Politicamente correttissimo
Corpi del reato Luigi Manconi Così misera è l’ideologia egemone che un purissimo atto d’amore, quale quello di Susanna Maiolo, è stato presentato come espressione del “clima d’odio” oggi dominante nel paese. Eppure è chiaro che si è trattato di un messaggio del cuore e che la donna voleva “toccare” il Papa (“toccare la sua veste!”, come nella letteratura devozionale più ardente) perché “pazza di Dio”.
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Idea! Sciopero degli immigrati?
PARLIAMONE SE GLI IMMIGRATI DI MILANO DOVESSERO SCIOPERARE Finora, almeno nei primi due giorni, si deve in buona parte a loro persino il fatturato dei saldi: la fetta più grossa di quelli che stanno spendendo soldi a Milano è fatta di stranieri. Manconi ad Alfano: 10 mila detenuti in più nel 2010
Signor ministro della Giustizia, l'annus horribilis del sistema penitenziario si va concludendo nel modo peggiore. E più tragico. Le cifre del disastro, ormai sufficientemente note, rappresentano altrettanti picchi di uno stato di perenne emergenza e danno la misura di una istituzione al collasso. Due dati colpiscono in particolare. L'elevatissimo numero delle morti in carcere, dovute, in percentuale rilevante, a “cause da accertare”. L'altissimo numero di quanti si tolgono la vita: 71 (le statistiche ufficiali indicano una cifra minore ed è un segno ulteriore dell'opacità del sistema). 23 dicembre 2009 :
* Il 70° detenuto suicida è morto proclamandosi innocente… e se lo fosse stato davvero? * Rebibbia, si suicida killer dei Mazzarella * Immigrati, tensione al Cie di Ponte Galeria 22 dicembre 2009
Un altro suicidio misterioso? Luigi Manconi: “Alfonsina Toriello: ‘Pesava poco più di quaranta chili, aveva quasi certamente un tumore, ma veniva solo imbottito di psicofarmaci e non prendeva più le medicine per la cirrosi epatica. Non si reggeva in piedi: qualcuno deve spiegarmi come sia possibile che in quelle condizioni sia riuscito ad arrampicarsi alla grata e legarsi quella cinta al collo’. Se questo ultimo suicidio viene considerato ‘misterioso’ dalla sorella di Marco Toriello, che si è tolto la vita tre giorni fa nel carcere di Salerno, è a causa della soffocante e crescente opacità del sistema penitenziario, dove domina ormai un regime di omissione di soccorso e di frequente abbandono terapeutico. Analogamente a quanto accaduto nel carcere di Teramo, abbandonato dagli uomini e da Dio, ‘nemmeno un prete per chiacchierare’: anche il cappellano manca da molti mesi. Per questo appare ancora più indecente il sospiro di sollievo, che si avverte in alcuni ambienti dell’amministrazione e dei sindacati della polizia penitenziaria, per il fatto che Uzoma Emeka, detenuto nigeriano, sia morto ‘solo’ per tumore cerebrale. Dunque, la sua morte non è immediatamente collegabile al fatto di essere stato tra i testimoni del pestaggio avvenuto in quel carcere alcune settimane fa, per il quale il comandante è stato sospeso dall’incarico. Il risultato dell’autopsia rischia, così, di far dimenticare due circostanze altrettanto inquietanti: 1) il malore che ha portato alla morte del detenuto era stato preceduto, due giorni prima, da un altro grave episodio, al quale non aveva fatto seguito alcun provvedimento sanitario né alcuna forma di assistenza specialistica; 2) dopo il malore del venerdì mattina, alle 8.30, si sono aspettate molte ore (4 o 5) prima di disporre il ricovero in ospedale. Si è avuta cosi la 172esima morte in carcere nel corso degli ultimi 12 mesi; e lo stesso giorno si è registrato il 69esimo suicidio del 2009 (sempre che anche quest’ultimo non sia ‘misterioso’). È il numero più alto di suicidi (eguagliato solo nel 2001) degli ultimi due decenni: e si ricordi che in carcere ci si toglie la vita 17-18 volte più di quanto si faccia fuori dal carcere. Su tutto ciò il silenzio del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, risulta assordante e tragicamente bizzarro. Immaginiamo che sia in tutt’altre faccende affaccendato o che, esausto per l’eccessivo carico di lavoro, abbia deciso di godersi in anticipo le ferie natalizie. Gli auguro tanta, tanta, serenità.” Una morte sospetta nel carcere degli abusi
Luigi Manconi:
“Da informazioni giunte ad A Buon Diritto, il detenuto Uzoma Emeka, considerato uno dei testimoni del “massacro” avvenuto nel carcere di Teramo, sarebbe morto a causa di un tumore al cervello. Se questa diagnosi venisse avvalorata dall’autopsia prevista per le prossime ore, si avrebbe la conferma del grave stato di “abbandono terapeutico” nel quale versava Uzoma e nel quale versa l’intero sistema penitenziario italiano. Infatti, 48 ore prima del malore che ha portato infine Uzoma Emeka – con colpevole e gravissimo ritardo – al ricovero in ospedale, il detenuto già si era sentito molto male. Dunque, i segnali di una condizione particolarmente compromessa – in un soggetto tossicodipendente e depresso – erano già tutti riconoscibili. Ma il carcere di Teramo è, sotto tutti i profili, un autentico disastro. Mi auguro che il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che da settimane non risponde alle interrogazioni del deputato Rita Bernardini su quell’istituto penitenziario, trovi finalmente il tempo per fornire qualche spiegazione.”
“Forse è vero che il carcere di Teramo, come scrive oggi un grande quotidiano, nasconde dei “misteri”. Non sappiamo, ma in ogni caso è certo che a Teramo si è verificato l’ennesimo caso di “abbandono terapeutico”, se è vero che un detenuto nigeriano, Uzoma Emeka, sentitosi male alle 8.30 è stato ricoverato in ospedale quasi cinque ore dopo. Ora, va da sé, si parla di “morte per cause naturali”: ma sappiamo che oltre il 50% dei decessi in cella è classificato come dovuto a “cause da accertare”. Autolesionismo, abusi, morti improvvise, overdose presentate come suicidi, suicidi presentati come overdose, mancato aiuto, assistenza negata, è un vero e proprio regime di omissione di soccorso quello che governa il sistema penitenziario italiano. Sullo sfondo di questo tragico avvenimento, l’ultimo di una lunga teoria di morti o inspiegate o sospette, c’è la vicenda del “negro ha visto tutto”, del “massacro” involontariamente confessato, dei testimoni che esitano a parlare. Forse non ci sono “misteri” nel carcere di Teramo, ma certamente c’è un bubbone che va eliminato.” Un primo piccolo successo contro il reato di clandestinità
“Oggi il Giudice di pace di Agrigento, competente a giudicare gli immigrati imputati del reato di clandestinità, che sbarcano sulle coste della Sicilia, ha accolto le diverse eccezioni di costituzionalità sollevate dall’ Avvocato Ernesto Maria Ruffini e dall’avvocato Danika La Loggia per conto dell’associazione A Buon Diritto. In particolare, secondo il giudice, la norma presenta profili di incostituzionalità per la sua irragionevolezza e per la lesione del principio di uguaglianza previsto dall’art. 3 della Costituzione e delle norme internazionali sulla tutela dello straniero. Si tratta di un primo, circoscritto ma assi importante, risultato positivo per arrivare alla pronuncia di incostituzionalità di una legge che lede un diritto fondamentale della persona.” |