. Lo stato di diritto nasce quando il colpevole viene sottratto al desiderio di giustizia della vittima e affidato a un soggetto terzo, il Tribunale che lo giudica e lo condanna. Altrimenti è giustizia tribale. Ma spesso l´enormità del delitto sembra esigere l´enormità della pena».
E´ giusto pretendere che la vittima perdoni il carnefice?
«No, è osceno che l´atto del perdono, un atto intimissimo, che può nascere dal cuore delle persone finisca sulla scena pubblica, spesso tramite un microfono messo sotto il naso di una vittima in lacrime».
La Repubblica 6 gennaio 2009
Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.