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Immigrati scontro sulle impronte la schedatura arriva in aula

La legge Bossi-Fini lunedì all'esame di Montecitorio. Rutelli: non deve essere una norma anti-stranieri. Castelli: gli extracomunitari devono scontare la pena in patria

articolo - italia - - La Repubblica - - Diritti e Giustizia

[11/05/02] ROMA - Nessun passo indietro, la Casa delle Libertà e il governo intendono introdurre le impronte digitali per tutti gli immigrati. Più che mai determinata, Isabella Bertolini, relatrice forzista della legge Fini-Bossi sull[b4]immigrazione, che sarà discussa nell[b4]aula di Montecitorio lunedì, lima ieri i punti essenziali. Tra questi, impronte e contratto di lavoro se si vuole essere accolti in Italia (quando si perde il lavoro, sei mesi di tempo per tornare a casa propria); un commissario ad hoc che coordini le politiche sull[b4]immigrazione; navi militari anti clandestini. La contrapposizione tra i Poli è senza esclusione di colpi su tutte le questioni dell[b4]immigrazione: dall[b4]abolizione dello "sponsor" voluta soprattutto da Bossi al "tetto" per la sanatoria delle colf. Il vice premier Gianfranco Fini difende ad oltranza la legge che porta il suo nome: "Nessuno scandalo per le impronte digitali. Rutelli si accorge solo adesso della necessità di adottare criteri più rigidi contro i clandestini". Francesco Rutelli, leader della Margherita, replica che "le nuove norme sull[b4]immigrazione faranno acqua; questa legge non funzionerà". Sulla questione delle impronte digitali, osserva: "Impronte digitali per tutti, non siano uno strumento anti stranieri". Dal sindacato arriva la critica del leader della Cgil, Sergio Cofferati: "La Bossi-Fini è una pessima legge e non la condividiamo in alcun modo. Introduce elementi di divisione sul piano del diritto e delle dinamiche sociali; alimenta pulsioni negative che possono produrre solo danni. E prendere le impronte digitali a tutti gli immigrati è una cosa insensata e priva di razionalità". Ragioni che al contrario la destra individua benissimo. Piacciono le impronte digitali a Bossi e alla Lega che è stata la prima a chiederle; anche ad An. E Isabella Bertolini, scandendo le quattro righe della proposta sulle impronte digitali che leggerà tra qualche settimana in aula, ribadisce: "È un meccanismo a tutela della legalità e anche a garanzia degli immigrati. Lo straniero che chiede o rinnova il permesso di soggiorno è sottoposto ai rilievi fotodattiloscopici". Si vogliono prendere le impronte a tutti anche agli italiani? "Benissimo, si faccia la proposta in Parlamento e se ne discuta", aggiunge. Fuori dal coro nel centrodestra è il presidente dell[b4]Udc, Marco Follini: "Se si decide che le impronte digitali sono parte della carta di identità delle persone, questo deve valere per tutti, per gli immigrati e per i cittadini italiani. Sono contrario all[b4]idea che ci sia un confine che divide i cittadini italiani da quelli che vengono da altri paesi e che risiedono nel nostro". Sulle impronte digitali la Margherita ha presentato alla Camera un emendamento per prendere le impronte digitali ai clandestini e a chi non ha documenti in regola. Ma solo a loro. Norma già esistente ma facoltativa, la si vuole rendere obbligatoria. Al Senato, dove la legge sull[b4]immigrazione del governo Berlusconi è già passata in prima lettura, Renato Cambursano (Margherita) - eletto nel collegio di Porta Palazzo a Torino, una delle zone a più forte tensione per la massiccia immigrazione - aveva chiesto proprio le impronte digitali per tutti gli stranieri. Proposta bocciata. "Direi anzi, che il centrodestra mi "ha copiato". A chi dice che sarebbe una misura anticostituzionale, rispondo: allora meglio estenderla a tutti, piuttosto che non farla". Giampaolo Landi di An sottolinea che "il provvedimento non è discriminatorio, va nel senso di evitare falsi documenti". La Cdl ripete che l[b4]Europa va in questa direzione: le impronte si prendono agli stranieri e anche richiedenti asilo in Germania, in Francia, in Spagna. Casomai, se problemi ci saranno sono finanziario. La commissione Bilancio di Montecitorio ha raccomandato al governo di aumentare gli stanziamenti perché la legge costa. Alfredo Mantovano, sottosegretario all[b4]Interno e mediatore delle divisioni all[b4]interno della stessa coalizione di governo tra i "falchi" della Lega e i centristi, assicura: "Le impronte digitali? Si faranno, i soldi si troveranno".


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