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Pena di morte, l'Italia scarica la moratoria internazionale

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[07/11/03]

«Fallimento», dice Sergio D’Elia di Nessuno tocchi Caino. Non ci sono molte altre parole per definire il voto della maggioranza di centrodestra che, giovedì, alla Camera, ha approvato una mozione che «invita» il nostro esecutivo a continuare a premere per una moratoria internazionale delle pene di morte. L’avevano promesso come «fiore all’occhiello» del semestre italiano di presidenza Ue e invece, con il voto di giovedì, alla prossima assemblea delle Nazioni Unite, l’Italia non presenterà alcuna mozione per richiedere una moratoria internazionale delle pene di morte.

«Una sola parola - continua a ripetere Sergio D’Elia -: fallimento». La mozione votata dalla maggioranza è molto generica e si limita a ricordare al governo a impegnarsi sulla strada della moratoria, «nonostante l’accertata attuale mancanza di consenso a livello europeo».

Le quattro richieste dell’opposizione sono state tutte respinte dall’Aula visto che chiedevano, nero su bianco, che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, presentasse una richiesta ufficiale di moratoria. Ma la maggioranza ha preferito nascondersi dietro il politichese, invitando Palazzo Chigi «a continuare in ogni sede l’intensa azione diplomatica e politica per pervenire a una abolizione universale della pena di morte e per far maturare fra i “partners” europei e nella intera “membership” delle Nazioni Unite il consenso per un forte pronunciamento dell’Onu in favore di una moratoria generalizzata delle esecuzioni capitali».

Le reazioni del centrosinistra sono state durissime. «Il Governo - hanno dichiarato i deputati Ds Valerio Calzolaio e Fabrizio Vigni - rompe l’antica unità del Parlamento italiano in materia di pena di morte. E il ministro Frattini non era nemmeno in Aula. Nessun ministro del governo Berlusconi era in Aula».

Sergio D’Elia, in un’intervista a l’Unità di domenica scorsa, aveva accusato il governo italiano di «voler esser più realista del re»: Stati Uniti e Cina sono in testa alla macabra classifica mondiale delle esecuzioni capitali e il dietrofront della maggioranza di centrodestra è arrivato proprio durante la visita di Berlusconi a Pechino.

Più realisti del re, dunque? «Ma il presidente del Consiglio - hanno ribattuto Calzolaio e Vigni - aveva assunto un impegno, fallito, davanti all’Europarlamento il 2 luglio: disse “mi farò premura di portare all’Assemblea dell’Onu di settembre questa richiesta”».

Per l’esecutivo di Berlusconi, i tempi non sarebbero pronti - né per l’Europa né per l’Onu - di una moratoria internazionale contro la pena di morte. A sconfessare tale idea, però, sono i dati forniti da Nessuno tocchi Caino che segnalano come, per quanto riguarda la moratoria, «la presidenza italiana dell’Ue non ha fatto altro che alimentare il dissenso» sulla questione, visto che «a luglio l’Italia poteva registrare solo sei paesi europei contrari all’iniziativa: in poche settimane - prosegue D’Elia - il governo è riuscito nel miracolo di averli contro tutti e 15».

Ma c’è di più. Gli Stati Uniti, in questi ultimi mesi, si sono mostrati possibilisti su una moratoria che, nei fatti, sospenda le pene capitali senza, però, cancellarle.

La mozione anti-moratoria della maggioranza è arrivata proprio nel giorno in cui, dal Vietnam al Ciad, arrivavano notizie di altre esecuzioni capitali. Sono notizie di ogni giorno: a Saigon, migliaia di persone hanno assistito alla pubblica esecuzione di quattro uomini e una donna (accusati di traffico di droga e di omicidio) e a N’Djamena, capitale del Ciad, altre sette persone sono state fucilate.

Dura la critica del presidente di Nessuno tocchi Caino, il radicale Marco Pannella, alla via scelta dall’esecutivo. «Pur comprendendo quanto sia difficile seguire il comportamento del governo in questa occasione - ha detto Pannella - non possiamo non esprimere il nostro vivo rammarico per il voto apparentemente così compatto della Camera». Pannella ringrazia l’opposizione di «essere stato fedeli alle convinzioni che hanno affermato».

Il capogruppo Ds nella Commissione Diritti Umani del Senato, Nuccio Iovene, ha scritto al presidente della Commissione, Enrico Pianetta, affinché convochi urgentemente il governo sulla questione pena di morte.


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