Politicamente correttissimo

L'inconsapevole Marco Travaglio e la profonda immoralità dei moralisti

Luigi Manconi

In questa rubrica si è fatto spesso riferimento a un motto, attribuito niente meno che a Pietro Nenni, che così recita: "il puro più puro che epura l'impuro". Si tratta di una formula linguistica formidabile che scandisce ritmicamente un meccanismo di incolpazione, tradotto in una sorta di procedura compulsiva. L'impurità che porta all'ostracismo si dipana lungo una sequenza di delazione/esclusione, applicata via via e con furia incalzante a giudici successivamente diventati accusati e, per un qualche artificio, nuovamente giudici e ancora accusati, e così via. Ad libitum, si potrebbe dire. Si è descritta, più volte, questa macchina che assedia e assilla, sanziona e stigmatizza. Si pensi alla catena Elio Veltri - Antonio Di Pietro - Sonia Alfano - Paolo Flores - Michele Santoro - Marco Travaglio - Luigi De Magistris - Antonio Ingroia... Ognuno di questi si è fatto celebrante e poi inquisitore dei comportamenti dell'altro, esaltandone la purezza prima di evidenziarne la sporcizia. E, sullo sfondo, l'ombra torva del tradimento. Si sono consumati, così, sodalizi che sembravano saldissimi e alleanze in apparenza incrollabili, per uno sgarbo che presto si traduceva in uno sgarro. Addirittura fantasmagorica la zuffa post-elettorale tra Ingroia, De Magistris e Di Pietro. Dietro la meschinità di tutto ciò si indovina la profonda immoralità dei moralisti. Essa è tale perché si basa sull'idea (davvero diabolica in senso proprio) che il bene sia alloccato in una sede fisica definita e delimitata, alla quale corrispondono una condizione psicologica, uno spazio mentale e una dimensione della vita sociale. Dentro quei confini si insedia il bene come autorità morale e principio giudicante: accedervi significa stare dalla parte e sotto la tutela e nella sfera d'azione dello stesso Bene. Uscirne perché sospettato di corrività o corruzione significa passare dalla parte del torto e del Male. È quanto accade a chi, per le più diverse ragioni, viene "epurato" o a chi si sottrae a quella toponomastica virtuale e virtuosa, dove il bene e il male sono altrettante caselle di un gioco da tavolo, e sceglie di stare nel tumulto del mondo reale. Quello dove la morale non è un assunto scontato né un privilegio ereditario. È, piuttosto, un percorso accidentato, fatto di scelte sempre difficili e talvolta ambigue, errori e passi falsi; e dove il bene massimo che si possa raggiungere corrisponde né più né meno che al male minore. Ma se si considera quanto detto sotto il profilo della cronaca quotidiana, e di quella sequenza delazione/esclusione prima illustrata, il discorso può assumere contorni imbarazzanti e perfino risibili. Sentite questa: "pretendono che io dia sempre ragione a loro, al loro partito e alla loro squadra, altrimenti significa che appartengo a un’altra squadra e non sono indipendente (l’idea che io possa pensare liberamente quel cazzo che voglio senza che nessuno me lo ordini nemmeno li sfiora, perché pensano che tutti gli altri siano come loro). Altri pretendono addirittura di dirmi quello che devo scrivere, e quando, e con quali parole: e se non lo faccio subito sono un venduto, un servo eccetera (...)". Queste parole sono tratte dal blog di Marco Travaglio e sono indirizzate ai suoi stessi visitatori. Ovvero a quanti, tra essi, lo criticano, lo equivocano, lo insultano sanguinosamente. Dunque, è successo molto semplicemente che la robaccia maleodorante che, da anni, Travaglio butta addosso agli avversari, gli sia ritornata contro. E così reagisce esattamente con le medesime considerazioni che molti di noi sono indotti a fare quando leggono le contumelie che lo stesso Travaglio e i suoi epigoni indirizzano a chi li contesta. In altre parole, oggi Travaglio si dichiara vittima di un'ordalia linguistica, della quale egli è, al di là di ogni dubbio, uno dei principali, forse il primo, fomentatore. Una scrittura poverissima fino alla trasandatezza, sotto il profilo letterario, e una costruzione logica approssimativa, fatta tutta di ammiccamenti maliziosi, insinuazioni torbide, sospetti sordidi. E tutta malamente poggiata su una precaria struttura, costruita su “sorprendenti combinazioni” e “incredibili coincidenze” e intessuta di mille "non a caso","proprio allora" e "guarda la fatalità". Il destino, il gioco delle circostanze e degli imprevisti, le vicende della vita individuale e di quella collettiva, tutto viene ridotto al risultato di un'unica trama e di una Macchinazione Universale. Dove, appunto, chi ti aggredisce per le tue opinioni non viene sfiorato dall'idea che si possa "pensare liberamente quel cazzo che voglio senza che nessuno me lo ordini"; e senza che si debba essere "servi o pagati". Davanti a quello sfogo invero toccante di Travaglio si trasecola. L'abusata immagine dell'apprendista stregone risulta inneficace davanti a una simile inaudita innocenza (sì, innocenza senza virgolette). Viene da pensare, ma seriamente, che Travaglio non si renda conto fino in fondo di ciò che dice e di ciò che fa. Certo, si può pensare che siamo in presenza del candore del boia ("io faccio solo il mio mestiere"), ma sono orientato piuttosto a immaginare che si tratti della stupefatta e stupefacente inconsapevolezza del bimbo che butta il gatto dalla finestra (e siamo al quinto piano).

il Foglio 27 marzo 2013

Share/Save/Bookmark
Commenti (6)
  • Barbara  - meditate gente, meditate!
    Tié, prima del concorso studiati questo
    Bacioni
  • Daniela
    Tié, prima del concorso studiati questo!
    Bacioni
  • Maurizio Lo Monaco  - boomerang
    Articolo perfetto linguaggio forbitissimo con chiaro back-ground culturale certificato,quasi completamente privo di errori grammaticali(fatta eccezione per "inneficace" scusi prof. ma si scrive INEFFICACE)e la N e la F non sono proprio accanto sulla tastiera, ma non è su questo che volevo polemizzare, si perchè è una polemica gratuita lo ammetto! ma il concetto che comunque chiaramente, esprime il sig. Luigi Minchioni (ops errore grammaticale) che in maniera erudita esprime la sua opinione mostra come certo tipo di giornalettismo radicalchic possa allontanare i lettori da alcune testate. Testate che ti darei urlandoti "cretino ma non vedi che quello che dici torna indietro come 1 BOOMERANG."
  • bertox  - insostenibile
    L'insostenibile pesantezza dell'essere ... sempre un gradino sopra gli altri.
    Scremato dalle teorizzazioni cervellotiche sul Bene e il Male è un attacco di bassa lega a un giornalista che da fastidio per la sua indipendenza. Io sto con Travaglio.
  • Emilio Forte  - Io
    sto con il prof. Manconi.
  • gavino  - e quello ti meriti...Emilio forte
    ...e così che rispose il ns Enologo, in riunione, discutendo sul messaggio promozionale del ns vino (V,Azienda Salentina anni '90), che il Ns amm. Delegato, promuoveva, col volto dell' allora capitano fiorentino Giancarlo A., e che così lo presentava..'' Io bevo vino V......,'' e la risposta fu secca..e quello ti meriti................caro Emilio ti scrivo, così ti distraggo un pò
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.