11 dicembre 2009
l’udienza per l'opposizione alla richiesta di archiviazione per l'accusa di omicidio di Aldo Bianzino
Luigi Manconi Oggi, a Perugia, si terrà l’udienza per l'opposizione alla richiesta di archiviazione per l'accusa di omicidio di Aldo Bianzino a opera di ignoti. Se fosse decisa l’archiviazione, quella di Aldo Bianzino rientrerebbe definitivamente tra le morti le cui cause restano “da accertare”.
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In questo stato
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I nostri governanti: Fini: "Stranieri diversi? Stronzo chi lo pensa" 21 novembre 2009 «Ci sarebbero i suicidi anche se mettessimo i detenuti in un hotel a cinque stelle…». Ignazio La Russa 19 novembre 2009 Di carcere si continua a morire
Luigi Manconi Con la morte di un detenuto di 47 anni avvenuta nel carcere di Tolmezzo sabato scorso, salgono a 64 i suicidi registrati nelle carceri italiane nel solo 2009. È il numero più alto registrato a partire dal 1990 (solo nel 2001, ma nel corso di dodici mesi, il numero fu simile). Detenuto rischia di morireIndagare a fondo sul Pertini Luigi Manconi Fin da quando, lunedì 26 ottobre, denunciai pubblicamente le circostanze della morte di Stefano Cucchi, segnalai due elementi. Il primo: il giovane romano aveva subito gravi violenze; il secondo: nei suoi confronti era stato attuato un vero e proprio abbandono terapeutico da parte della struttura sanitaria che lo ospitava. Gli avvisi di garanzia, inviati dalla procura, confermano pienamente quanto detto oltre due settimane fa. In particolare, allo stato dei fatti e di una documentazione clinica inequivocabile, si può affermare che il trattamento ricevuto da Cucchi nel reparto detentivo dell'ospedale Pertini è stato, non solo deontologicamente disumano, ma anche penalmente sanzionabile. La magistratura dovrà ora procedere, ma il discorso non si ferma qui. Molte segnalazioni da me ricevute e altrettante denunce circostanziate convergono nel far ritenere che il reparto detentivo del Pertini non è una struttura sanitaria protetta, bensì una pessima galera, gestita con criteri che ben poco hanno di terapeutico ma che, piuttosto, sembrano ispirati a una logica solo ed esclusivamente di controllo autoritario. Si deve indagare a fondo, pertanto, sul quel reparto detentivo, sulle sue spaventose carenze e sulla sua gestione irresponsabile. Per accertare se altre vicende come quella di Cucchi siano già avvenute in passato e per evitare che altre avvengano in futuro. Luigi Manconi presidente di A Buon Diritto già Sottosegretario alla Giustizia: Un sistema malato su cui indagare
Luigi Manconi Seguite, passo dopo passo, oltraggio dopo oltraggio, il calvario di Stefano Cucchi; Il caso Cucchi è politica, caro Pd
Luigi Manconi Caro Segretario Bersani, cara presidente Bindi, come membro dell’Assemblea nazionale del Pd ho ascoltato con attenzione e piena condivisione le vostre relazioni e i vostri interventi di sabato scorso. Pubblichiamo l’intera documentazione clinica su Stefano Cucchi, a partire dal referto del medico del 118 delle ore 5.30 del 16 ottobre, fino ai diari sanitari del reparto detentivo del Pertini e al certificato di morte del 22 ottobre. Lo facciamo col consenso scritto ed esplicito dei familiari di Stefano, dopo aver trasmesso il materiale alla Procura della Repubblica di Roma e aver informato della nostra iniziativa l’Autorità garante della privacy. Abbiamo deciso questo passo perché da questa documentazione emerge come una moltitudine di operatori della polizia giudiziaria, del personale amministrativo e delle strutture sanitarie, abbiano assistito – inerti quando non complici – al declino fisico di Stefano Cucchi e fino alla morte. Ed emergono, con cruda evidenza, le contraddizioni, ma anche le vere e proprie manipolazioni ai danni di Stefano Cucchi e dell’accertamento della verità. E risulta soprattutto che Stefano decide di non nutrirsi e di non assumere liquidi – causa della morte, secondo i sanitari – “fino a quando non avrà parlato con il proprio avvocato” (così è scritto di pugno di un medico). Non gli fu consentito. Quella notazione è una sorta di confessione del delitto da parte di chi non ha saputo o voluto impedirlo. Balza agli occhi, in altre parole, che sulla morte di Stefano Cucchi non c’è alcun “mistero”: in quella documentazione c’è tutto. Il caso di Stefano Cucchi è diventato occasione di una riflessione pubblica sul nostro sistema di giustizia e sulle nostre strutture penitenziarie. Non solo in Italia. Ho ricevuto una richiesta d’informazioni da parte dell’ufficio londinese di Amnesty International intenzionata a condurre una propria inchiesta indipendente sulla vicenda. (Abbiamo “cancellato” dalla documentazione nomi e cognomi del personale responsabile e alcune informazioni private su Stefano Cucchi, in nessun modo significative ai fini dell’accertamento della verità). |