Nelle carceri l'incertezza uccide
articolo - italia - - - La Stampa - Luigi Manconi - Rassegna Stampa A Buon Diritto
[17/12/02] Venerdì scorso, Dino Duchini, detenuto a san Vittore, si è rivolto al Presidente della Camera e al ministro della Giustizia, in visita a quel carcere, con le seguenti parole: «Che sia messa la parola fine al crudele dibattito sull'indulto. Credeteci: l'incertezza uccide. Non è una metafora: uccide nel senso letterale del termine». No, non è affatto una metafora. Lo dicono i dati: in carcere ci si ammazza diciannove volte più di quanto ci si ammazza fuori. E - attenzione - il trimestre ottobre-novembre-dicembre del 2000 è quello che ha registrato il maggior numero di suicidi in carcere, sia in termini assoluti sia in termini percentuali (nonostante l'ulteriore crescita nel corso dei dodici mesi successivi). Fatte salve l'unicità e l'indecifrabilità delle motivazioni che determinano la decisione di togliersi la vita, c'è una possibile interpretazione di quel particolare incremento, ed è questa: le speranze alimentate dalle parole del pontefice e delle gerarchie ecclesiastiche e il dibattito sviluppatosi in sede pubblico-politica crearono, due anni fa, un intenso clima d'attesa. La mancata approvazione di un «segno di clemenza» ha mortificato quell'attesa e l'aspettativa delusa si è rivolta contro chi aveva investito in essa (i detenuti, appunto), traducendosi in un meccanismo autodistruttivo: atti di autolesionismo e suicidi. Non si parli, dunque, di indulto. Lo si approvi in tempi brevi, come vogliono ragione e umanità. Luigi Manconi presidente di A Buon Diritto Associazione per le libertà
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