Giovani e carcere: sei su dieci ne sanno poco
Indagine Gpf per il Forum Nazionale Giovani: solo il 14,3% ha una buona conoscenza dei dati essenziali sul sistema carcerario del nostro paese. Atteggiamento aperto e nessuna preclusione, ma sovrastimato il dato sugli indultati tornati in carcere

ROMA – La maggior parte dei giovani italiani ha una scarsa conoscenza della situazione delle carceri del nostro paese ma nonostante questo l’atteggiamento di massima nei confronti dei detenuti non è caratterizzato né da preclusione né da chiusura nei confronti dei detenuti. E’ il risultato di un’indagine voluta dal Forum Nazionale dei Giovani e realizzata dall’istituto di ricerca GPF su mille giovani italiani dai 18 ai 34 anni.  
Solo il 14,3% degli intervistati ha dimostrato una conoscenza buona della situazione delle carceri italiane, con riferimento particolare alle strutture presenti sul territorio, al numero dei detenuti, alle loro condizioni igienico-sanitarie, alle principali cause di morte tra di essi, alla tipologia di reati più diffusa, alla composizione etnica della popolazione carceraria, alle varie opportunità di reinserimento nel contesto sociale fornite dal sistema carcerario e alla presenza di misure alternative al carcere. Per sei giovani su dieci (il 60,1%) la conoscenza di queste tematiche è definita “scarsa”: percentuale concentrata soprattutto fra coloro con un livello di istruzione e di occupazione basso, che non partecipano ad alcun movimento associativo e si informano principalmente attraverso la televisione. Fra chi invece ha una buona conoscenza del sistema carcerario italiano, più alta è la percentuale degli iscritti ad associazioni politiche e di volontariato e di giovani che utilizzano quotidiani e internet come mezzi di informazione.

Fra i singoli dati, il meno conosciuto è quello relativo alla consistenza numerica degli istituti di pena presenti sul territorio, con solo il 4,7% ha dato una risposta che si avvicina al dato reale, mentre quello più noto è il problema del sovraffollamento, citato dall’81,2% dei giovani. La consapevolezza della propria scarsa informazione è riferita da oltre il 60% degli intervistati, con un 59,8% che ritiene che la tematica sia trattata poco dai mezzi di informazione. Se la conoscenza della situazione carceraria risulta scarsa, i risultati dell’indagine evidenziano un atteggiamento positivo nei confronti dei detenuti: in particolare, i giovani non mostrano preclusione o chiusura nei loro confronti. Al contrario, sembrano essere sensibili alle tematiche inerenti la detenzione. L’interesse e la sensibilità sono manifestate dall’accordo rilevato con la funzione rieducativa della pena (l’87,1%) e confermate dall’elevata percentuale convinta dell’esigenza di dover intervenire per migliorare la condizione dei detenuti (84,3%). I giovani, poi, non sembrano avere preclusioni sostanziali all’inclusione degli ex-detenuti nel contesto sociale: solo il 16,7% degli intervistati ha risposto che non assumerebbe un detenuto.


Interessanti i dati sulla recidiva: più dell’80% degli intervistati ritiene che chi ha avuto esperienza del carcere tenda a commettere di nuovo reati. In particolare, riguardo agli detenuti che hanno usufruito dell’indulto di tre anni fa, circa l’85% dei giovani ritiene che la maggioranza di essi sia tornata a delinquere in seguito. Il dato reale è invece inferiore al 50% e si attesta su un 30% degli indultati: i curatori ritengono che l’attenzione posta dai mass media su alcuni casi di recidiva abbia contribuito ad alimentare la percezione del fenomeno, fino a sovrastimarlo rispetto alla sua portata reale. Per migliorare la situazione delle carceri, una parte degli intervistati (il 64,9%) è convinta dell’esigenza di intervenire con investimenti (costruire nuovi penitenziari e assumere più agenti di polizia penitenziaria), mentre il 22,7% propone alternative alla pena detentiva o miglioramenti nella vita quotidiana dei detenuti e il 24,9% indica come proposta migliorativa quella di trasferire nei paesi di origine i detenuti stranieri. (ska)

13 maggio 2010 Redattore Sociale
Share/Save/Bookmark
Commenti (1)
  • marina  - PROMUOVIAMO LE PENE ALTERNATIVE
    Della realtà del carcere purtroppo si sa poco e se ne parla troppo poco, e questo lascia spazio a pregiudizi e luoghi troppo comuni che vanno smentiti. Facciamo girare l'appello di www.fuoriluogo.it perché le pene alternative sono una valida alternativa ai muri spessi del carcere, dove per chi ci deve stare poco tempo, c'é proprio poco da imparare.e' meglio puntare sul reinserimento sociale e lavorativo, perché dentro le carceri non ci dimentichaimo che ci sono persone, che devono potere ripartire.
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.