«Permessi di soggiorno in nome di Dio»
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[12/11/03] Sono numerose le città che hanno accolto la proposta dei missionari comboniani di Castel Volturno di rilasciare il 15 novembre in modo simbolico un «Permesso di Soggiorno in Nome di Dio» agli stranieri. Prosegue infatti l'iniziativa a difesa degli immigrati e specialmente degli irregolari, che sono «facilmente vittima della criminalità organizzata»; e prosegue anche se si incontrano «pressioni e rifiuti da parte di alcune istituzioni». La critica è rivolta principalmente al governo, che «favorisce indirettamente l'illegalità costruendo attraverso la legge Bossi-Fini sbarramenti e complicazioni che impediscono la regolarizzazione degli immigrati» - ha sottolineato padre Giorgio Poletti. «In una società come la nostra con radici cristiane e che richiama spesso la sua cattolicità si pone una domanda: ma Dio da che parte sta? La lettura della Parola di Dio per i cristiani, per coloro che credono fa dire che Dio è dalla parte dei poveri, d'altronde Lui è un povero in suo Figlio Gesù». «Per chi non crede, poi si tratta di vedere che cosa vuol dire, perché molti dei cosiddetti credenti forse non lo sono proprio, mentre al contrario, c'è un richiamo alla nostra comune umanità, ai diritti fondamentali della persona ad un minimo di vita umana decente. Quindi questa iniziativa dei permessi di soggiorno `in Nome di Dio' trova accomunati in questa azione credenti e non credenti». «Il dio dei potenti, delle Istituzioni e delle gerarchie anche ecclesiastiche, il mondo dei privilegi può non trovarsi d'accordo, ma in questa occasione il Nome di Dio viene usato correttamente perché Dio non può abbandonare i suoi figli "nuovi schiavi" nella nostra società. Dio non può abbandonare il suo Figlio anche Lui povero. Dio prende le difese dei suoi figli immigrati, fa causa comune con loro».
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