Le Ipocrisie cattoliche sull’aborto
Luigi Manconi
Lavoro ai fianchi
Umberto Bossi: “No alla famiglia trasversale” (sabato 20 marzo 2010). Siamo sicuri che il leader leghista non volesse dire piuttosto “sesso trasversale”? Ovvero quella roba là che si fa in due, o anche più, a letto (ma pure, che so, in ascensore?) e che prevede che le gambe, le mani, e tutti gli altri arti e organi e sporgenze e rilievi vari, vadano da una parte o dall’altra, e si intreccino e si confondano e si ingarbuglino.
Così da realizzare combinazioni e amplessi, congiunzioni e incroci i più acrobatici: e, appunto, “trasversali”. Ah, ecco, forse è questa la famiglia (e il sesso) trasversale di cui ha parlato Bossi davanti a “oltre un milione” (o 150.000: comunque troppi) accorsi in piazza San Giovanni. Solo che, dopo un tale sforzo di ermeneutica, apprendiamo dalle parole dello stesso Bossi che quella arrapante “famiglia trasversale” è diventata, nel frattempo, una più rassicurante e rispettabile “famiglia orizzontale” (Corriere della Sera 24 marzo 2010).
***
Che imbarazzo a sentire le parole del cardinale Bagnasco sul voto per le regionali. Lo dico con disagio perché mai (prego, controllare) ho criticato la “ingerenza” della chiesa negli affari interni dello Stato italiano. E mai (prego, controllare) ho negato la rilevanza pubblica del fatto religioso. Ma qui siamo oltre. Il presidente della Cei, dopo una sofisticata analisi (per certi versi condivisibile) sui rischi di una “invisibilità sociale” dell’aborto, la butta in politica: “sarà bene che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale sia locale e quindi regionale”. E se a qualcuno rimaneva un dubbio, ecco l’interpretazione autentica. Il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, scrive: “Sono in lizza candidati protagonisti di un’ostentata militanza abortista: Emma Bonino”. Il giorno dopo, un comunicato dei vescovi liguri  sembra costituire una sorta di “rettifica”: tra i valori non negoziabili oltre che “l’indisponibilità della vita dal concepimento fino alla morte naturale” vi sono – tra gli altri – “il diritto al lavoro” e “l’accoglienza verso gli immigrati”. Più che un maggior equilibrio, ne consegue una grottesca confusione. Il cattolico molto, ma molto solidale si potrebbe orientare a votare per il centrosinistra, mentre il cattolico molto, ma molto antiabortista sarebbe portato a scegliere il centrodestra: tutti e due straconvinti di fare ciò che dice la Cei (oppure, ma in fondo è lo stesso, straconvinti di fare ciò che meglio credono). Se ne dev’essere accorto monsignor Rino Fisichella, il prelato più chic che ci sia, che ha subito ristabilito la corretta gerarchia dei valori non negoziabili. E ha spiegato che “non possono essere messi alla stessa stregua il principio fondativo della difesa e della promozione della vita umana innocente con quello della solidarietà con i più poveri, semplicemente perché questo è una derivazione del primo” (Giornale di ieri). Monsignor Fisichella è competente di teologia e di dialettica tanto da sapere che il suo ragionamento è davvero gracile. Questo il cuore della questione: la politica dei respingimenti, che determina la morte in mare di tanti migranti, costituisce una lesione di quel “principio derivato” che sarebbe la “solidarietà con i più poveri” oppure è la negazione assoluta del “principio fondativo della difesa della vita umana”? E dunque – se il rapporto tra valori non negoziabili e voto fosse nei termini indicati da Bagnasco e Fisichella -  il cattolico che vota Lega  attenterebbe alla “difesa della vita umana” quanto il cattolico che vota Emma Bonino. In realtà la relazione tra opzioni morali e scelte politico-elettorali è assai più complessa. Se così non fosse, dalla dichiarazione della Cei dovrebbe derivare una conseguenza ineludibile. Ovvero, quanti si dichiarano anti abortisti dovrebbero, da subito, presentare alle Camere disegni di legge e promuovere referendum popolari per abrogare la legge 194. Non mi sembra che qualcuno abbia intenzione di farlo. Che aspettano? Se non lo faranno, vorrà dire – secondo la logica della Cei – che sono favorevoli all’aborto quanto Emma Bonino. O meglio assai più della Bonino, dal momento che quest’ultima, unitamente a gran parte della sinistra, si batté contro l’aborto nell’unico modo intelligente ed efficace possibile. Ovvero attraverso la legalizzazione (e la conseguente drastica riduzione degli aborti stessi). Tutto il resto è ipocrisia: e non la bella e santa “dissimulazione onesta”, non la sensibile e vereconda ipocrisia che omaggia la virtù: qui c’è solo la più torva e piccina meschinità dei baciapile, come in un film in bianco e nero di Robert Bresson.
l'Unita, 26 marzo 2010
Share/Save/Bookmark
Commenti (0)
Commenta
I tuoi dettagli:
Commento:
Security
Inserisci il codice anti-spam che vedi nell'immagine.