«Carceri-bomba: intervenite subito o vi denunceremo»
Eleonora Martini
il Manifesto 17 luglio 2010
Proviamo a immaginare: fuori ci sono 35-37 gradi all'ombra; siete rinchiusi insieme ad altre due persone per venti ore al giorno in una stanza lunga tre metri e larga due, senza finestre, con un piccolo bagno attiguo privo di porta dove però è situata l'unica finestra dello spazio a vostra disposizione.
Peccato che su quell'unica apertura verso l'esterno batta continuamente il solo e sia fissata una grata talmente fitta da non lasciar passare nemmeno un refolo di vento. La porta della stanza è pesante, spesso chiusa, e dà su un corridio anch'esso privo di finestre. Non siamo in Afghanistan, ma in Italia. E da noi non la chiamano nemmeno tortura.
Succede nella stragrande maggioranza dei carceri italiani. Per fare solo un esempio, celle di questo genere esistono nella Casa circondariale di Pistoria, dove dovrebbero essere recluse 74 persone e ce ne sono invece 140. E non è di certo la peggiore. Se d'inverno le carceri italiane rappresentano un esempio di illegalità e di violazione dei diritti umani, d'estate diventano un serissimo problema igienico-sanitario. L'habitat perfetto per ogni tipo di infermità fisica e mentale. Per questo le associazioni «A buon diritto» e «Antigone» (supportate dal settimanale Carta), dopo aver visitato dall'inizio di giugno una quindicina di carceri del centro-nord insieme a rappresentanti delle istituzioni locali , hanno deciso di dare mandato ad un avvocato (Arturo Salerni, del foro di Roma) per un esposto contro sindaci, assessori regionali alla salute, dirigenti delle Asl e direttori dei carceri perché intervengano immediatamente ad ispezionare le celle, e a chiudere eventualmente i reparti insalubri. «Avendo riscontrato in molti casi condizioni igieniche assolutamente non accettabili - spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone - abbiamo avvisato le autorità competenti che se non interverranno entro 30 giorni, presenteremo denuncia penale».
Nella Casa circondariale di Napoli Poggioreale (il carcere più a Sud inserito in questo monitoraggio da «Antigone» e «A buon diritto») ci dovrebbero essere 1.357 detenuti; ce ne sono invece 2.710. «In alcune celle - si legge nel dossier presentato dalle associazioni - si arriva a 12-14 detenuti, con i letti a castello impilati per tre e un solo bagno interno alla cella. Nonostante le temperature altissime delle celle, il blindato viene chiuso di notte e aperto alle 6 del mattino».
Un anno fa la Corte Ue dei Diritti umani aveva condannato l'Italia per aver detenuto persone in meno di tre metri quadri, violando così l'articolo 3 della Convenzione europea che vieta la tortura e i trattamenti inumani e degradanti. E il Consiglio d'Europa ha stabilito che necessitano almeno 7 metri quadri a persona. Risale, poi, ormai quasi a dieci anni fa l'entrata in vigore del Regolamento penitenziario per migliorare le condizioni di vita dei detenuti. «Oggi la situazione è peggiore di allora - spiegano le associazioni - In cinque anni era fissato il termine per adeguare le carceri ad alcuni parametri strutturali. Che ci fosse l'acqua calda, per fare solo un esempio. Ne sono passati dieci, di anni, e quasi ovunque gli edifici sono ancora fuori legge. Noi ci riteniamo da oggi in vertenza contro le istituzioni. Utilizzeremo ogni strumento legale a disposizione per far sì che lo Stato paghi il prezzo della propria illegalità».
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