Biotestamento, duemila italiani lo hanno già
MARIA NOVELLA DE LUCA
CONSAPEVOLI, decisi. Informati sulle possibilità e i limiti della
Scienza. In quella fascia d' età in cui si guarda al dopo e ci si
interroga. Con la paura di perdere lucidità, dignità, autonomia.
Oltre duemila italiani, esattamente 2053, nei giorni più duri del
caso Englaro, mentre il Parlamento si affannava a varare una legge
oggi incagliata alla Camera, hanno deciso di scrivere il proprio
testamento biologico. Grazie all' iniziativa di due associazioni, "A
buon diritto" presieduta da Luigi Manconi, e "Luca Coscioni", che
hanno messo a disposizione sui loro siti i moduli delle
"Dichiarazioni anticipate di trattamento", in centinaia hanno
indicato nel dettaglio come vorrebbero continuare a vivere, o morire
invece con dignità.I risultati sono sorprendenti per la loro
precisione, e per l' informazione che sottendono, come se il grande
dibattito bioetico, così difficile nelle aule parlamentari, fosse
invece già concreto e reale nella vita delle persone.Eccolo dunque
il ritratto di questa avanguardia che ha già compilato il proprio
testamento biologico. Sono in maggioranza donne (il 55,72% contro il
44,28% di uomini) in un' età compresa trai 50ei 70 anni,e vivono per
lo più nelle regioni del Centro-Nord. Scelgono di sapere e di sapere
tutto. Spezzando così una radicata prassi per cui al malato è meglio
nascondere la propria situazione, soprattutto se questa è seria. L'
87% dei firmatari dei biotestamenti afferma infatti di voler «essere
informato sul proprio stato di salute e sulle aspettative di vita,
anche in presenza di malattie non guaribili». Ancora più netta è la
scelta sull' alimentazione e l' idratazione in presenza di «malattia
allo stadio terminale o stato permanente di incoscienza». Il 98,73%,
cioè la totalità, respinge entrambi i trattamenti. Respinge cioè il
cardine della legge sul biotestamento approvata nel marzo scorso al
Senato, che ritiene invece obbligatorie l' alimentazione e l'
idratazione artificiale. Un punto delicato. E infatti la paura che
le proprie dichiarazioni non vengano eseguite deve essere forte se
nei formulari il 93,81% sceglie comunque di nominare un fiduciario
«che si impegni a garantire il rispetto delle volontà espresse nel
testamento». Molto chiara anche la decisione sulla sospensione o
meno delle cure. L' 86% ha indicato che queste siano interrotte «se
il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza
senza possibilità di recupero». Ciò che emerge dalla lettura di
questi moduli (ma la raccolta è appena iniziata) è una distanza
siderale tra le scelte dei cittadini e la legge in discussione. Una
legge nata sull' onda emotiva della tragedia di Eluana Englaro, per
fermare la sentenza che avrebbe permesso ai medici di staccare il
sondino alla giovane donna in stato vegetativo da 17 anni. Le cose
sono poi andate diversamente, Eluana è morta prima che la legge
venisse approvata. Il divario però resta netto. Perché dice che gli
italiani vogliono l' autodeterminazione. Sul proprio corpo, sulla
propria salute e sulla propria morte.
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