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L'incredibile vicenda di Nella Padoa

Illustre e caro direttore, avevo letto anch'io, con sgomento e commozione, il bell'articolo di Luigi Manconi pubblicato su l'Unità del 15 marzo u.s. E anch'io, come chiunque avesse potuto rivivere l'incredibile vicenda di Nella Padoa ricostruita con tanta sensibilità e con accenti così toccanti da Manconi, mi ero interrogato sull'assurdità di certe norme e di certi comportamenti «inauditi e incomprensibili», ma anche sulla sostanziale ingiustizia di un certo modo di amministrare giustizia. (...)

articolo - - - - L'Unità - Gianni Letta (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri) - Diritti e Giustizia

[03/04/03] Illustre e caro direttore, avevo letto anch'io, con sgomento e commozione, il bell'articolo di Luigi Manconi pubblicato su l'Unità del 15 marzo u.s. E anch'io, come chiunque avesse potuto rivivere l'incredibile vicenda di Nella Padoa ricostruita con tanta sensibilità e con accenti così toccanti da Manconi, mi ero interrogato sull'assurdità di certe norme e di certi comportamenti «inauditi e incomprensibili», ma anche sulla sostanziale ingiustizia di un certo modo di amministrare giustizia. Se avessi potuto rispondere immediatamente, come pure mi ero proposto, non avrei esitato a dare ragione a Manconi e a condividere con lui le amare considerazioni sulla «mentalità ordinaria degli apparati» e sulla «fuga dalla responsabilità» di una certa burocrazia. Lo avrei fatto con il cuore, certo. Ma anche con la ragione e con forte convinzione. Non c'è dubbio, infatti, che quella bambina di 9 anni che, nel 1938, fu espulsa dalla scuola italiana perché di razza ebraica, ha subito una violenza, una violenza grave, e deve perciò essere risarcita. Purtroppo la concitazione di questi giorni affannati e difficili mi ha costretto a rinviare, giorno dopo giorno, la risposta che pure avrei desiderato tempestiva e concreta. Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere, se è vero, come è vero, che il ritardo mi consente di dare oggi una risposta molto più concreta e positiva di quanto non avrei potuto fare qualche giorno fa. A rispondere, infatti, non sarò soltanto io, ma la Corte dei Conti che lo fa in punto di diritto e con l'autorità delle Sezioni Unite. Con la sentenza resa il 25 marzo u.s. (che invio a Lei come al senatore Manconi) la Corte ha, infatti, affermato: «le misure concrete di attuazione della normativa antiebraica (tra cui i provvedimenti di espulsione dalle scuole pubbliche) debbono ritenersi idonee a concretizzare una specifica azione lesiva proveniente dall'apparato statale e intesa a ledere la persona colpita nei suoi valori inviolabili». E non solo: la Corte ha anche ritenuto l'irrazionalità dell'esclusione dal possibili riconoscimento del diritto ai risarcimenti previsti dalla legge, dei cittadini che abbiano subito atti persecutori dopo l'8 settembre 1943. È stato quindi estremamente tempestivo l'articolo di Manconi nell'aver individuato le maggiori criticità della legge: l'esatta individuazione degli estremi della «violenza» idonea a costituire titolo legittimante l'attribuzione dei benefici in questione e l'ambito temporale entro il quale avrebbero dovuto verificarsi gli eventi lesivi. Già da tempo del resto la presidenza del Consiglio aveva avviato una ricognizione di tutti i problemi connessi alla questione per individuare gli strumenti di soluzione più idonei e più utili. Il 13 dicembre 2002, proprio su iniziativa del Presidente Berlusconi, avevo provveduto a costituire una Commissione di studio interministeriale, composta anche da membri designati dagli organismi rappresentativi degli interessi, con l'obiettivo di verificare la possibilità di un superamento «a normativa ferma» dei profili problematici esposti, prospettando in tal caso una soluzione in via interpretativa delle vigenti disposizioni, nella forma della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri. Questa soluzione è resa ora certamente più agevole e percorribile dall'orientamento della Corte dei Conti con la citata sentenza. L'adozione della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri, alla cui elaborazione gli uffici sono fin da ora impegnati, consentirà di indirizzare l'azione amministrativa in senso favorevole alle istanze di chi è stato pregiudicato nei propri diritti, nella propria persona, nei propri beni, soprattutto quando la lesione è stata arrecata dall'autorità costituita in ragione di spregevoli discriminazioni razziali. E, naturalmente, la Direttiva conterrà l'indicazione di non opporsi, tutte le volte che sarà possibile, alle conclusioni favorevoli della Commissione. Per i casi attualmente in giudizio posso sin d'ora assicurarLe che il Presidente del Consiglio prenderà l'iniziativa di chiedere al Ministro del Tesoro di rinunciare all'appello. Spero che tutto questo possa anche costituire giustificazione del mio ritardo, assicurandomi l'assoluzione Sua e del Senatore Manconi che comunque ringrazio per aver sollevato, così tempestivamente e in termini così appropriati, un problema che tocca la coscienza di ognuno di noi e che reclama perciò l'attenzione e la responsabilità di tutti.


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