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Il violento pensiero debole

articolo - italia - - Il Manifesto - Fabrizia Ramondino - Caso Sofri

[14/11/02]

Non sono esperta di filosofia come Gianni Vattimo. Pure ho qualche nozione sul «pensiero debole». Tre elementi lo caratterizzano: 1) il rifiuto della sistematicità, e quindi di ogni «pensiero unico»; 2) la rivendicazione dell'inconseguenza rispetto alla meccanica conseguenza; 3) la coltivazione del dubbio fecondo rispetto al passivo o attivo ossequio rivolto alla certezza mortifera. Un pensiero quindi, che se lo ho bene inteso e correttamente riassunto da scolaretta, condivido pienamente. Ora Gianni Vattimo, insieme ad altri filosofi, è un rappresentante proprio di quel «pensiero debole» - voce presente non solo nei dizionari specialistici, ma in ogni garzantina.

Invece Gianni Vattimo, nel suo articolo di qualche giorno fa apparso sull'Unità sul «caso Sofri», mi sembra in piena contraddizione con se stesso, non so se come uomo, ma certamente come filosofo. Chiede infatti ad Adriano Sofri di esprimere un «pensiero forte»: sistematico con il sistema politico italiano attuale, che spero sarà transitorio; conseguente rispetto alla sua conseguenza di carcerato esemplare; fisso in certezze esistenziali e politiche, abbandonata quindi quella etica del dubbio, che ormai, e da molti anni, ha fatto propria. Chiede cioè a un uomo, che è fisicamente, in gabbia di rafforzare le sbarre di quella sua gabbia con l'acciaio di un «pensiero forte». Mi viene subito in mente per associazione il nome di Stalin - che significa appunto acciaio - del quale per altro mai, nemmeno nella prima gioventù, Adriano Sofri è stato seguace.

Ludwig Wittgenstein, Hanna Harendt, Ingeborg Bachman, che di filosofia si intendevano, ci hanno sempre messo in guardia rispetto al pensiero consequenziale tanto in campo filosofico che esistenziale e politico. Ma soprattutto Simone Weil, fra loro la più passionale - nel senso etimologico della parola - che, pur avendo partecipato personalmente alla lotta contro il nazi-fascismo, rimase sempre sulla soglia rispetto agli altri -ismi di allora, filosofici, religiosi, politici, ben più gravi del nostro piccolo berluscon-ismo. Ma la sua soglia si apriva dinanzi ad ogni sofferente quale che fosse il suo-ismo, anche perché quella sua sofferenza lo apparentava alla maggior parte degli uomini, quelli che non sanno nemmeno cos'è un -ismo, o che, pur sapendolo, non possono permettersi di aderirvi.

Spero che Vattimo non mi risponda rimproverandomi la mia ignoranza in filosofia, perché di questa ignoranza sono ben consapevole. Ma, se lo vuole, che mi risponda solo in merito a questo: del carcere, in senso proprio e figurato, bisogna rafforzare o allentare le sbarre? Ad allentarne le sbarre si adopera fra le sbarre Adriano Sofri, battendosi per l'indulto, cosa che comunque non riguarda la sua situazione, lui infatti ne sarebbe escluso.

Mi chiedo perché quell'articolo è apparso sull'Unità, per di più accompagnato ieri da un intervento di Furio Colombo, che lo sostiene pienamente. A parte le polemiche su Berlusconi, sulla legge salva Previti detta Cirami - personaggi e leggi che mi sono radicalmente invisi - il motivo a mio avviso è semplice: non esiste la sinistra, ma le sinistre, così come non esiste la destra, ma le destre, così come non esistono l'uomo di Montaigne o quello dell'Illuminismo, ma solo i singoli uomini. La battaglia per Sofri, dopo le incriminazioni, i vari processi, la condanna definitiva, la richiesta di grazia al capo dello Stato, io l'ho combattuta fin dall'inizio accompagnata fra i tanti da una persona che non conosco e che mi è invisa politicamente, come Giuliano Ferrara, e da un'altra, che invece conosco e che mi è vicina culturalmente e politicamente, come Carlo Ginzburg. Questa battaglia non è stata condivisa né dalla maggior parte della destra né dalla maggior parte della sinistra. Una certa sinistra, si sa, ha la coda di paglia. Ma la destra, intendo Fini e Alleanza nazionale, farebbero bene a ricordare le loro code di paglia: a parte Delfo Zorzi, di cui parlano i giornali del momento, ha dimenticato che Fioravanti e Mambro, rei confessi di molti delitti da loro compiuti in nome dell'allora Movimento sociale italiano, godono della semi libertà? Sono molto contenta per loro, ma Fini non dimentichi che quanto vale per loro, vale anche per altri.

Ora qual è il mio primo auspicio? Che il presidente Ciampi, oltre lo sventolio di tante bandiere tricolori, scorga infondo, non solo la bandiera sabauda - macchiata, oltre che di colpe storiche, anche dall'uccisione di un giovane turista tedesco, per la quale Vittorio Emanuele IV è stato assolto dopo un processo molto chiacchierato. Ma scorga anche la piccola bandierina blu del cavaliere Berlusconi, sulla quale, come che sia, troneggia la scritta: Sofri libero! E altro auspicio: che, se il presidente Ciampi gli offre la grazia, Sofri l'accetti.

Ricordo, Adriano, un titolo del giornale anarchico L'umanità Nova di parecchi anni fa: «Liberate Sofri, per liberarci di lui!». Si può fare una lettura cinica di quel titolo. Ma non è la mia. Né quella di Giuliano Ferrara né quella di Carlo Ginzburg né quella dei tuoi amici e parenti. Per me, come credo per loro, è un duro fardello continuare a vivere fuori, sapendoti dentro. E vorremmo poterti incontrare, a casa tua o a casa nostra, semplicemente, a parlare del più e del meno.

E ancora una cosa, caro Adriano. Ricordo che quando facemmo amicizia - ma già ci conoscevamo, seppure superficialmente, come accadeva in quel tempo politico che ci ha accomunati, anche se io non ero di Lotta continua - in casa di Elsa Morante e poi attorno al suo capezzale, Elsa ti diceva: «Se il mio Julien Sorel». E lei intendeva il fascino e il carattere del personaggio stendhaliano. Non intendeva essere profeta di sventure, perché, pur avendo sofferto in prima persona lo scandalo della Storia, era non solo compassionevole verso chi ne soffriva gli oltraggi, ma festosa e conviviale. E come me, credo, avrebbe voluto che una grazia improvvisa avesse strappato il suo caro Julien Sorel all'esecuzione, una grazia elargita da un dio umano o da un cherubino mozartiano. Ma considerata la Storia, si sarebbe accontentata di un presidente della repubblica italiana.


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