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Sciopero della fame a Rebibbia per l'indultino e contro i tagli alla sanitą penitenziaria

articolo - italia - - - L'Unitą - - Diritti e Giustizia

[30/07/03]

È cominciato oggi con lo sciopero del vitto e dei lavoranti la tre giorni di protesta pacifica dei 1.500 detenuti del carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso per «un reale provvedimento di indulto», per «profonde riforme del sistema penitenziario», tra le quali il passaggio della sanità penitenziaria al servizio sanitario nazionale. Lo ha reso noto l'associazione culturale «Papillon-Rebibbia», che ha ribadito il suo auspicio per «l'immediato ritorno in libertà del nostro amico Adriano Sofri».

Il portavoce dell'associazione, Vittorio Antonini, ha detto che in mattinata hanno visitato il carcere alcuni parlamentari, tra i quali Francesco Carboni (Ds) Giovanni Russo Spena, Elettra Deiana a Graziella Mascia di Rifondazione Comunista e il capogruppo di Prc in consiglio regionale del Lazio Salvatore Bonadonna. Papillon ha chiesto a tutti i gruppi parlamentari di visitare il carcere per vedere le condizioni dei detenuti. In particolare Carboni, ha riferito Antonini, ha visitato il reparto G14, l'infermeria del carcere, dove, ha detto Antonini, «sono ricoverati alcuni detenuti in condizioni gravissime ma ai quali la magistratura di sorveglianza non dà il permesso di essere ricoverati in ospedale».

«La situazione è peggiorata su tutti i fronti», hanno detto gli esponenti del Prc, secondo i quali «i tagli operati dal governo alla spesa sanitaria e a quella relativa agli istituti penitenziari si stanno facendo sentire pesantemente anche nel carcere di Rebibbia». Gli esponenti del Prc hanno aggiunto che nel penitenziario romano «ultimamente viene registrato un inasprimento delle misure di sicurezza. Ci sono celle che vengono chiuse dalle 2 del pomeriggio fino alle 8 del mattino seguente. Così come risultano altri tipi di restrizione che vanno dai tagli alle ore lavorative per i detenuti lavoranti alla abolizione dell'Area Verde semestrale di domenica».

Inoltre, sempre secondo Russo Spena, Deiana, Mascia e Bonadonna, «la carenza di personale per l'assistenza sanitaria e psicologica è cronica: diversi decessi e anche suicidi potevano essere evitati se si fosse dato a quei detenuti il dovuto supporto. La situazione sta diventando sempre più preoccupante e il rischio che diventi insostenibile è reale e serio». Nell'esprimere «piena solidarietà» alla protesta dei detenuti, gli esponenti del Prc hanno ribadito che quanto il governo e le istituzioni stanno facendo per il sistema penitenziario e per i detenuti stessi è assolutamente insufficiente. Con loro, quindi, torniamo a chiedere indulto generalizzato di 3 anni, passaggio della sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, riforma del codice penale a partire dall'abolizione dell'ergastolo e dalla depenalizzazione dei reati minori, abolizione delle prescrizioni del 41bis, aumento della liberazione anticipata a 120 giorni e delle misure alternative al carcere».

«Servono urgentemente - hanno concluso i rappresentanti di Rifondazione - riforme sostanziali e serie che nulla hanno a che vedere con la proposta di "indultino" attualmente all'esame del Parlamento che, così come è stata trasformata, risulta assolutamente insoddisfacente e privo di effetti sostanziali».

Anche Adriano Sofri ha deciso di partecipare allo sciopero della fame proclamato però dai radicali per sollecitare il Parlamento ad approvare l'indultino.


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